Capitolo XVI - Natale

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I'm A Ruin - Marina and the Diamonds

"Non so neanche cosa si regali a una mamma!"
Nunzio osserva Christian da sotto i suoi capelli arruffati, gli occhi obliqui in contemplazione. È un puntino di calma completa in mezzo alla confusione del negozio ben illuminato, invaso da persone che stringono manciate di buste e bambini. "Tarocchi?"
Christian lo fissa.
Giusto. Avrebbe fatto meglio a non chiedere.
"Ehm, Grazie, Nu," fa un sorrisetto, trattenendo valorosamente le risate mentre continua a passeggiare per la corsia. C'è freddo nonostante il numero di corpi lì attorno; le sue mani sono congelate, anche con i guanti di Mattia addosso. Deve avere a che fare con il fatto che ora la sua vecchia giacca in jeans ha così tanti buchi e graffi che le sue tasche non sono più degne di essere chiamate tali. Se fosse stato un ragazzo più furbo, ne avrebbe comprata una nuova.
Ma non ha mai detto di essere furbo, quindi. Chi se ne frega.
"Che ne dici di un mattarello?" propone poco dopo Nunzio, le mani molli ai suoi fianchi mentre si guarda attorno con esitazione, gli occhi scuri. La frase si porta appresso tutta la sua languida sicurezza, perché Nunzio crede fermamente a tutto ciò che dice, crede fermamente che i suoi consigli siano pratici e saggi. È uno dei tanti motivi per cui Christian gli vuole bene, in realtà.
Quindi ride, battendo brevemente una mano sulla spalla tesa di Nunzio. Anche il nylon del suo parka è freddo, e penetra attraverso la lana dei guanti di Christian. "Penso che ne abbia già uno, amico. Ma bel tentativo."
Nunzio si limita a mormorare in contemplazione, oscillando le braccia mentre continua a camminare, gli occhi che guizzano per il negozio con leggero disagio. L'interno è un po' caotico – tutti gli acquirenti dell'ultimo minuto (come Christian) si stanno dimenando, cercando di trovare in quarantotto ore gli acquisti più commoventi che riescono. E Christian sa che Nunzio è un po' impressionabile nel mondo reale, per non parlare della folla, quindi gli resta appiccicato mentre continuano a rovistare in cerca del regalo per Giulia.
Christian vuole prenderle qualcosa di bello. Speciale. È il minimo che possa fare dopo che gli ha offerto di rimanere in casa sua per tutto il weekend di Natale. Quindi, come ha detto... è il minimo che possa fare. E a lui piace Giulia. Parecchio, addirittura.
Si fermano di fronte ad una grande scatola di vetro. All'interno ci sono delicate bottiglie di profumo, scintillanti d'oro e argento e rosa e perla. Appaiono fragili e pulite, come se persino le mani di Christian potessero graffiarle.
Sembrano anche fatte apposta per una mamma. Mh.
"Che ne pensi di un profumo?" domanda Christian, lanciando un'occhiata di sbieco.
Nunzio sembra vagamente sopraffatto. "Uh. Sì," è tutto quel che grugnisce, spostandosi più vicino per evitare l'assalto di un gruppo di allegri adolescenti che gli passano accanto.
Sospirando, Christian torna a osservare l'assortimento. Sembrano praticamente tutti uguali.
"Ma il profumo non è, tipo, costoso?" chiede Nunzio dopo un attimo, la voce molto vicina all'orecchio di Christian, facendolo sobbalzare appena. Nunzio diventa un po' appiccicoso e invadente quando si sente in imbarazzo.
"Sì, ma, Giulia è..." Christian fa spallucce, insicuro su come finire la frase. Mantiene l'espressione distaccata, spostando il peso da un piede all'altro. "È una donna gentile. Voglio prenderle qualcosa di speciale. Soprattutto perché mi permette di stare con la sua famiglia per Natale, capisci? È tipo... è un po' come una seconda mamma per me o qualcosa del genere. O meglio," mormora Christian, un po' più cupo di quanto intenda, "Una vera mamma."
A quello, Nunzio rimane in silenzio, muovendosi solo quel tanto più vicino e respirando rumorosamente attraverso il naso. Sa di Luigi e erba.
Dopo che Christian è riuscito con successo a recuperare un commesso e una graziosa bottiglia di qualcosa per Giulia, paga alla cassa, senza nemmeno batter ciglio al totale mentre Nunzio sussulta visibilmente.
"Dove hai trovato tutti quei soldi?" Domanda, sinceramente curioso, mentre Christian ficca nuovamente il portafogli nei suoi jeans e afferra con mani lente la busta lucida e brillante di profumo e carta velina.
"Mh? Oh, quelli?" Christian tira su col naso, zigzagando tra la gente (e avendo cura di tenere stretta la manica del parka di Nunzio). "In realtà ho, uh, risparmiato. Più o meno."
"Risparmiato?"
"Già. Sai com'è. Ormai non fumo più, quindi ho smesso di comprare sigarette. Ho smesso di comprare erba e altre cazzate. Non bevo neanche più così tanto. E... non so. Sto cercando di prendere più ore al pub così ho, tipo, qualcosa su cui fare affidamento."
Non gli sfuggono gli occhi spalancati di Nunzio.
Roteando gli occhi al cielo e sentendo un fuoco di imbarazzo sulle guance, Christian continua a camminare fino a che non esce dalle porte, ritrovandosi nel gelo affilato dell'inverno. Oh be'. Almeno si è allontanato dalla confusione.
"Stai risparmiando per un appartamento?"
"Forse. Non lo so. Sto solo... cercando di ottenere qualche parvenza di ordine."
"È fantastico, amico," commenta Nunzio senza battere ciglio, la voce bassa nel frastuono della strada. Ogni passo fa scricchiolare la neve. "Anche io ho pensato di cercare un altro lavoro. Ma poi ho realizzato che probabilmente soffocherebbe solo il mio spirito e il mio flusso creativo. Non sono adatto alle costruzioni della società."
A quello, Christian scoppia a ridere, la testa lanciata indietro. "Un lavoro è più di una costruzione, Nu. È, sfortunatamente, un po' più importante."
Ma tutto quello che fa Nunzio è alzare le spalle, imperturbato. "Forse. Forse no. Non lo so." E finisce lì, con gli occhi divertiti di Christian e le palpebre di Nunzio che sbattono, pensierose, mentre si stringono l'un l'altro nella brezza gelida.
Christian ha davvero risparmiato ultimamente, comunque. Sta cercando di contare su se stesso, e solo su se stesso, per (quella che potrebbe essere) la prima volta nella sua vita.
Vedete, ha solo bisogno di dimostrare qualcosa. A se stesso, a Mattia.
Può prendersi cura di se stesso.
Non ha più bisogno di fare affidamento su Alex. Non ha più bisogno di fare affidamento su nessuno. Mattia gli ha mostrato che... lui non fa affidamento su nessuno, per niente. Piuttosto, incoraggia sempre gli altri a contare su di lui mentre, allo stesso tempo, si fa carico dei suoi problemi.
Christian non vuole essere un altro peso per Mattia. Vuole dimostrargli di riuscire a provvedere a se stesso, di poter aiutare a trasportare qualsiasi carico che potrebbero condividere. Vuole prepararsi per, tipo... cose future. Sapete... cose.
In qualche modo, sembrava sempre così impossibile prima – assumere il controllo della sua vita? Sembrava... spaventoso e immenso. Ma è un timore debole quello che ha avuto ultimamente, qualcosa che lo preoccupa ogni volta che si trova a casa di Mattia, mentre lo osserva studiare diligentemente alla sua scrivania organizzata nella sua stanza ordinata. In una casa ben curata e piena di affinità familiare e onestà e lenzuola pulite e pavimenti lucidati e cuscini soffici. Le loro finestre hanno le tende e profumano quasi sempre di detersivo e burro.
Christian a volte guarda fuori dalla finestra, gli occhi distanti, le mani sul grembo, mentre è seduto sul letto di Mattia, un libro chiuso sulle sue cosce. Fissa senza vederlo il cielo che minaccia di inghiottirlo, raggiungendolo attraverso il vetro umido e strappandolo fuori dalla camera di Mattia, dalla vita di Mattia.
"Ti senti mai senza uno scopo, Matti?" domanda un giorno, piano e a malapena conscio di star esprimendo la domanda ad alta voce. Sbatte le palpebre, sorpreso dalla propria franchezza.
Mattia si gira sulla sedia, le sopracciglia già delicatamente corrugate, un boccolo appoggiato sulla sua fronte pallida. Il lilla del suo maglione addolcisce la sua pelle e i suoi lineamenti, trasformandolo in una creazione di colori pastello che Christian vuole assorbire nelle sue dita.
"A volte, credo," La sua voce è calma e vellutata, un po' inutilizzata. Fa una pausa prima di chiedere, "Tutto bene, Chri?"
E Christian non distoglie mai lo sguardo dalla finestra, limitandosi a scrollare le spalle mentre fissa fuori senza vedere.
È quando Christian comincia a sentirsi completamente perso che Mattia sale sul letto con lui, avvolgendolo con gambe e braccia, dita e sorrisi e respiri caldi. Assicurandosi lì. Assicurandosi a Christian.
"Sei ancora così giovane, sai," mormora sulla morbida pelle del collo di Christian – la parte dove incontra la sua spalla. "Non dimenticarti che sei giovane, Christian."
Il moro inclina la testa, solo per il conforto di sentire le parole di Mattia formarsi contro la sua carne. Non sbatte ancora le palpebre, non si muove, non sorride. Si limita ad allungare una mano fredda e farla scivolare sulla gamba di Mattia, dandogli una debole stretta.
Le braccia di Mattia si stringono.
"E non sei senza uno scopo. Va bene sentirsi in quel modo e hai tutto il diritto di farlo. Ma io so che non sei così. Sei solo, tipo..." Si avvicina mentre riflette, le parole che svaniscono sotto le luci soffuse, perdendosi tra le lenzuola. Mormora un sospiro prima di continuare, le labbra calde e fluide mentre formano le parole. "È come se fossi in una grande stanza, okay? Sei in piedi in questa stanza buia piena di tante cose. Sono tutte le cose che puoi fare con la tua vita, perché sei geniale, okay? Sei geniale e così talentuoso e creativo e intelligente e questa stanza possiede ogni possibilità – montagne di possibilità. Ma, è come se, tipo, fosse completamente al buio? Completamente. E non puoi vedere nulla perché le luci sono spente ed è tutto così nero, che non riesci neanche a trovare l'interruttore per accenderle. Quindi non riesci a vedere le possibilità, non riesci a vedere tutto ciò di cui sei capace."
Christian deglutisce, stringendo la presa sulle gambe di Mattia.
"Ma una volta che le avrai accese, Christian, il mondo sarà tuo." Le parole sbattono contro le vene di Christian. "Devi solo trovare l'interruttore. È la parte più difficile ma, tipo... Lo troverai. E io ti aiuterò a trovarlo se avrai bisogno di me. La parte più difficile è appena iniziata. Ma sei la persona più forte che conosca, quindi... Non essere così duro con te stesso, okay? È difficile."
E allora Christian si volta, distogliendo finalmente gli occhi spenti dalla finestra mentre porta uno sguardo triste su Mattia. Deglutisce, l'eco delle frasi a riversarsi attraverso i suoi pori, soffocandolo ma allo stesso tempo riempendo i suoi maledetti polmoni con qualcosa di cui ora ha bisogno, qualcosa di cui ha sempre avuto bisogno in tutta la sua vita e che non ha mai ottenuto.
Non ha mai pensato di averne bisogno. Non finché Mattia non gliel'ha dato: conforto, fiducia, confidenza. Supporto. Amore.
Un debole fremito di imbarazzo brontola nel suo intestino (quando si è addolcito così tanto? Quando?) ma non presta più molta attenzione a quelle stronzate. Non gliene frega un cazzo se suona sdolcinato o smielato o quella roba lì... non si vergogna di quel che gli fa provare Mattia. Non ha intenzione di sbiancare ogni volta che viene inaspettatamente confortato o accudito.
"Mattia," dice, ruvido e sottovoce. Non sa come continuare.
Ma Mattia lo capisce sempre perché sorride sempre, melenso e a trentadue denti, strofinando senza esitazione il naso contro il viso di Christian. Il moro gli prende la mano, premendo le sue dita contro le labbra perché adora il suo ragazzo e vuole sentire il suo calore mischiarsi al proprio.
Bacia le dita di Mattia –le unghie hanno dei resti di smalto. La prima volta che Christian li aveva notati, Mattia era arrossito, diventando rosso su tutto il collo. Aveva allontanato la sua mano, balbettando un, "Lo–lo so che è, uhm, strano, ma, tipo, è solo che Carola a volte me lo mette per gioco? E, uhm, penso che mi stia bene? A volte lo tengo, non lo so, lo so che è strano."
La risposta di Christian era stata baciare le sue unghie, una ad una, prima di lanciargli un sorriso malizioso. "Dovresti metterlo nero. Quello sarebbe figo," aveva detto, molto semplicemente, mentre gli occhi di Mattia si rilassavano, lo stress si dissolveva in una calda sorpresa. Dopo un paio di secondi di silenzio – Mattia lo stava ancora guardando con cautela – Christian aveva sospirato, avvolgendolo tra le sue braccia come ormai si era abituato a fare. "Non è strano, Matti. Ti ricordi – fanculo il mondo? Se ti piace, fallo e basta. Di certo a me non importa. Non esistono cose come le regole per un Christian stefanelli e un Mattia Zenzola. Siamo solo noi. Io sono un vagabondo con un solo outfit e nessun concetto di struttura e tu sei un ragazzo con le unghie bellissime e i vestiti bellissimi e una bellissima testolina da pensionato."
Aveva fatto avvinghiare Mattia contro di lui in maniera febbrile e a Christian non era sfuggito il riflesso lucido nei suoi occhi quando aveva sorriso.
Lui ama Mattia, sapete. Lo ama davvero. Non riesce a dirlo perché non è sicuro ancora se sia giusto, ma lo ama e gli piace pensare che Mattia lo capisca con i suoi gesti... Anche se per ora non riesce a esprimerlo a parole. Per ora.
Ma crede che Mattia capisca.
Mattia sembra capire sempre.
"Sei tutto tranne che senza scopo," continua, un'ultima volta, le labbra che mormorano contro quelle di Christian. "Ed è solo l'inizio."
E Christian sorride, più di quanto abbia fatto in tutta la sua vita. È come se qualcosa di brillante stia illuminando il suo cuore.
"Okay," dice, l'espressione rilassata e gli arti nuovamente caldi. Fa scorrere le mani delicate lungo il corpo di Mattia prima di incitarlo. "Ma basta parlare di me. Torniamo ai tuoi studi, eh? Ti aiuto io; lo sai quanto sono bravo con quelle flashcard." Sorride, malefico, mentre Mattia ridacchia, tirandolo giù dal letto con sorprendente agilità.
"Lo prendi troppo alla lettera, Chri – devi smetterla di provarci con me ogni volta che azzecco una risposta. Lo sai quanto sia improduttivo."
"'Improduttivo' è altamente discutibile," replica Christian, il sorriso sereno, mentre le sue mani circondano la vita di Mattia, stringendo il maglione lilla tra le sue mani. Ama quel maglione – è morbido e soffice e caldo e profuma sempre, sempre di Mattia.
Mattia fa le fusa mentre lo bacia, felice, le sue mani ora non più esitanti che si muovono decise mentre sorride e ridacchia e sfiora i jeans di Christian con le nocche.
E, vedete, questa è un'altra cosa che fanno adesso... Cose... casuali, o quel che è. Ma solo piccole cose. Piccole cose preziose che Christian prende molto seriamente, con attenzione, assicurandosi sempre di chiedere "Sei sicuro?" a Mattia, ansimanti e intensi, tra i suoi accigliati "Va bene?" a cui Mattia acconsente letteralmente sempre. Di solito in maniera meravigliosamente entusiasta.
Ma, tipo. È...
Queste piccole cose sono tutto per Christian. Tutto. E le protegge con la propria vita perché questa parte di Mattia è sua e di nessun altro e vuole nasconderla dalle mani sporche dell'universo. E non ha, non può, si rifiuta di... spingersi oltre.
Non può fare sesso con Mattia. Non ancora. A volte Mattia fa delle allusioni, tutto occhi speranzosi e mani curiose, ma sono sempre state solo allusioni. Non ne hanno mai parlato, grazie a Dio, quindi Christian è sempre rimasto sul sicuro, perché non può...
Per qualche motivo, non può farlo. Non ancora. Non vuole che Mattia si abbandoni a Lui fino a che tutto non sarà più limpido.
Presto. Sarà presto.
Ad ogni modo.
"Okay," dice Christian improvvisamente, risvegliandosi dai suoi pensieri e schiarendosi la gola. Nunzio è attaccato al suo fianco come una ventosa nella strada affollata, apparendo ancor più paranoico e a disagio. "Ora tocca a Carola,"
A quello, Nunzio si acciglia profondamente. "Pensavo fosse solo per la mamma di Mattia."
"Nope. Ha anche una sorella."
Brontolando, Nunzio mantiene il suo cipiglio. "E non c'è modo di tirartene fuori," mormora, principalmente a se stesso, abbassando le spalle mentre trotta sulla scia di Christian. "Dato che diventerà presto tua cognata."
Christian si limita a tirargli una gomitata (un po' duramente), ignorando la scossa lungo la sua spina dorsale o il calore sulle sue guance e nel suo petto. Invece, continuano lungo la strada.

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