Capitolo XIV - le cose si fanno difficili, le cose si fanno belle

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I Wanna Bee Yours - Arctic Monkeys


Il mondo intero sta prendendo fuoco, sgretolandosi in minuscole ceneri che si allontanano nel vento, leggere come carta, lasciando quel che resta travolto da fiamme luminose.
E, no, Christian non sta esagerando.
È solo che...
Mattia.
Mattia. Il piccolo Mattia Zenzola. Mattia con i suoi palmi caldi e le dita che bruciano attraverso i vestiti, i sorrisi che sfiorano la pelle di Christian e i maglioni che ricadono sui polsi e i piedi sempre perpendicolari e le labbra sempre perfette e i capelli che ricadono delicatamente, pronti a essere spettinati dalle mani di Christian. Quel Mattia. Avete capito.
Christian in questi giorni ha una sensazione strana allo stomaco a causa di Mattia. Non riesce quasi a sentire il suo corpo.
E non gliene frega un cazzo perché non si concede più di pensare.
Vedete, è in questo stato dal giorno dell'appuntamento. Quando il primo fiammifero era stato acceso, in realtà.
Il giorno seguente Christian si era svegliato sul pavimento di Luca, a seguito di sogni agitati e bruciati da una strana sorta di meravigliosa tensione a riempirgli le gambe e i polmoni. Si era rigirato per terra, gli occhi velati e le labbra contratte, e la prima cosa che aveva visto quando aveva controllato l'orario sul telefono era stata la piccola sfilza di messaggi dall'unico e solo Mattia Zenzola. Una scarica di elettricità aveva attraversato Christian, svegliandolo completamente mentre sbloccava lo schermo con delicatezza e cominciava a divorare le parole, sollevandosi su un gomito e minacciando i suoi occhi gonfi dal sonno di rimanere aperti.
Tutti i messaggi erano senza senso - nel primo Mattia aveva solo scritto il buongiorno, mandando il selfie assonnato di un sorriso che sarebbe potuto essere fatto di fottute piume da quanto era soffice - e un paio di sentimenti che non avrebbero dovuto far sentire Christian nel modo in cui si era sentito.
'Non penso di essere mai stato così stanco in tutta la mia vita xx'
'Sono. Così. Stanco. Non riesco a capire nulla di quello che sta dicendo il prof. Continuo a pensare a te :) x'
'Non vedo l'ora di vederti oggi. Ho pensato a un soprannome fantastico per te :) xxxxxx'
'Dovresti farmi sentire le tue canzoni punk preferite :) Stasera? x'
'Christian:)))) xxxxxx'
'(Christian)'
Era così... era così orribilmente sdolcinato e appiccicoso e l'esatto opposto di Christian. Era incredibile.
'Stamattina non ce la faccio a reggere le tue parole, piccolo sdolcinato' gli aveva risposto, sorridendo e rigirandosi sulla schiena e sentendosi stordito, stordito, stordito. 'Ma sì, anche io non vedo l'ora di vederti cucciolo. E mi aspetto un soprannome perfetto. Re andrà bene'
L'aveva inviato e si era poi rigirato di nuovo, seppellendo la faccia nello schifoso cuscino macchiato del divano e aveva provato a riaddormentarsi, nonostante i fulmini di elettricità che si agitavano lungo la spina dorsale. Il suo corpo lo teneva sempre sveglio negli ultimi giorni.
Si era arreso solo quando aveva ricevuto un messaggio da Nunzio.
'Con Luigi. Abbiamo fame. Vuoi mangiare? Andiamo da qualche parte. Usciamo.'
Nunzio è, tra parentesi, lo scrittore di messaggi meno esperto dell'universo. Frasi sconnesse e intenzioni a metà sono il massimo che tu possa ottenere da lui. Christian a volte si chiede se scriva a Luigi allo stesso modo.
Ma in ogni caso, sì, Christian era andato a far colazione con loro, la coppia felice, ed era stata una di quelle situazioni nelle quali Christian si trovava da un lato del tavolo, sorseggiando il suo tè con le labbra contratte e un sopracciglio alzato mentre osservava la coppia piena di aspettative di fronte a sé. I gomiti di Nunzio erano sul tavolo mentre fissava Christian senza battere ciglio e giocherellava con un cucchiaio, Luigi appoggiato al suo fianco con un braccio attorno alla sua spalla. Sembrava di essere due contro uno.
"Quindi..." aveva ceduto eventualmente Christian, il tintinnio del metallo contro la porcellana a dargli un po' troppo sui nervi. Il suo telefono era sul tavolo, a faccia in su. Mattia non gli aveva ancora risposto. Ne era ben consapevole, fin troppo consapevole, e i suoi occhi continuavano a slittare sullo schermo a intervalli, per sicurezza. Patetico, cazzo.
"Sei innamorato di Mattia," Nunzio aveva affermato come se fosse scontato, un po' sognante, ed era bastato per far sputare il tè a Christian.
Luigi aveva annuito accanto a lui, appoggiando il mento sulla sua mano. "È una cosa bella," aveva ponderato con allegria prima di grattarsi l'orecchio. "Mi piace Mattia. Bravo ragazzo. Ha dei capelli incredibili."
"Vero," aveva detto Christian, traumatizzato e non sapendo cos'altro dire, sbattendo le palpebre stupidamente.
Avevano continuato a fissarlo, compiaciuti e silenziosi, e Christian se l'era quasi fatta sotto.
"Sentite, ragazzi, non lo sono. Non in... non in quel... non è così. Non lo sono. Mi piace, sì, lui è..." si era interrotto, le parole incastrate nelle spine che rivestivano la sua gola. Aveva deciso di bere un altro sorso di tè. Perché... be', perché no? "È fantastico e tutto il resto. Ma non è... è complicato. Non è quello. Non posso farlo. Non posso..." Aveva continuato a farfugliare e Luigi era scoppiato a ridere.
Si era voltato verso Nunzio, chinandosi in avanti. "L'hai distrutto." Era suonato molto irlandese.
Gli occhi di Nunzio si erano addolciti, sembravano divertiti mentre annuiva e poggiava per un attimo la testa contro la fronte di Luigi, osservando ancora Christian con gioia. Con una fottuta gioia del cazzo.
"Voi due potete anche andare a fanculo adesso," aveva sbottato Christian , sentendo un'irrazionale punta di nervosismo, ma gli altri due si erano limitati a sorridere compiaciuti. "Non tutti si innamorano dopo tre minuti di conoscenza, sapete. Non è normale, cazzo. Non è neanche salutare. Tanto per informarvi, eh."
Avevano annuito entrambi, sembrando completamente fin troppo misteriosi nei loro maglioni inconsapevolmente coordinati e le spalle rilassate. In quel momento, Christian li aveva odiati.
Fortunatamente però, non era stato tirato fuori nient'altro. Nessun discorso su Alex,sui problemi, sui sentimenti di Christian - o sulla loro mancanza. Era tutto molto più semplice e loro si erano limitati a mangiare le loro uova, i toast, il tè e il caffè con sorrisetti e alzate di occhi al cielo e risate piacevoli mentre Luigi ordinava troppo cibo (per Nunzio, aveva dichiarato, il che aveva fatto arrossire il ragazzo) e Christian imprecava troppo e Nunzio continuava a offrire prospettive psichedeliche sul mondo. ("E se non fossimo davvero in questo ristorante? E se fosse tutta un'illusione e se invece fossimo nella mia stanza, strafatti? E se nessuno di voi fosse qui e foste tutti nella mia testa? E se non foste reali?" aveva domandato intensamente, sembrando vagamente in preda al panico ed eccitato, e Christian si era limitato a fissarlo, la tazza a mezz'aria, mentre Luigi sembrava affascinato.)
Però era stato bene, Luigi aveva finito per pagare il conto (ancora meglio) e si erano salutati con pacche sulla schiena e sigarette offerte.
E poi... be'.
Christian si era detto, quella mattina, che avrebbe dovuto iniziare a pensare, ecco il punto. Si era detto che avrebbe iniziato a escogitare qualche piano. Che avrebbe iniziato a pensare a cosa fare riguardo a tutto quanto - con Mattia, con Alex, con se stesso. E che avrebbe iniziato ad allontanarsi un po' da Mattia(solo in minima parte perché, no, non riuscirebbe mai a starci completamente alla larga) ma...
Ma quel che alla fine era successo - ovviamente, cazzo - è che Christian aveva portato il suo culo per tutta la cazzo di città dopo aver lasciato Nunzio e Luigi, telefono alla mano mentre controllava l'orario come un fottuto avvoltoio, il sole coperto dalle nuvole che si spostavano nel cielo bianco. Quindi, davvero, non è certo stata una sorpresa quando si è inevitabilmente trovato fuori dalla scuola di Mattia, nemmeno un'anima viva nella zona desolata mentre aspettava, appoggiato contro un albero. Come un fottuto cagnolino. Si era messo ad aspettare Mattia mentre finiva la sua sigaretta - il suo corpo aveva deciso per lui prima della sua mente - e ignorando fermamente la presenza del cellulare contro la sua coscia.
Probabilmente era pieno di messaggi. L'aveva impostato su 'Non Disturbare' per evitare di ricordarsi del resto del mondo, ma poco prima aveva intravisto il nome di Alex tra i messaggi non letti e... be', non era ancora pronto ad affrontare quel problema grande quanto una montagna, quel giorno.
Cazzo, non era pronto ad affrontare nessun problema. Non quelli grandi come montagne, e neanche come colline. O come tumuli o dossi o pianure.
Ovviamente, con queste premesse, in quel momento si trovava essenzialmente in cima al Monte Olimpo, aspettando Mattia. Perché nella sua mente infelice e mortale l'immensità di Mattia era pari a quella di Zeus, sapete? E Christian era l'umano infatuato che voleva il cielo e la luce e tutte quelle cagate irraggiungibili che non riusciva a comprendere. Un vero e proprio romanzo rosa.
Ma comunque.
Spazzando via i sentimenti, Christian aveva continuato ad aspettare.
Il nervosismo aveva cominciato a crescere. Si sentiva pervaso da una paura strana e confusa. Ed era stato assalito da una nuova scarica di ansia. Perché... cosa avrebbe dovuto fare, di preciso, quando avrebbe visto Mattia? Come avrebbe dovuto salutarlo?
Avrebbe dovuto... baciarlo? Funzionava così adesso? Avrebbe dovuto stringergli la mano? Abbracciarlo? Dargli una pacca sulla spalla? Non fare nulla e agire con indifferenza, come avrebbe fatto il vecchio Christian? Che cazzo avrebbe dovuto fare?
Christian quel pomeriggio aveva subito una crisi spietata, consumando tutte le ultime sigarette in suo possesso (che non erano poi tante - sta distrattamente cercando di smettere; può gestire solo una dipendenza alla volta, non riesce a impegnarsi con vasto assortimento) mentre armeggiava con la sua giacca, con i mozziconi, con le filosofie del mondo perché Christian Stefanelli è dannatamente figo, sì, proprio così - ma Christian Stefanelli quel giorno aveva l'ansia a mille.
E poi all'improvviso aveva visto Mattia.
Sembrava una scena di un qualche film a basso budget, davvero. Il modo in cui gli studenti dai visi anonimi fuoriuscivano dalle porte tutti in una volta, i loro sorrisi e le chiacchiere fusi insieme che risuonavano in lontananza. Il modo in cui il cielo risplendeva di bianco e poche foglie cadevano dai rami, atterrando con eleganza sul suolo. Il modo in cui, in mezzo al caos, c'era Mattia, che camminava con decisione e delicatezza e bellezza, i suoi capelli che rimbalzavano a rallentatore. Sembravano davvero a rallentatore. Mattia era Zeus e stava spezzando le leggi della fisica.
Da qualche parte, in lontananza, nello stomaco di Christian, il fremito di ansia che aveva provato era esploso come se avesse appena svegliato un drago. Ma in quel momento sembrava attenuato e distante, in secondo piano rispetto all'ondata nelle orecchie di Christian al solo vedere di nuovo Mattia. Qualcosa di così semplice come vedere il ragazzo che ormai vedeva così tanto spesso.
Mattia stava sorridendo, caldo come una spruzzata di caramello, e doveva aver individuato Christian nell'attimo in cui le porte si erano aperte perché stava puntando dritto verso di lui, il turbine di studenti a separarsi come il mare. Forse Mattia in realtà era Mosè.
Christian si era liberato della sigaretta, lanciandola per terra e pulendosi i palmi sui jeans, cercando di tenere a bada il fremito delle sue guance mentre Mattia lo raggiungeva.
"Christian," l'aveva salutato Mattia in un caldo respiro, camminando ancora verso di lui, l'aria attorno a lui soffice come cuscini, e - eccoci qua.
Quello era il momento decisivo.
Christian aveva davvero intenzione di far finta di niente. Davvero. Qualsiasi altra cosa sarebbe stata inusuale.
Ma prima che potesse concretamente raddrizzare le spalle, sporgere la mascella e ammiccare come James Dean, Christian si era ritrovato inghiottito dalle braccia calde di Mattia mentre si avvolgevano attorno al suo corpo magro, stringendoselo addosso in un abbraccio indistruttibile. Neanche un briciolo di esitazione in quel gesto.
"Sei in anticipo," aveva sentito Mattia sorridere tra i suoi capelli, il corpo allineato esattamente contro il suo, e Christian si era limitato a sbattere le palpebre, sentendo ogni fottuta cellula del suo corpo serrarsi su Mattia mentre lo abbracciava istintivamente, le mani a stringere i suoi fianchi. I suoi piccoli e adorabili fianchi. Christian aveva toccato un sacco di fianchi nella sua vita - quelli di Mattia erano i più belli.
"Lo so," aveva detto, smorzato dalla giacca di Mattia, ma non si era mosso per liberarsi, il suo corpo che attecchiva all'erba appassita. Mattia era piacevole. Solido e presente e caldo e... Mattia. Piacevole.
"Sono molto contento. Ti ringrazio."
Christian aveva alzato gli occhi al cielo. "Si figuri, sir."
Aveva sentito un sorriso tra i suoi capelli.
Nessuno dei due aveva lasciato la presa - non in mezzo alla folla di adolescenti, professori in fuga e passanti. Era una dimostrazione pubblica d'affetto, era quel che era, la cosa meno preferita di Christian, ma non aveva lasciato la presa, ritrovandosi invece a dondolare in un abbraccio interminabile, il corpo di Mattia che diventava lentamente più pesante. Piacevole.
"Sono stanco," aveva mormorato Mattia, rauco, e aveva sospirato. La sua schiena era lenta, curva, le sue ginocchia sbattevano contro quelle di Christian mentre si afflosciavano.
"Immagino," aveva detto Christian a bassa voce, liberando la sua bocca dal tessuto della giacca di Mattia. Aveva premuto invece la sua guancia contro il lato del suo viso. Un bel posticino. "Ho provato a portarti a casa presto, ieri notte. Ci ho provato, ma non c'è stato verso di convincerti. Hai preferito spargere in giro la tua insolenza come fai sempre."
Aveva sentito un altro sorriso.
"Ne è valsa la pena," aveva mormorato Mattia, le parole seppellite nel collo di Christian.
Christian si era limitato a sorridere in risposta, sentendosi vagamente sopraffatto. Avevano avuto un solo appuntamento. Uno solo. Singolare. E basta. Si erano abbracciati solo un paio di volte durante i mesi in cui si sono conosciuti. Solo un paio di volte. Ma ora, ora che avevano avuto un appuntamento e avevano speso innumerevoli ore insieme, disegnandosi orribili tatuaggi finti a vicenda e guardando il sole sorgere e ora che Christian sa come sia Mattia quando dorme...
Era come se improvvisamente le barriere fossero crollate e semplicemente... era. Loro, semplicemente, erano. Improvvisamente non c'erano più freni e Mattia si sentiva incoscientemente a suo agio ad appiccicarsi agli spazi di Christian e improvvisamente Christian era sopraffatto, non avendo la più pallida idea su cosa fare. Come funziona in questi casi?
Stanno semplicemente... insieme, adesso?
L'unica risposta che aveva ricevuto era stata il suono del respiro di Mattia. Forse quella era la risposta giusta.
"Ehi," aveva mormorato sbattendo le palpebre, lo sguardo fisso in avanti senza davvero vedere, i corpi che passavano loro accanto. Indossavano tutti la giacca col doppiopetto. "Qual è il soprannome che hai scelto per me? Quello di cui mi hai scritto prima."
Aveva sentito Mattia ridacchiare, aveva sentito il riverbero nel petto. "Be'..." aveva tirato fuori, calmo e vibrante, Christian che gli picchiettava distrattamente le dita sui fianchi, continuando a dondolarsi. Il corpo di Mattia stava diventando più pesante ma era piacevole. Lo teneva a terra. "Sai che tu mi chiami cucciolo, no?"
Un sorrisetto. "Sì."
"Be', stavo pensando agli animali, no? E a quale animale potresti essere e... Mi piacciono un sacco gli animali. Ma ce ne sono davvero tanti."
Christian aveva sbattuto le palpebre. "Ne sono al corrente, sì."
"Quindi è stata una decisione difficile."
"Okay..."
"Specialmente considerando tutti gli animali di cui non sono neanche a conoscenza, capisci?"
"Mattia, dove vuoi arrivare? Hai avuto un ictus?"
Ma aveva solo sentito Mattia sorridere e scuotere la testa. "È la costruzione, Christian. Sto costruendo il tuo soprannome."
"Qual è il soprannome." Non era una domanda e Christian non stava trattenendo un sorriso divertito.
"Mousling." Il tono di Mattia era fiero.
Christian si era immobilizzato.
"Chiedo scusa, che cazzo hai detto?"
Mattia allora era scoppiato a ridere, troppo forte per il suo orecchio, ma si era rifiutato di lasciare Christian, aggrappandosi invece ancora più forte mentre infilava le mani tra le ossa della sua schiena, sotterrando il suo viso contro il suo battito. Pelle contro pelle, calore contro calore. "Io sono il cucciolo e tu sei il mousling. Perché sei tenero."
"Tenero?"
"E minuto."
"Minuto?!" Christian aveva quasi strillato, cercando (e fallendo) di liberarsi. "Devi sapere, Zenzola, che io sono tutto tranne che minuto. Nonostante possa avere al massimo un centimetro meno di te, sono lontano dall'essere piccolo o delicato. Sono fatto di un materiale indistruttibile, sai? Sono come l'acqua - la forza più leggera e più forte del pianeta. Non sono minuto, per l'amor del cielo!"
Ma Mattia stava ridendo fragorosamente, il mento ora piantato sulla spalla di Christian nel tirare su il viso e ridere verso il cielo, perché è uno stronzetto e si diverte con poco. Piccolo infame.
Ma non voleva lasciar andare Christian, in ogni caso. E non sembrava per nulla dispiaciuto.
"Penso che tu sia tenero," era stato tutto quel che aveva ripetuto, prima di sospirare nel sentire Christian smettere di dimenarsi. La sua presa si era allentata, il suo corpo si era rilassato contro quello di Christian. Pesante, immobile. Piacevole. Sembrava stanco.
"Penso che tu sia uno stronzetto," aveva mormorato Christian, ma con un mezzo sorriso. "Non intendo risponderti, comunque. Non sono un topo, figuriamoci un mousling." Aveva aggiustato la presa, assicurando più saldamente le braccia attorno a Mattia, sentendo il corpo del ragazzo scivolare giù. "Penso che un soprannome più appropriato possa essere 'destriero', dato che porto sempre il tuo culo a spasso."
Mattia aveva borbottato qualcosa, sbadigliando. "È bello, però. Grazie. Le mie gambe si stancano facilmente. Sono fragile, Christian. Non siamo tutti fatti di materiale indistruttibile."
Era adorabile. Christian aveva sbuffato in disapprovazione, ridendo poi sotto i baffi.
Era passato qualche secondo in più mentre si stringevano a vicenda, in silenzio e ammucchiati come cuccioli, prima che Christian alla fine si sciogliesse dalla presa, qualcosa a rimbalzargli nel petto.
"Lascia che ti accompagni al lavoro, okay?" aveva detto, dolce e lento, e Mattia gli aveva sorriso assonnato, annuendo mentre intrecciava le sue dita a quelle di Christian. Come se niente fosse. E poi, senza alcuna ragione, aveva premuto un bacio freddo sulla sua guancia.
Era stato un gesto timido, una mossa che l'aveva fatto arrossire, e Christian era stato maledettamente conquistato. Era così innocente. Così giovane. Tutto il contrario di Christian.
E, merda. È in momenti come quelli che Christian è fin troppo consapevole che ha a che fare con un cerbiatto - una creaturina vergine con cui non ha nessun diritto di parlare, figuriamoci toccarlo. Anche date le ironiche circostanze in cui si è trovato...
Ma non ha importanza. Non adesso. Troverà... Troverà una soluzione in seguito.
Tutto quello che contava quel giorno, mentre Christian sorrideva e tirava Mattia per la strada, era il modo in cui si sentiva nell'essersi inserito nella sua vita. Era bello.
Quando avevano raggiunto il negozio di musica, avevano trovato Simone, felice di poter scappare via, che puzzava fortemente di erba e vino. Christian l'aveva salutato con leggero disinteresse (per sommo divertimento di Mattia) prima che sfrecciasse fuori dalla porta, le sopracciglia a dimenarsi in un modo così grezzo che aveva fatto tossire Christian e ridere Mattia. Ancora non capisce se Simone gli piaccia o meno.
Ma si erano sistemati abbastanza facilmente, lanciando le giacche per terra e dando una sfogliata agli album da riprodurre.
"Rimani? Fino alla chiusura?" gli aveva chiesto Mattia dal suo sgabello, speranzoso.
Christian aveva alzato lo sguardo dai due album tra le sue mani - The Who e Jimmy Hendrix - e aveva inarcato un sopracciglio. "Non è quello che faccio sempre?"
E Mattia aveva sorriso a trentadue denti ed era tornato al suo libro, ansia inespressa a dissolversi nell'aria. Bello, bello, bellissimo.
È stato non molto dopo che si erano presentati Nunzio e Luigi - sempre come gemelli siamesi - e Christian non era riuscito a trattenersi dal sorridere nel sentire l'entrata chiassosa di Luigi, seguita dal passo regolare di Nunzio.
"Giorno!" aveva salutato Luigi erroneamente mentre Nunzio aveva implorato un sincero, "Allora, che fate stasera?" Il che, davvero, riassumeva perfettamente la loro dinamica. Il giorno e la notte, quei due.
Mattia e Christian si erano scambiati uno sguardo divertito prima che Christian scrollasse le spalle. "Ciao, ragazzi. Come va?"
Il che aveva portato Luigi a raccontare una storia durante la quale Nunzio aveva annuito con serietà, interrompendo occasionalmente per aggiungere una metafora utile e stranamente insensata. Che coppia.
Erano rimasti al negozio per un po', solo un'ora o due, prima che se ne andassero per una delle loro grandi cene dove Luigi era determinato a portare Nunzio.
"Ti va il cinese stasera?" aveva chiesto, gettando un braccio attorno alle sue spalle e fissandolo così da vicino che i suoi occhi si erano quasi incrociati.
Nunzio aveva annuito. "Figo," aveva concordato prima di tirar su il pollice, allungando un braccio in avanti dove Christian e Mattia erano appiccicati alla cassa; Christian, a cui non fregava un cazzo dei suoi saggi noiosi. "Ci vediamo più tardi."
Se n'erano andati, così com'erano arrivati, lasciandosi alle spalle i granelli di polvere, le puntine stridenti dei giradischi, Christian e Mattia.
Il che era, in qualche modo, stranamente elettrizzante.
Stare con Mattia, da solo, sapendo che ora erano più che semplici amici... sapendo che si erano già baciati e che sarebbe probabilmente successo di nuovo... Qualcosa nel cambio di atmosfera, l'improvviso silenzio dopo il caos di Nunzio e Luigi, era terrificante e rinvigorente per Christian mentre incrociava lo sguardo di Mattia e sorrideva, perfettamente consapevole del luccichio nei suoi occhi, riflettendo la stessa elettricità. Si era sentito senza fiato e troppo giovane, e allora aveva abbassato la testa, occupandosi a leggere il saggio di Mattia e analizzandolo.
Era stato semplice quel primo giorno. Spensierato, facile, divertente ed eccitante. Tutte quelle cose.
E quando la sera era scesa, i ritardatari a lasciare il negozio e le luci a brillare luminose contro le ombre all'esterno, Christian aveva sentito il suo cuore battere improvvisamente nella sua gola, osservando Mattia mentre chiudeva a chiave la porta, le mani lente.
Non c'era motivo di essere nervosi, nessun motivo per il formicolio alla pelle e la gola secca e le gambe tese. Christian in queste situazioni è tutto tranne che timido - cazzo, si è fatto il giro di ogni palazzo e ogni angolo nei dintorni. Ma...
Ma mentre vagava distrattamente per le corsie, le mani a soffermarsi sulla carta sbiadita e a scorrere sulle buste di plastica che contenevano i vinili più delicati, si era ritrovato in preda al panico, gli occhi che sfrecciavano nervosamente verso Mattia ogni due secondi. Si era trascinato i piedi mentre mandava giù gli ostacoli nella sua gola, mentre osservava Mattia spegnere le luci, lasciando la stanza in un bagliore distante, illuminata solo dalla luce fioca del bancone e delle lampade lava sparse sulla superficie. Tutto era sul blu, sull'arancione e sul marrone, e la pressione del sangue di Christian probabilmente in quel momento era salita alle stelle, e non riusciva a sentire le sue mani mentre le teneva lungo i fianchi in maniera instabile, cercando di fare il possibile per fingersi disinvolto.
E poi Mattia si era voltato.
Era stato con passi lenti e timidi che aveva incontrato gli occhi di Christian, un piccolo e bellissimo sorriso a nascergli su quelle labbra, sbocciando in piena fioritura. Christian l'aveva visto, l'aveva ricambiato e poi i suoi occhi erano tornati ai cd, le costole a schiacciargli il cuore. O forse era il suo cuore a schiacciare le costole, non l'ha ancora capito.
Mattia, allora, aveva cominciato a passeggiare per le corsie. Proprio come Christian - muovendosi con mezzo interesse, gli occhi che si spostavano intenzionalmente nella sua direzione, con le mani dietro la schiena. Sembrava come se ci fosse fumo nell'aria o nebbia o profumo o... qualcosa. Qualcosa di pesante e vorticoso, e Christian era quasi tentato di scacciarlo, di scacciare il blocco così da poter vedere meglio Mattia, ma l'idea allo stesso tempo lo terrorizzava. Si era quindi limitato a camminare, i suoi passi a portarlo più vicino a Mattia, i cui occhi così luminosi quella sera, in quella stanza buia.
Prima di rendersene conto, si era ritrovato faccia a faccia con Mattia.
Aveva alzato lo sguardo, sentendosi come un fottuto fantasma, sentendosi come mai si era sentito prima, e aveva trovato il viso di Mattia, così incredibilmente vicino al suo. L'aria era allora schizzata fuori dalla stanza, la nebbia e il profumo e il fumo spazzati via. C'erano solo il viso di Christian e il viso di Mattia e il battito del cuore che minacciava di bruciare.
La stanza era scura, sì. Ma ci sarebbe potuto essere buio pesto e Christian avrebbe comunque visto il terrore eccitato negli occhi grigi di Mattia che guardavano verso il basso, il fremito nelle sue labbra socchiuse, e la timidezza nelle sue spalle mentre si faceva più vicino, sempre più vicino, e si chinava in avanti, senza sbattere le palpebre neanche una volta.
Christian era così terrorizzato che non aveva pensato neanche a chiudere gli occhi quando Mattia finalmente l'aveva baciato.
Ma qualcosa era scattato in lui - il respiro caldo che spronava il suo, le labbra che sembravano lenzuola (un po' ruvide, ma morbide) - e improvvisamente il mondo era diventato nero mentre i suoi occhi si chiudevano e lui aveva ritrovato quella sensazione nelle sue mani, avvolgendole attorno alla vita di Mattia per attirarlo a sé. Sempre più vicino.
Baciarlo, baciare davvero Mattia, non aveva reso nulla meno terrificante.
Piuttosto, l'aveva quasi reso peggiore? Vedete, Christian sa baciare molto bene, benissimo, sa baciare in maniera eccezionale. Potrebbe vincere guerre con i suoi baci, sì - è in sintonia con il suo corpo e ancor di più con quello degli altri.
Ma con Mattia? In qualche modo, baciare era diventato terrificante. Meravigliosamente, incantevolmente, orribilmente e splendidamente terrificante. Suona così stupido persino da dire. Ma è quello che sente e dà dipendenza, Cristo. Non si è mai sentito così in passato.
Christian si era quindi perso un pochino, lasciando semplicemente che Mattia lo baciasse con i suoi tempi. Aveva rivelato tutto quello che non aveva potuto o non aveva ancora detto - aveva rivelato la sua inesperienza e la sua sincerità e le sue piccole ed esitanti curiosità. Era dolce ed era iniziato casto, per poi scivolare nel curioso e finire in un bacio profondo e Christian poteva finalmente assaporare Mattia, esclusivamente Mattia, e ora sa che cazzo di sapore abbia, okay? Ora conosce il sapore della dannata saliva di Mattia e non ha mai pensato a cose del genere prima d'ora e dovrebbe essere strano e disgustoso, ma in qualche modo fa sentire Christian un po' dispiaciuto per chiunque altro. Per qualsiasi altra cosa. Cazzo.
Eventualmente, i baci e le carezze e le fusa e le mani delicate si erano affievoliti. Si erano ridotti a piccoli bacini, piccole pressioni di stanchezza, labbra rosse contro zigomi e morsi appena sotto le mascelle.
A Christian girava la testa, probabilmente era arrossito. Mattia stava facendo questi piccoli e strani miagolii, il viso nascosto nel collo di Christian. Aveva cominciato a dondolare di nuovo - è qualcosa che fa sempre ogni volta che abbraccia Christian, solo una delle sue tante manie - e lo aveva stretto più forte, così come aveva fatto Christian, il viso in fiamme come se fosse stato aggredito con pinze e aghi.
Allora aveva sentito di nuovo le mani sul suo viso. Aveva sbattuto le palpebre, stordito e terrorizzato e cercando di tenere a bada le emozioni, prima di ritrovarsi a fissare Mattia negli occhi, i suoi occhi dolci e felici che sembravano lontani galassie e così, così apertamente affezionati. Le mani avevano cominciato ad accarezzare le guance di Christian con delicatezza, spostando i capelli con dita veloci. Dolce. Fragile. Riverente, quasi.
Un altro morbido bacio a stampo.
"Sono felice di poterti baciare adesso," aveva mormorato Mattia, le parole eteree nel buio. Christian le aveva trovate comunque. Aveva preso quelle piccole stronze e le aveva conservate dentro di sé.
Aveva riso, ignorando debitamente il tremore delle sue mani. "Okay, zuccherino," aveva scherzato, ma le parole si erano incrinate.
"È vero," aveva detto Mattia come se lo stesse implorando, calmo e sicuro e insistente. "Volevo baciarti dalla prima volta che ti ho visto. In biblioteca."
Il cuore di Christian aveva perso un battito, il senso di colpa a invadergli il corpo, il volto di Alex che minacciava di formarsi nel retro della sua mente. Ma l'aveva dissolto, spinto via, si era invece lasciato sorprendere. Per ora.
"Davvero?" aveva chiesto, sinceramente stupito. (Si ricordava di una reazione meno che calorosa nei suoi confronti...) "Pensavo che mi odiassi? Onestamente, pensavo che tu, tipo..." Aveva scosso la testa. "Ti ho praticamente dovuto braccare. Ero a due passi dal prendere una rete per catturarti."
Ma Mattia si era limitato ad annuire. "Sì, ma tipo... pensavo che fossi davvero attraente. Nel senso, tipo, ho gli occhi, sai com'è."
Ah.
Christian aveva contratto le labbra. "Ahhh, ora capisco."
"No," aveva protestato Mattia, tirando un pugno leggero contro la spalla di Christian, in un gesto infantile. "No, ma tipo... Poi abbiamo iniziato a parlare? E improvvisamente mi sono scordato che fossi attraente."
"Ah, quindi sono insignificante, è così?"
"No, no, no," aveva riso, schiacciandosi ancora di più contro Christian. "Non in quel senso! È solo che, tipo, abbiamo iniziato a parlare, no? È stato come... pensavo fossi attraente quando ti ho visto per la prima volta. E poi abbiamo parlato ed era come se avessi, tipo, scordato che tu lo fossi? Un po'? E poi invece mi sono concentrato su quello che mi dicevi, capito? E abbiamo iniziato a parlare di più e improvvisamente eri diventato bellissimo da una prospettiva diversa. E poi, tipo, mi ero ricordato che fossi attraente ed è stato come se fossi diventato bellissimo da tutte quelle prospettive diverse ed era... Non lo so. A quel punto avevo voglia di baciarti in continuazione."
In quel momento, Christian non aveva la più pallida idea di cosa dire. Non aveva davvero senso ma in realtà ce l'aveva ed era terrificante, proprio come i baci di Mattia, ed era... Era tutto così tanto.
"Quindi, praticamente, quello che sto dicendo è... Sono solo felice di baciarti adesso," Mattia aveva concluso, sorridendo fiero.
Christian si era quasi soffocato con l'aria, camuffandolo in una risata. Merda.
E poi Mattia si era ritirato appena, ficcando nuovamente il suo viso nel collo di Christian mentre si piegava in se stesso, apparentemente imbarazzato. Christian l'aveva stretto forte a sé, stordito e perso e sopraffatto, sfregando le dita su e giù lungo la schiena di Mattia. Si era concentrato sul suo respiro perché sembrava come se avesse bisogno di attenzioni. I suoi respiri erano un po' irregolari - sperava che Mattia non lo notasse.
Ma ovviamente Mattia non l'aveva notato. Era troppo dannatamente impegnato a premere piccoli baci da gattino sul collo di Christian, minuscoli bacini che risuonavano nella stanza silenziosa. Christian l'aveva lasciato fare, curioso e divertito mentre il cieco terrore si alleviava, e aveva provato a guardare mentre Mattia risaliva, un pezzetto alla volta, lasciando una scia di baci su tutto il viso di Christian con piccole raffiche di sorrisini, la sincerità impressa sul suo volto.
"Che diavolo stai facendo?" Christian aveva riso, perplesso, mentre lo teneva stretto.
"Ora posso baciarti," aveva spiegato Mattia come se fosse ovvio, sorridendo così tanto da far schifo. Il suo maglione era arrotolato sui polsi e il tessuto era caldo contro il mento di Christian, dove le mani di Mattia lo sostenevano. "Quindi devo baciarti dappertutto. Sei mio adesso." l'aveva sottolineato con un'occhiata evasiva perché è quello che Mattia fa fottutamente sempre.
"Oh mio Dio. Non posso crederci che l'abbia detto davvero," Christian aveva sbuffato una risata, ma era senza fiato e le parole erano suonate buffe. "Mi stai sbavando su tutta la faccia... Non siamo dei cagnolini."
"Ma tu mi chiami cucciolo," aveva puntualizzato Mattia. Il suo sorriso era cresciuto. "Amo quando mi chiami cucciolo." Aveva lasciato un bacio sul naso di Christian, indugiando sulla pelle.
Christian era morto.
"Non ho mai avuto un soprannome prima," avevano mormorato le labbra sul viso di Christian. "Amo il fatto che tu mi dia soprannomi. Amo il fatto che mi tratti in maniera diversa rispetto a come mi trattano gli altri."
Christian era morto di nuovo.
"Be'," aveva deglutito, tenendosi in piedi nel ficcare le sue mani più in profondità nel tessuto del maglione di Mattia, "Anche a me piace il fatto che mi tratti in maniera diversa rispetto a tutti gli altri."
Mattia aveva sbattuto le palpebre. "Davvero? Sono diverso? Nunzio non ti tratta bene? E Luigi? Non sono più buoni con te rispetto a me?"
Christian aveva riso. "Be', no. Cioè, sì, sono sempre stati buoni con me più di chiunque altro. Sono i miei amici. Mi trovo bene con loro e sono dei bravi ragazzi. Ma... Loro non sono... lo sai." Aveva scrollato le spalle, senza parole. "Non c'entra affetto, o quel che è. Nunzio ha sempre rispettato i miei limiti, presumo."
"Io non rispetto i tuoi limiti?" Mattia aveva inarcato le sopracciglia, in attesa.
"Be', cioè..." Christian si era interrotto, gli occhi a osservare un punto oltre Mattia, improvvisamente fin troppo consapevole della sua vicinanza, della sua voce. "Era più come... Non so. A te importava guardare oltre? Diciamo che... li hai sorpassati comunque? Pensavo che non mi avrebbe fatto piacere ma... Non so." Un'altra alzata di spalle. "Forse mi piace solo se lo fai tu."
Mattia aveva sorriso, con consapevolezza. "Forse è lo stesso per me, presumo. La gente ha provato a conoscermi. Ha provato ad essermi amica e, tipo, avvicinarsi. Forse avrei potuto essere in sintonia con qualcuno se solo avessi voluto. Presumo che semplicemente non volessi. Fino a che non ho incontrato te."
Una vampata di fiamme era sgorgata all'interno di Christian mentre si mordeva a sangue le labbra, gli occhi fissi sul ragazzo di fronte a sé. "Be', guardaci. Una coppia di sdolcinati."
"Mi piaci davvero tanto," aveva affermato Mattia, puro e sfrontato. "Ho intenzione di baciarti ancora un po'. Okay?"
"Okay." Christian aveva deglutito, ostentando un sorrisetto. "Fai quel che devi, cucciolo."
E poi Mattia aveva sorriso a trentadue denti, vistoso e in maniera incantevole, e il mondo era stato ridotto a un ragazzo. Un ragazzo e un paio di labbra e un respiro caldo e due mani, il tutto dietro un cervello strano e adorabile e dei capelli meravigliosi. Solo un ragazzo.
Davvero, fin da quella notte, è sempre stato solo un ragazzo. Un unico giovane ragazzo in un mondo di milioni di giovani ragazzi, in mezzo a migliaia di cose tremende e noiose. E Christian non ha la più pallida idea di cosa stia facendo con lui.
Non sente Alex da settimane. Settimane. Perché non sa cosa stia facendo e non riesce ad affrontare la situazione. Non riesce ad affrontare i messaggi confusi, infuriati e disorientati da cui è bombardato. Non riesce ad affrontare le questioni che ha lasciato in sospeso. Non riesce ad affrontare la tensione inespressa e l'ignoranza intenzionale che è super fottutamente problematica e non può affrontare lo schiacciante senso di colpa che vive ogni dannato giorno, specialmente quando cerca di addormentarsi.
Non riesce ad affrontare niente di tutto questo. Quindi lo ignora.
Ma è così difficile, cazzo. È così incredibilmente e ingiustamente difficile perché quando è da solo va nel panico e diventa razionale, tutti i problemi che emergono in superficie ad una velocità incredibile. E promette sempre a se stesso di iniziare a occuparsene, sempre fermo nella sua decisione di iniziare a sistemare questo colossale casino del cazzo.
Ma poi si ritrova di nuovo con Mattia, quel piccolo e dolce faro di speranza che rappresenta l'unica roba valida che ha trovato su questo pianeta e... E improvvisamente è tutto così semplice? È semplicemente Mattia che chiede nuovamente a Christian di andare a una cena di famiglia, per la terza volta in quella settimana. È Mattia che insiste affinché Christian mangi le sue verdure quando Giulia gliele mette sul piatto ed è Carola che ride alle battute di Christian. È Mattia che ridacchia troppo e canta troppe canzoni e prova a convincere Christian a prendere lezioni di ballo da sala con lui nel suo soggiorno, i piedi scalzi infilati sotto le cosce di Christian mentre si stravaccano sul divano e guardano programmi stupidi in tv, a basso volume. Ed è Christian che prende nuove abitudini come infilare i capelli di Mattia dietro le orecchie ogni volta che sono più selvaggi del solito o afferrare istintivamente la sua mano adesso perché, ad un certo punto, le sue mani hanno cominciato a sentirsi incomplete da sole.
È strano perché sono veramente... qualsiasi cosa siano, (insieme? È così che dicono i ragazzini al giorno d'oggi?), solo da meno di un mese, ma giulia aspetta già Christian alla porta, sorridendo in maniera invitante prima di aprire totalmente la porta.
"Entra pure, Christian. Non hai bisogno di bussare," dice tutte le volte. Ma Christian bussa tutte le volte.
"Grazie, Giulia. Sei davvero incantevole oggi, comunque. Hai avuto la meglio sui tuoi capelli. Ora capisco da dove Mattia ha preso tutti i suoi," dice Christian, guadagnandosi sempre una risata compiaciuta e una stretta sul gomito e una porzione extra di dolce. Il modo in cui Giulia tratta Christian è così materno, e gli ricorda...
Be'. Gli fa pensare ad Anna ogni tanto, tutto qui. Tutto questo tempo in famiglia e tutte le cazzate come 'Casa è dove sta il cuore', punzecchiano alcuni ricordi a lungo dimenticati. Ostinatamente dimenticati, in realtà. Christian non ha avuto una vera e propria casa in anni. Non ha avuto una mamma o una sorella in anni. Non ci pensa mai però, non si preoccupa mai delle cose che non può cambiare, ma ultimamente...
Ultimamente, abbraccia sempre Giulia prima di andarsene e lei sa di profumo e cotone e a volte Christian deve schiarirsi la gola prima di potersi voltare verso Mattia; a volte deve concentrarsi sulle maniche della sua giacca o sul modo in cui le finestre si appannano per il freddo. A volte la sua gola prude e a volte diventa tutto così fottutamente intenso.
Ma poi, oggi come gli altri giorni, arriva Mattia, sorridente e saltellante perché negli ultimi tempi si è trasformato in un vero e proprio cucciolo - tutto energia sfrenata e attaccamento impertinente e malizia - e si scontra con Christian con una forza meravigliosa, avvolgendo il proprio corpo attorno al suo.
"Coccole prima che vada in guerra," Mattia fa le fusa mentre avvolge una coperta attorno a Christian, inghiottendo entrambi.
"Coccole? Non mi merito certi privilegi, sono solo un umile soldato, signore," Christian regge il gioco, sorridendo nonostante la carta vetrata nella sua gola. Giulia gli lancia uno sguardo d'intesa prima di scuotere la testa e allontanarsi in silenzio, salutandolo un'ultima volta. Christian sbatte le palpebre, distogliendo lo sguardo.
"Il mio soldato," mormora Mattia, piano, stringendo la presa. Piccolo stronzetto possessivo.
"Il tuo soldato," conferma Christian, segretamente compiaciuto, ma si assicura che Mattia lo veda quando alza gli occhi al cielo.
E poi Carola passa lì davanti, stringendo le labbra mostrando il suo palese disgusto in maniera scherzosa e loro sono già a quel punto, appena dopo un mese, in cui è totalmente normale per Christian alzare il dito medio nella sua direzione e tirare fuori la lingua e ancora più normale per lei ripetere i gesti prima di lanciargli un bacio e ritirarsi su per le scale.
"La tua famiglia mi ama, sai. Più di quanto amino te. Faresti meglio a stare in guardia, cucciolo," Christian sorride, osservando i piedi di Carola scomparire oltre le scale. "C'è un nuovo re in questa corte."
"Non mi importa," risponde immediatamente la voce ovattata di Mattia, ancora sepolta nella coperta e nel collo di Christian. "Fino a quando sarai un re buono e gentile e indosserai la calzamaglia, non mi importa minimamente." Alza la testa, sorridendo quando incontra lo sguardo di Christian. "L'autorità mi opprime. Preferirei essere il tuo braccio destro. Tipo, il tuo Merlino."
"Eh?" Christian ride, incapace di fermarsi. "Io sono Re Artù e tu sei Merlino? È così che funziona?"
Mattia sorride. "Sì, ma non sei autorizzato a farti Ginevra.Capiche?"
Christian ride di nuovo, stringendo forte la coperta attorno a loro. "Capiche, bimbo." E lo bacia, perché è semplice, e tutto il resto non conta.
Ma è anche difficile.
Perché è davvero strano, tutto questo. L'intera dinamica è stressante quanto rilassante, ma tutto sembra semplice, ogni giorno più semplice quando le parole di Mattia diventano meno esitanti e le sue azioni più immediate, i suoi baci più caldi e più lunghi e le sue mani non lasciano mai, mai Christian. E ogni giorno è un po' più facile dimenticare e ogni giorno Christian si ritrova a tendersi verso Mattia, anche se solo per un attimo. Perché non è bravo in queste cose, vedete, non è bravo con il toccarsi e i sentimenti e i momenti di quiete e le coccole e le stronzate...
Ma con Mattia è ogni giorno più semplice ed è bello. Una parola stupida, ma è bello. Christian vuole toccarlo, mischiare la sensazione della sua meravigliosa bocca su di lui con la sensazione delle sue mani fasciate nel suo maglione caldo, ed è strano, va bene? Perché è sessuale, senza dubbio, il desiderio che sente - ma è come se... non lo fosse? È qualcosa di più, qualcosa di più profondo, ed è questa la parte più strana. Vuole Mattia su di lui, su tutto il suo fottuto corpo nonostante ci stiano andando piano, dolorosamente piano, ma... Ma è come se non importasse se finisse semplicemente così - solo con Mattia sdraiato sopra di lui, addormentato sulla sua spalla mentre gli schiaccia le costole e gli comprime i polmoni.
È così... strano, cazzo. E difficile.
Ma è anche semplice.
È passato quasi un mese e Mattia ha trovato le sue nuove abitudini senza difficoltà. Lo chiama con orrende espressioni affettuose ("amore" è in assoluto la peggiore e la migliore e Christian diventa completamente rosso ogni volta che lo chiama così di fronte a Nunzio e Luigi)e si accoccola sempre su di lui ed è sincero e premuroso e così... affettuoso.
Nel frattempo, Christian è una nave che affonda e può solo seguire i suoi passi. Perché, per quanto Mattia possa essere inesperto, Christian in qualche modo si sente ancor meno esperto. Certo, è bravissimo a succhiare cazzi (e, no, non ha ancora avuto quel privilegio con Mattia perché... be'... Mattia è giovane e molto, molto innocente) e Christian riesce a farlo, quello, e riesce a fare il resto con il corpo di qualcun altro, premendo i pulsanti giusti. Ma, a parte questo, è un bambino inesperto quando si tratta di... relazioni? È questa la parola giusta? Sì, probabile.
Non è nemmeno qualcosa che pensava di volere. Eppure...
Eccolo qui.
Sospira, riscuotendosi dai suoi pensieri. Sta pensando troppo. Gli sta venendo un'emicrania. Probabilmente dovrebbe bere dell'acqua.
L'aria è fredda, gli sfiora bruscamente la pelle mentre cammina a passo svelto lungo il marciapiede. Sta andando a trovare Mattia in biblioteca per stare un po' con lui prima del suo turno al pub. È una giornata pungente, un Halloween ancora più pungente - Christian non è mai stato amante delle feste, non gli è mai importato dei bambini che strillano per le caramelle, ma nonostante questo sente un tocco di empatia per tutte quelle povere anime che stanotte arrancheranno nella tundra. Fa così freddo, cazzo.
È proprio quando ha perso la sensibilità ai pollici (c'è un buco nella tasca della sua giacca, che cosa bizzarra), che la scuola entra nella sua visuale, appena oltre il tetto degli edifici. Un calore si insinua dentro di lui alla vista - ha iniziato ad associare questo posto a Mattia adesso. È stato condizionato come il cane di Pavlov.
Prosegue in avanti, canticchiando una canzone dei Jefferson Airplane che ha in testa da quando si è svegliato sul pavimento di Stan; la scorsa notte si era addormentato ascoltandola. Si intitola 'Today' e Christian non l'ha assolutamente ascoltata perché gli ricorda Mattia. Non è ancora così perso, probabilmente non lo sarà mai. Solo perché sta subendo una svolta nella sua vita con questo ragazzino, non significa che stia per scoppiare in una dolce e tenera esplosione di copertine e sentimenti.
È ancora Christian. Non si è rammollito.
È in quel preciso istante che il suo telefono vibra. Ha finalmente levato il 'Non Disturbare' la notte prima in un tentativo incerto di rimettere in ordine la sua vita. Hah.
Un grosso peso si sistema nel suo stomaco e nei polmoni, lo stesso peso che riceve ogni volta che il suo telefono vibra. Ha sempre paura che sia Alex. Sempre. E Alex gli scrive praticamente ogni giorno (non ha ancora tentato di chiamarlo, però, né si è impegnato concretamente per vedere Christian) quindi non è una paura infondata.
Il fatto è che Christian non sa ancora cosa dirgli, non ha la minima idea di come gestire questa situazione difficile in cui si trova, e più a lungo riesce a far finta che Alex non esista, più a lungo può essere felice senza troppe complicazioni.
Ma, vedete, se lo sente nello stomaco - sa che la sua buona sorte si sta esaurendo e sa che il tuo tempo sta finendo, lentamente ma per certo, e sa che Alex lo troverà in qualche modo. È solo una questione di tempo. E quando lo farà... Christian dovrà essere preparato. O dovrà interrompere l'intero gioco e pertanto lasciare un Alex incazzato nero a seminare il caos tra i due (una prospettiva fottutamente scoraggiante, ad essere onesti - Christian ha visto il meglio di Alex, dovreste ricordarlo) o può fingere di stare al gioco ancora un po'. Solo fino a che la situazione tra lui e Mattia non si farà un po' più forte, più stabile - fino a che non si troveranno a un punto in cui, forse, Mattia non lo lascerà all'istante non appena avrà scoperto la verità. Ma potrebbe essere una possibilità? Lo è? Christian non lo sa.
E, Cristo, se non lo fosse? E se l'intera situazione fosse senza speranza? E se non ci fosse un lieto fine?
Cazzo. No.
Non è il momento per questo.
Se ne occuperà più avanti.
Ingoiando piombo, Christian tira fuori il telefono, le dita secche e spaccate e vogliose di nicotina. Sta più o meno cercando di smettere di fumare. Più che altro, non lo desidera così tanto come pensava che l'avrebbe desiderato - solo quando ha delle piccole crisi interiori questo si presenta come un problema reale. Come ora, per esempio. Ma. Chi se ne frega. È più forte della dipendenza.
Sblocca il telefono - e respira di nuovo. È Nunzio.
E il messaggio dice solo 'Ne parliamo presto' il che è apparentemente in risposta al nulla. Tipico.
Christian sogghigna, digitando un rapido 'Ci conto.' Per poi rimetterlo in tasca, sentendosi il cuore in gola quando si avvicina agli alti edifici della scuola. Mattia sarà in biblioteca.
Cazzo, non ha pensato a portargli qualche merenda. Carotine o uva o qualcosa di simile. Mangia un sacco di banane - merda, Christian avrebbe dovuto portargli delle banane. Quel povero ragazzo ha avuto una lunga giornata, a studiare per gli esami.
Magari ha ancora un po' di tempo per comprargliene qualcuna...?
D'altra parte. Questo accorcerebbe il suo tempo con Mattia, dato che deve lavorare alle sei. No, meglio lasciar perdere le banane e portargliene un carrello pieno la prossima volta che lo vede. Sì, farà così.
Sorridendo all'immagine evocata della faccia di Mattia di fronte a una montagna di frutta fresca, Christian salta sui gradini della biblioteca, ridacchiando tra sé e sé e sussultando alla brezza penetrante che si infila tra i buchi della sua giacca. Forse ha bisogno di una nuova. Forse. O forse no. Preferirebbe spendere i suoi soldi in banane, ad essere onesti.
Non gli ci vuole molto per trovare Mattia, nascosto come al solito in fondo alla stanza, cuffiette nelle orecchie e libri sparsi. Proprio come quando Christian l'aveva trovato la prima volta, tutti quei mesi prima.
Senza preavviso, si avvicina a grandi passi dietro di lui, strappando via una cuffietta mentre piazza un bacio umido sul suo collo. "Indovina chi?" lo saluta, le labbra ancora sulla pelle di Mattia, e Mattia sussulta solo un minimo, il suo sorriso già risvegliato mentre si abbandona alla sensazione, una mano che si infila immediatamente tra i capelli di Christian, tenendolo fermo.
"Professor Martin! Era ora," sogghigna ma i suoi occhi sono limpidi quando incrociano quelli di Christian, che alza entrambe le sopracciglia, per nulla impressionato.
"Stai diventando spiritoso, Mattia," dice, impassibile e sarcastico.
"Sono sempre stato spiritoso, Christian."
"Oh, ma davvero? Dove hai ottenuto questa informazione? Wikipedia? Lo sai che non è una fonte attendibile, vero?"
E Mattia ride come un gattino, espansivo nell'appoggiarsi sullo schienale della sedia, inclinando la testa verso l'alto mentre lancia le braccia a casaccio attorno al collo di Christian, attirandolo in un bacio sottosopra. Fa molto Spiderman.
È imbarazzante e Christian sbatte duramente il suo naso contro il mento di Mattia, ma entrambi ridono mentre Christian morde l'angolo delle sue labbra e Mattia fa dei suoni disgustosi nel baciarlo con le sue labbra umide. Che piccola peste.
Quando si separano, le labbra di Mattia sono rosa e i suoi occhi sono luminosi e fissa Christian come se non potesse distogliere lo sguardo, la mano incastrata nella sua. "Sono felice che tu sia qui," dice a voce bassa, ma c'è una piega nella sua bocca. Una piega insolita.
Christian si acciglia. "Perché non dovrei essere qui?"
Mattia scrolla le spalle. Deglutisce. La piega è ancora lì.
Qualcosa non va.
"Ti sono mancato oggi?" chiede allora, calmo e supplichevole. Non ha ancora lasciato andare la mano di Christian, guardandolo in modo implorante.
Accigliandosi ancora di più, Christian si siede, stringendo la presa sulla mano di Mattia mentre ispeziona il suo viso. "Mi manchi sempre. Tutto bene, cucciolo?" domanda, cercando di sdrammatizzare, ma la piega di Mattia si approfondisce in una smorfia e distoglie lo sguardo, tirando la mano di Christian sulle sue gambe.
"Sì, tutto bene," mormora, ma ha lo sguardo fisso sui suoi libri e gli occhi sembrano due tornado. Non va decisamente tutto bene. "È solo che... non lo so." Scrolla le spalle, rosso in viso. "Cose strane."
"Cose strane?" ripete Christian, scosse di agitazione ad attraversarlo. "Tipo?"
Mattia si schiarisce la gola, senza distogliere lo sguardo dai libri, la mano di Christian ancora sulle sue gambe, la presa ferrea. "Be'. Hai presente Alessandro Rina, no? Il tuo amico?"
Oddio.
Il sangue defluisce dal viso di Christian. Forse defluisce da tutto il corpo.
"Uhm. Be'... sì. Sì, Certo, ovvio. Alex. Sì. Che c'entra Ale?" La sua voce suona terrorizzata, aumentando in sillabe random, ma prova a simulare la sua espressione in linee morbide, fissando Mattia con così tanta intensità da fargli quasi lacrimare gli occhi.
Di nuovo, Mattia scrolla le spalle, e tutto il suo atteggiamento è così insicuro, così cauto e timido che ricorda a Christian i loro primi incontri - di come era Mattia, prima... Prima di tutto questo. Di loro. Insomma. Solo prima. Si è talmente abituato al Mattia rumoroso, ridicolo, malizioso, strano e affettuoso che questa creatura timida e diffidente di fronte a sé lo fa sentire un po' nauseato. Odia questa situazione. Tantissimo.
"Be'... è strano," Mattia comincia lentamente. "Tipo... Non so. Tipo, lo so che voi due siete amici. Anche se non lo vediamo mai..." A quello, Mattia lancia un'occhiata a Christian, solo per un millisecondo, prima di tornare a fissare i suoi libri. "Ma non ti ha mai davvero nominato prima. Il che è totalmente comprensibile, dato che non ci ho mai parlato e, tipo, l'ho visto sempre e solo a lezione."
"Okay. Va' avanti." Stringe la mano di Mattia, spostando la sedia più vicino.
Le spalle di Mattia si rilassano a stento al gesto. Però, comunque... si rilassano.
"Be'. Ultimamente, non fa altro che parlare di te?"
Qualcosa si gela nello stomaco di Christian.
La sua espressione rimane vuota. "Okay." Fa una pausa. "In che modo?"
"Solo. Tipo. Piccole cose. Solo ai suoi amici a lezione. Si limita a fare il tuo nome? E, tipo, racconta storie? Non so, non è una cosa importante. È solo che ultimamente parla un sacco di te ed è strano perché non l'ha davvero mai fatto prima. E, chiaramente, voi due avete passato un sacco di tempo insieme, a giudicare da tutte le cose che ha raccontato e... e non lo so. Credo che semplicemente non lo sapessi. È strano." Mattia scrolla le spalle, lo sguardo ancora basso, la smorfia impressa più a fondo.
Christian sta per aprire la bocca - per rassicurarlo, per confortarlo, per sputare il rospo perché non può vedere Mattia così, qualsiasi cosa sia 'così', quando...
"E poi oggi è venuto da me."
Christian si immobilizza, la bocca aperta, pronta a parlare. La chiude immediatamente, sentendo qualcosa di freddo strisciare sulle vertebre.
Oh cazzo. Oh cazzo no.
"È stato molto gentile, non fraintendermi. Però..." Mattia deglutisce.
Christian è congelato, terrificato.
Oh cazzo. Non avrebbe dovuto procrastinare. Se ne sarebbe dovuto occupare. Se ne sarebbe dovuto occupare subito, cazzo. È solo l'inizio e ha appena cominciato con Mattia, davvero. Gli piace questo ragazzino, cazzo, gli piace. Gli piace la sua famiglia e gli piace la sua vita e gli piace la sua testa e i suoi pensieri e i suoi maglioni e le sue scarpe e gli piace così tanto e a lui non piacciono le persone, mai. A Christian non piacciono mai le persone e ha trovato qualcuno che gli piace e che avrebbe dovuto proteggere. Cazzo.
Lentamente, Mattia alza lo sguardo, esitazione e angoscia a stringere le curve dei suoi occhi. E forse c'è anche speranza, lì. Forse? E forse c'è fiducia in quegli occhi azzurri, grigi e blu.
"Voleva che ti dessi questo."
Inizialmente, Mattia non si muove, e Christian è confuso, fissando le mani vuote di Mattia - eccetto per la propria. Ma poi Mattia disincastra le dita, spostandole sulla sua borsa, lento come il miele versato, e Christian sente il suo stomaco piombare verso l'intestino, osservando con quieto terrore mentre Mattia la apre.
Tira fuori un oggetto. È una delle magliette di Christian. Una delle poche che ha. Una che non trovava più ma a cui non ha mai ripensato perché è ciò che comporta vivere in più posti nello stesso momento. Non avere una casa propria.
Oh merda.
"Questa..." comincia Christian, balbettando e sbattendo le palpebre, e Mattia lo osserva, le sopracciglia delicatamente aggrottate.
"È venuto da me," continua, lento e profondo ed esitante, senza battere ciglio. I suoi occhi sono così grandi. "E si è presentato come si deve per la prima volta. Ha detto che ha sentito molto parlare di me dato che abbiamo fatto domanda per la stessa università." Oh Dio. "E poi mi ha detto che... tipo..." Il suo viso si contorce appena, confuso. "Che ha sentito da Nunzio che io e te usciamo insieme? O qualcosa del genere? Praticamente, ha lasciato intendere che non gli hai mai parlato di me. O qualcosa di simile. E che quando Nunzio gliel'ha detto per puro caso, è rimasto sorpreso? Non lo so. Ma, tipo, ha detto che ultimamente è stato impegnato e mi ha chiesto di darti questa perché l'hai lasciata" - Mattia deglutisce, gli occhi tremolanti e vitrei - "nella sua stanza."
Cazzo. Cazzo cazzo cazzo.
Quel cazzo di Alessandro Rina del cazzo.
Christian rimane a fissare l'indumento tra le mani di Mattia. Lo fissa, ma non si muove, la sua mente che corre. Perché come cazzo dovrebbe rispondere a una cosa del genere? Dovrebbe mentire?
Istintivamente, il cervello gli dice di mentire.
Ma poi alza lo sguardo su Mattia, notando la curva insicura delle sue spalle e la tristezza nella sua bocca e la speranza terrorizzata nei suoi bellissimi occhi e... E Christian conosce il suo sapore e conosce il suo odore e conosce i suoi diversi tipi di risata e sa quale sia la sua voce 'cortese' e quale quella naturale, e conosce Giulia e Carola e sa che lui ama lo stufato d'agnello di giulia e che lo mandano sempre a casa con un Tupperware pieno e...
E non può mentirgli.
Ma non può perderlo. Deve essere... il più onesto possibile. Per ora.
"Probabilmente l'ho dimenticata lì," Christian annuisce, prendendo con cautela la maglietta offerta e lasciando che ogni parvenza di compostezza scivoli via dal suo viso perché sta dicendo la verità. Proprio in questo momento. Rimetterà insieme i pezzi più tardi, ma... in questo momento, può esporsi un po'. Vuole farlo. Vuole che Mattia lo veda perché è sincero, lo è. Vuole che Mattia lo sappia. "Probabilmente un mese fa o giù di lì."
Mattia sembra così fragile ora, sotto le fredde luci fluorescenti.
Così Christian continua.
"Non c'è niente di sessuale, però. Contrariamente a come Alex possa averla posta. Non è così tra di noi. Cioè, è..." Christian fa una pausa. Sincerità, giusto? Deve essere onesto? Be', ci siamo. "Tipo, tempo fa, un paio di anni fa, quando ci siamo conosciuti... è successo qualcosa, sì. La prima notte in cui ci siamo incontrati."
Mattia distoglie lo sguardo di scatto, il corpo teso.
Christian sente la sua gola bruciare, gli occhi stringersi mentre si fa più vicino, allungando le mani per afferrare con delicatezza i caldi polsi di Mattia, abbastanza lento da permettere a Mattia di liberarsi. Non lo fa, però. Così Christian continua.
"È iniziato in maniera strana, lo ammetto, sì. Ma non è più successo niente per anni. Niente, Mattia. E non c'è stato niente di niente, neanche lontanamente, da quando ti ho incontrato. Starà cercando... non so. Starà cercando di fare lo stronzo con me. O con te." Si lecca le labbra. Dovrebbe dirglielo. Dovrebbe raccontargli tutto. Adesso.
Ma.
E se...
E se Mattia non lo perdonasse? Christian non lo può permettere, non può, è un egoista e non può perderlo ancora, non quando sono ancora così recenti, così nuovi. Non quando non gli ha ancora dimostrato quanto vale.
Ha solo bisogno di più tempo. Ha bisogno di più tempo per mostrare a Mattia quanto ci tenga. Che è reale. Glielo dirà, lo farà. Ma non ancora. Glielo può dire, ma ha bisogno di dimostrare a Mattia quanto valga. Poi glielo dirà. Lo farà.
"Senti, Mattia." dice a voce bassa, implorante, e Mattia volta lentamente la testa. Sembra ancora piccolo, ma meno piccolo, e non c'è tradimento o dolore o rabbia nel suo sguardo. Solo tensione. Forse paura. "Mattia," Christian dice di nuovo, questa volta più dolce, e si concede un sorriso, uno piccolo. "Lo so che non parlo tanto di me, okay? Lo so che sono un tipo losco. Strappato proprio dalle pagine di un libro di merda."
Mattia ridacchia, debole, mentre china la testa, prima di riportare il suo sguardo su Christian. È più tranquillo. Grazie, grazie.
Christian sorride un po' più deciso. "Lo so che mi tengo un sacco di cose dentro ed evito di rispondere alle domande e... E tutte quelle altre robe che sai che faccio. Okay? Ammetto di farlo. Sono figo, lo sai. Devo mantenere la mia reputazione."
Christian sorride, annuendo. "Davvero figo. Il ragazzo più figo che non va a scuola," mormora in un sussurro, ma il sorriso svanisce altrettanto velocemente.
In ogni caso, Christian tiene duro.
"Esatto. Ma, il fatto è che non ti mentirei mai su questo. Sul mio... su di me. E su di te. Non mentirei mai su me e te. Tu mi piaci. Mi piaci più di quanto mi piaccia io stesso. Mi piaci un sacco - tanto quanto lo stufato di tua mamma." Di nuovo, Mattia ride, un po' più forte, un po' più rilassato. "E Alex può essere un perfetto idiota a volte e abbiamo un'amicizia parecchio complicata" - la bocca di Mattia si piega di nuovo - "ma ti prometto che è tutto qui - per me è solo uno stupido idiota e niente più. Non lo vedo da quasi un mese perché siamo... Non lo so. Ai ferri corti, un pochino. Lo sto evitando, in realtà, perché ultimamente sto avendo dei ripensamenti sulla nostra amicizia in generale." Deglutisce, sentendo una scarica di ansia alla sincerità dell'affermazione. Non l'aveva ancora ammesso a sé stesso ed eccolo qui, a dirlo a Mattia. Senza esitazione. Ma continua, ignorando il brusio dentro di sé. "E anche perché, lo sai... Passo tutto il mio tempo con te, no?" Sorride, sfiorando con le nocche il mento di Mattia. Il gesto lo fa sorridere come una pesca e Christian si scalda all'istante. "E, per la cronaca, Alex sa benissimo che io e te siamo amici. Sta solo facendo lo stronzo."
Ma il viso di Mattia è di nuovo impassibile, il sorriso svanito istantaneamente.
"Amici?" ripete. Sembra che l'abbiano appena schiaffeggiato. "Io e te siamo amici?"
"Ehm," Christian sbianca, la mente che si blocca. Merda. Merda merda merda. Mayday, mayday. "Più che amici? Amici speciali? Ehm..."
Ancora una volta, il viso di Mattia si abbatte. "Giusto. Capisco." Con quello, chiude il suo libro con veemenza, la copertina che sbatte nel silenzio, tutto il suo corpo teso e pronto a scattare.
"Ehi, ehi, ehi," si affretta a dire Christian, sconcertato, mentre stringe più forte le dita attorno ai polsi di Mattia prima che si alzi. "Okay, okay, aspetta... per favore. Solo... Aspetta. Faccio... Faccio schifo in queste cose, wow." Si passa una mano veloce tra i capelli.
L'espressione di Mattia è dura. "Sì. Fai schifo," gli dice apertamente, la voce fredda. Ma i suoi occhi si sono ammorbiditi di tristezza, e i pensieri di Christian sono avvolti in una spirale di panico, il suo cuore ferito e il corpo non funzionante. Deve rimediare a questo casino.
"Grazie," fa un debole tentativo, tenendo ancora stretto Mattia e sentendosi ancora un casino di spazio vuoto e ansia.
Mattia non risponde.
Bene, allora.
"Okay," respira, forzando le parole ad uscire. Qualsiasi cosa andrà bene. Ha solo bisogno di parlare. "Okay, allora. Quindi. Chiaramente... Cioè. Non siamo solo amici, ovviamente. Mattia, cazzo." Sospira, massaggiandosi le tempie con dita nervose. "Tu mi piaci. Un sacco, okay? Mi piaci." È terrificante da dire in modo così sincero. Ma Christian ignora il terrore. Perché deve. "E non mi comporto così con i miei amici, te lo prometto. Non lo farei mai. È solo che..." Si schiarisce la gola, concentrandosi sul legno granuloso del tavolo piuttosto che sugli occhi penetranti di Mattia. "Faccio davvero, davvero schifo in questo, okay? Tipo, sinceramente schifo in tutta questa situazione. Non so che parole usare, o-"
"Che ne dici di 'ragazzo'?" domanda Mattia , deciso. "Perché non riesci a dire che sono il tuo ragazzo?"
Gesù Cristo in croce.
Christian sbianca, alzando lo sguardo, spaventato. "Ragazzo," ripete, sentendo il sangue defluire dal suo viso.
Stanno succedendo così tante cose. Perché questa è cosìimportante?
Mattia annuisce, incrociando le braccia, una smorfia profonda sulle labbra. "Sì. Ragazzo. Perché non mi puoi chiamare così?"
"Io- io... Be'. Cioè, potrei..."
"Perché non vuoi?"
"Non è quello..." cerca di dire Christian, pallido, debole, e inerme, le mani ora strette attorno allo stomaco.
"Christian," dice Mattia, duro. Sembra dispiaciuto, turbato. "Pensavo che lo fossimo? Non capisco..." Sembra indifeso ora, giovane e confuso. "Pensavo di esserlo," conclude a voce bassa, debolmente, e abbassa lo sguardo, l'intero volto a terra.
Porca merda.
"Ma lo sei," farfuglia Christian senza pensare, in preda al panico e terrorizzato dall'improvviso cambio degli eventi. "Lo sei. Ovvio che lo sei. Sono solo... Mattia, non sono bravo con queste cose, lo sai? Non sono, tipo, esperto in questo, ehm, gergo, o quel che è. Non ho mai... Non ho mai avuto..." Sospira, frustrato. Imbarazzato. "Sono nuovo a questo genere di cose, okay? Non mi interessa come ci chiamiamo, sinceramente non me ne frega un cazzo. Tutto quel che so è che mi piaci, mi piaci veramente, e voglio stare con te. In tutti i modi possibili."
"Cosa vuol dire che sei nuovo a questo genere di cose?"
Christian deglutisce, lanciando un'occhiata ai bordi consumati delle sue maniche. Scrolla le spalle. "Non ho mai avuto un...ragazzo prima, tutto qui." Contrae la labbra, notando con la coda dell'occhio la sorpresa proveniente da Mattia. "Niente di che," aggiunge rigidamente, senza motivo.
"Non hai mai...?" domanda Mattia, scioccato.
"No, tecnicamente no. Mai per, tipo... Non sono mai rimasto per più di una settimana o due, grossomodo." Sa quanto suoni orribile. Cristo. Tossisce e distoglie lo sguardo.
Mattia lo sta guardando intensamente. "Ma sei rimasto con me?"
"Sì, certo. Ovvio."
"Ma perché?"
"Perché sei diverso, no?" soffia Christian, sia imbarazzato che frustrato. Non è bravo in queste cose, questo è davvero l'inferno. Ma comunque... lo farà per Mattia. Se ne deve fare una cazzo di ragione. "Non penso che tu capisca quanto io sia serio quando dico che mi piaci, Mattia. Tu mi piaci. E a me non piace nessuno, okay? Quindi, tipo... Non voglio rovinare tutto questo. E voglio fare le cose nel modo giusto. È solo che non so cosa sto facendo, il che rende tutto un po' complicato. Probabilmente manderò tutto a puttane e dirò stronzate che non vorrei dire. Ma tu mi piaci e voglio essere il tuo... il tuo ragazzo, o quel che è." Il suo viso va a fuoco ad ogni parola. Si sente come un preadolescente, Cristo. "Ma ci sto provando. Davvero."
Il silenzio che segue è riempito solo dal sangue che pulsa nelle orecchie di Christian.
Dopo un attimo di troppo, Christian alza lo sguardo. Non può rimanere sospeso nell'incertezza un secondo in più.
Quando Mattia sorride, prova a trattenerlo e nasconderlo nel petto, le braccia ancora incrociate. Ma sta sorridendo. E poi guarda verso Christian, un rossore imbarazzato sulle sue labbra. "Mi dispiace," dice dopo qualche altro secondo. "Ho avuto una specie di crollo nervoso."
"Be'," Christian scrolla le spalle ma sorride, sollievo che si accumula sullo stomaco. Grazie, grazie. "Potresti aver avuto un momento, sì. Va tutto bene. Dio solo sa quanti ne ho avuti io."
"Sono davvero il tuo primo ragazzo?"
Oh, Gesù. Ci risiamo.
"Be', sì, Christian fa spallucce, fingendo indifferenza anche se il suo collo è bollente per l'imbarazzo. "Tipo, la mia prima cosa seria. Sì."
Mattia sorride così intensamente da essere quasi preoccupante. "Anche tu sei il mio primo ragazzo. Primo bacio e tutto il resto."
A quello Christian sbatte le palpebre, l'espressione che si addolcisce immediatamente perché lo sapeva, sì che lo sapeva. Ma è bello sentirselo dire.
"Davvero?"
"Davvero." Quindi immagino che sia questo il motivo per cui... non so. Immagino che sia il motivo per cui mi sono spaventato. Mi piaci davvero, davvero tanto, Christian. Non mi sono mai sentito così prima d'ora."
Non mi sono mai sentito così prima d'ora.
Christian vorrebbe aggiungere un 'neanche io' ma la biblioteca è così silenziosa, troppo silenziosa, e la sua voce suona già sfinita ed esile e lui si sente un po' sopraffatto. Quindi trattiene il commento tra le labbra, lasciando invece che un sorriso languido si formi sulla sua bocca, osservando Mattia attraverso le ciglia. "Sì? Vuoi tenermi con te?"
Mattia ridacchia, caloroso. Inclina la testa e allunga una mano per allacciarla a quella di Christian. "Sì," strascica in un basso cinguettio. "Sei mio di diritto." Stringe le sue dita, sorridendo in modo ebete.
Dio. Questo ragazzo.
"Bene, allora," Christian annuisce, conclusivo. "Ora ho un posto dove stare." Le labbra fremono in un sorrisetto ma il commento fa addolcire l'intero volto di Mattia, i suoi occhi socchiusi e circondati da fin troppe ciglia, arricciate delicatamente.
Si scambiano i sorrisi in silenzio, semplici e decisi, una strana sorta di soddisfazione ad avvolgerli.
"Quindi..." continua Christian dopo un secondo o due, il sorriso che svanisce mentre la sua voce cala. Ha bisogno di conferme. Tiene lo sguardo fisso su Mattia, intensamente. "Sei tranquillo con la questione di Alex? Sinceramente? È tutto a posto?
"Sì," Mattia annuisce, immediato. "Ho capito. Mi fido di te, Chri."
Le viscere di Christian si torcono bruscamente alla sincerità delle parole, alla calma fiorita sul viso di Mattia. È probabilmente la sua coscienza che sta facendo la sua comparsa. Dato che ha chiaramente lasciato la sua testa molto tempo fa, deve essersi spostata nello stomaco di Christian. Adorabile.
Annuisce, facendo una smorfia. "Ci sei solo tu, lo sai," commenta in tono vago, sperando che la sua sincerità compensi in parte il tradimento. "Non me ne frega un cazzo di nessun altro. Solo di te."
E quelle parole? Quelle parole sono sincere.
"A me frega degli altri. Ma ci sei solo tu anche per me," Mattia sorride, il tono scherzoso.
Christian non riesce a fare a meno di sorridere, i piccoli sibili d'ansia che si placano un po'. "Bene. Questo è quello che voglio sentire, cucciolo."
"Anche io, mousling."
E, come se niente fosse, Christian sbraita, l'umore ulteriormente risollevato. "Oi!" si lamenta, pizzicando la pelle morbida del polso di Mattia. Lui strilla di gusto (ricevendo qualche occhiataccia nella loro direzione) mentre Christian si avvicina con la sedia, conficcando con poca convinzione le dita tra le costole di Mattia. "Non sono un mousling! Sono un Super Topo!"
Mattia sta sogghignando, soffiando fuori una risata. "Okay, Mighty Mouse. Me ne farò una ragione."
"Oh, sta' zitto."
E poi si stanno baciando, nella biblioteca, la maglietta di Christian sulle sue cosce e il nome di Alex a pizzicargli la gola mentre cerca di scacciare il pensiero, concentrandosi solamente sulla sensazione delle labbra di Mattia sulle sue. Perché in questo momento è tutto ciò che conta.

gods&monsters [zenzonelli version]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora