Quel giorno era venerdì ma era un venerdì un po' particolare.
Il mio ragazzo era riuscito ad ottenere il giorno libero, così avevamo ben pensato di iniziare a girare per la città per i preparativi di quell'unione civile che, tutto sommato, sarebbe stata davvero a breve, mentre la sera, per cena, avremo ospitato le nostre famiglie a casa per poter comunicare loro la data da noi scelta.
«Odio il traffico cittadino, quasi andrei a vivere in campagna» Sospirò il ragazzo seduto al mio fianco, al lato guidatore, fermi all'ennesimo blocco di traffico
«Così sostituisci la macchina con la carrozza?»
«Non sarebbe mica un brutta idea»
Ridacchiai, alzando appena il volume della radio che trasmetteva una canzone che mi piaceva parecchio e che, a furia di ascoltare, anche il ragazzo aveva imparato a memoria nonostante l'artista non facesse propriamente parte della cerchia dei suoi cantanti preferiti: Vieni nel mio cuore.
«Io, tu, una macchina e Ultimo, il mio sogno proibito» Affermai abbandonandomi contro il sedile, guardandolo fare la stessa cosa, voltando il viso verso di me
«Ogni volta che ti guardo penso a come stai, a come vivi, a quanto sei felice»
Sorrisi quando intonó le prime frasi di quel ritornello
«Voglio stare dentro te quando la notte dici "Amore vieni, vieni nel mio cuore, vieni nel mio cuore, vieni nel mio cuore che c'è un posto migliore"»
Gli presi la mano poggiata sul cambio, portando il dorso alle labbra per lasciarvi sopra un bacio
«Ti pare che però fai cose così dolci di prima mattina?»
Ridacchió gettando uno sguardo alla strada quando notò il traffico iniziare a scorrere
«Non c'è un orario per essere dolci... Con te infatti lo sono tutto il giorno per esempio»
Affermai, guardandolo concentrato sulla strada dinnanzi a noi che pian piano divenne più fruibile.
«Te l'ho mai detto che quando guidi mi fai più sesso del solito?»
Chiesi retoricamente con un sorrisetto stampato sul viso, notando come le sue guance si colorarono di un rosso leggero quasi subito
«Stai zitto, che qua lo so bene come va a finire»
«Ah sì? E come va a finire?»
Lo stuzzicai, notando come stesse mordicchiandosi il labbro inferiore, gesto quasi di rito durante i suoi momenti di imbarazzo
«Se ti do ancora corda, va a finire che torniamo a casa... Ma lo sai benissimo che non possiamo»
Mi lasciai sfuggire un sospiro sconfitto, rilassandomi nuovamente contro il sedile
Negli ultimi giorni avevo provato a creare diverse situazioni che fossero propizie per... Fare qualcosa, ma ogni volta venivo respinto senza troppi convenevoli, riducendomi ad ascoltare sempre la solita filastrocca: "Amore non possiamo: Metti che poi ti fai male, metti che così poi si allunga la convalescenza..." e tutta un'altra serie infinita di paranoie che, a mio dire, erano davvero inutili.
«Ma si può sapere per quanto tempo devo astenermi anche solo dal provare a convincerti di scopare? No chiedo, giusto per sapere.»
Sbottai infastidito, guardando fuori dal finestrino.
«Amore lo sai che se fosse stato per me lo avremmo fatto nella tua stanza in ospedale, no?»
Abbassai lo sguardo sulla mano che poggió sulla mia coscia, accarezzandola delicatamente con il pollice, iniziando così a sentirmi un po' in colpa