Epilogo

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5 Anni Dopo

«Papà! Valerio non vuole giocare con me!»

Esclamó la più piccola di casa, rivolgendosi a mio marito, seduto al mio fianco sul divano come una qualsiasi serata, tornato da poco da lavoro

«Valerio, gioca con tua sorella!» Esclamó poggiando la testa sulla mia spalla, così come io portai un braccio intorno alle sue spalle, stringendolo a me

«Lei è femmina, non sa giocare ai miei giochi!»

«E allora insegnaglielo Amore, avanti, sono sicuro che con te lo capirà» Intervenni, guardandolo con un sorriso sul viso, vedendolo cedere dopo qualche primo momento di indecisione.

«Perché Valerio ascolta solo te? Che stanchezza»

«Per lo stesso motivo per il quale Sara ascolta solo te... Mi sa che qui ci sono delle preferenze» Ridacchiai, accarezzandogli dolcemente la spalla con le dita.

Persi lo sguardo sullo schermo di quella televisione che trasmetteva un vecchio film che comunque era diventato ormai un cult, perdendomi con i pensieri al nostro passato, rendendomi conto di quanto la nostra vita fosse radicalmente cambiata da quando quelle due piccole, ma amorevoli, pesti ne avessero preso a far parte.

Era cominciato tutto con pannolini oscenamente nauseanti da cambiare, che avevo impiegato mesi prima di saper mettere bene, biberon pieni di latte che facevano i capricci per bere, e poi... I primi omogeneizzati, i primi vestitini e completini, i dentini, i primi passi, la prima parola e finalmente il primo anno.

Eravamo stati aiutati fin da subito dalle nostre famiglie, perché crescere un neonato era già difficile ma crescerne due insieme era l'apoteosi della difficoltà.

La mamma e il papà di Mattia spesso prendevano con loro il piccolo Valerio mentre noi due lavoravamo, non perdendo tempo a viziarlo così come al tempo avevano fatto con la piccola Flavia che sembrava amare i due cuginetti.

Mia madre e mio padre invece prendevano con loro la piccola Sara che sembrava amarli alla follia, tanto che spesso chiedeva di rimanere lì tutta la notte quando andavamo a prenderla, ed era una fatica convincerla a tornare a casa.

Per quanto riguarda mia madre... Lei dopo l'unione civile aveva continuato ad andare contro la nostra relazione ma, quando le cose si sono fatte ulteriormente serie con l'adozione dei bambini, aveva iniziato a sciogliersi tanto da richiedere un confronto in primis con me ed in seguito con mio marito... Confronto che sudó per almeno tre settimane prima che le concedessi anche solo una risposta ai suoi messaggi o chiamate.

In quel confronto si limitò a chiedermi e a chiederci scusa, in realtà "perdono", affermando che avrebbe voluto vivermi inquanto figlio e che avrebbe voluto sapermi felice, spiegando che si sarebbe rassegnata dinnanzi al fatto che il mio cuore appartenesse ad un uomo; aveva deciso di scusarsi per non esserci stata all'unione civile, e soprattutto si era scusata a non finire con Mattia, cosa che ovviamente le avevo rigorosamente imposto... E, alla fine, spiegò quanto volesse viversi anche quei bambini che avevamo adottato, perché primi e, al momento, unici piccoli di casa Stefanelli.

Non fu facile passarci sopra, in realtà io non avrei mai voluto perdonarla ma lo feci solo per Mattia, solamente per vederlo felice nel sapere che la nostra famiglia fosse approvata da tutti e che vivessimo in armonia con i nostri familiari.

«Papà, sono stancaa» Esclamó a voce non troppo bassa nostra figlia, risvegliandomi con un sobbalzo da tutto quel ragionare, vedendola salire sul divano per sedersi esattamente tra me e mio marito, separandoci solo per potersi prendere le coccole di entrambi

«Vuoi andare a letto amore?» Le chiese Mattia mentre io le accarezzavo lentamente i lunghi capelli biondi che quest'ultimo amava talmente tanto da farle sempre delle treccine, delle code, uno chignon.

Occhi Lucidi [Zenzonelli] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora