I seguenti giorni passarono più o meno velocemente per entrambi; tra le lezioni la mattina e il pomeriggio alla scuola di danza senza sosta, i turni massacranti del mio ragazzo, e il fatto che quando io fossi a casa lui fosse a lavoro e viceversa.
Tuttavia, quella mattina di inizio Luglio, quando mi suonó la sveglia che spensi rapidamente per non svegliare il ragazzo al mio fianco che sembrava stesse dormendo tranquillamente, mi tirai a sedere sul materasso venendo subito scosso da una serie di brividi e uno strano freddo che mi avvolse
Mi passai le mani sul viso, sentendo farsi avanti un mal di testa lancinante, decidendo di alzarmi per andare a fare una doccia calda nella speranza di scaldarmi.
Prendendo come cambio una tuta mi diressi allora verso il bagno, spogliandomi rapidamente per poi entrare in doccia dove mi lasciai scorrere addosso un getto d'acqua tiepido senza però avvertire alcun sollievo, decidendo allora di aumentare appena la temperatura ma non sembró cambiare nulla.
Quando uscii dalla doccia e mi vestii, con gli occhi pesanti raggiunsi il soggiorno dove trovai il mio ragazzo di spalle intento a preparare la colazione
«Amore buongiorno... Che ci fai sveglio? Sei tornato tardi stanotte, vai a dormire» Lo 'rimproverai' avvicinandomi a lui, poggiando le mani sulla sua vita quando si voltó con un leggero sorriso
«Tranquillo, volevo stare un po' con te... Da giorni ti vedo soltanto quando dormi, e mi mancavi» Spiegò prima di riservarmi uno sguardo preoccupato che non mi spiegai nell'immediato
«Hai gli occhi lucidi, stai bene?»
Ridacchiai allontanandomi appena da lui per poter prendere alle sue spalle la tazza di latte caldo sul ripiano
«Il medico a casa non lavora... E comunque sì, sto bene»
Palesemente non ero nella mia forma migliore, ma non avevo intenzione di farlo preoccupare inutilmente
«Te l'ho detto qualche giorno fa, questo non è il medico, questo è il fidanzato preoccupato... Mi dici che hai? Hai già misurato la temperatura?»
«Non ho nulla, sul serio, sento solo un po' di freddo e ho mal di testa, capita... Non c'è bisogno di misurare la temperatura, fidati»
Ma lui non mi diede proprio ascolto, dirigendosi verso il cosiddetto "mobile delle medicine", prendendo dal cassetto un termometro per poi tornare da me
«Avanti, non fare storie.»
Alzando gli occhi al cielo presi dalle sue mani quel termometro che accesi prima di poterlo mettere sotto al braccio, scostando la maglia
Aspettai circa un minuto, o forse due, prima di sentire il suono del termometro, estraendolo da sotto la maglia per poter leggere l'effettiva temperatura
«38.4, ma sto bene, davvero, e poi devo andare a lavoro... Se non vado devo scrivere a mia madre e non ne ho voglia, quind-»
«Christian, fila a letto. Se non vuoi scrivere tu a tua madre lo farò io, ma non esiste che tu vada a ballare in questo stato»
Quelle parole abbinate al tono di voce e al suo sguardo mi parvero una minaccia abbastanza esplicita, decidendo allora di prendere il cellulare per poter scrivere a mia sorella, che avevo sentito solo la sera prima, di dire a nostra madre che non sarei potuto esserci quel giorno a scuola perché non stavo molto bene
Finendo il latte di quella tazza mi diressi in camera, venendo seguito dal ragazzo che si curò di sistemarmi addosso qualche altra coperta quando mi sdraiai sul letto, venendo percosse da brividi più intensi
«Matti...» Mormorai quando lo vidi quasi uscire dalla stanza, facendolo voltare
«Almeno resti con me?»