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Dopo aver preso tutto scendo giù, ma per mia sfortuna trovo ancora Cristian in salotto che si guarda attorno.
<<Ti avevo detto di andartene>>sbotto contro di lui mentre mi faccio una coda bassa.
Si gira verso di me e dice
<<Sei tu?>> Eh? Il mio sguardo si sposta difronte a noi dove davanti trovo le mie foto da bambina e qualcune con la mia famiglia.
MAMMA.
Imbarazzata li levo posandole nel cassetto della vetrina accanto alla porta della cucina.
<<È opera di mia madre, avevo detto di non metterle>> dico prendendo le altre.
<<Perché li levi?>>mi fermo per poi girarmi verso di lui dicendo
<<Forse perché sono imbarazzanti?>>continuo a levarli fino a quando dalla sua bocca esce
<<Invece sono carini>> mi blocco, cosa?
Mi giro verso di lui che non ha fatto altro che fissarmi per tutto il tempo, lo guardo per vedere se mi sta prendendo in giro, ma nei suoi occhi vedo che sta dicendo la verità.
Mi rilasso e smetto di levarle.
Continuiamo a fissarci mentre il ricordo di quello che è successo poco fa mi ritorna in mente provocandomi un brivido lungo la schiena.
Sembra accorgersene perché alza un sopracciglio mentre io ancora arrabbiata metto le braccia conserte.
<<Ti avevo detto che non volevo trovarti al mio ritorno dalla doccia, che ci fai ancora qui?>>chiedo, lui che mi guardava senza dire nulla si riprende dallo stato di trance poi poi mettersi le mani sulle tasche dei jeans.
Fa un passo avanti verso di me, ma io ne faccio uno dietro.
Non voglio stargli vicina.
<<Senti...mi dispiace per prima, non so cosa mi è passato nella mente. Facciamo finta che non sia successo nulla, ok?>> finta di nulla? Ci riesce? Beh io non so, ma glielo faccio credere, sorrido e faccio un passo avanti io questa volta.
<<Ok>> sorride.
Stronzo, penso, stringendo la mano in un pugno fregandomene del dolore che mi sto causando.
<<Che ne pensi di fare una passeggiata prima di andare a scuola?>> Guardo l'orologio appeso nella parte, sono le 8:15, c'è ancora tempo.
Annuisco.
<<Fammi prendere le ultime cose e...>>sbuffa e mi prende la mano trascinandomi fuori dalla stanza per poi chiudere la porta dietro di noi.
Sto per dire qualcosa, ma già lui è davanti all'ascensore.
Chiudo gli occhi a fessura, ma non dico nulla, lo seguo.
Lungo il tragitto non dico nulla almeno fino a quando vedo lui fermarsi davanti un ponte.
Alzo un sopracciglio.
<<Mi vuoi uccidere?>>chiedo, ride scuotendo la testa per poi uscire seguita da me.
<<Che ci facciamo qui?>> Dico seguendolo mentre mi guardo attorno, qui ci sono bottiglie di birra vuote, sigarette buttate di qua e di là, pacchi di sigarette vuote e spazzatura.
<<Prendi questo>> dice passandomi del pane, che ci devo fare con questo?
<<Seguimi>>
<<Lo sto facendo>> dico, rotea gli occhi per poi continuare camminare.
Dopo un po' arriviamo davanti a un lago pieno di papere.
O mio dio, che carini.
Felice mi giro verso Cristian che trovo che mi guarda, appena vede che lo guardo si gira guardando il lago mentre mi chiede
<<Ti piace?>> Annuisco per poi dargli il telefono e iniziare a giocare con le papere a cui do il pane.
Dopo mezz'ora il pane è finito così sposto il mio sguardo verso Cristian che sta dando il pane alle piccole papere, sorrido a quella vista.
Sento un papera chiamarmi così mi giro e vedo che si sta avvicinando, o no.
Faccio un passo indietro, ma la papera continua a seguirmi.
Mi metto ad urlare scappando mentre Cristian che si è girato mi guarda ridendo.
<<Aiutami>> ma non fa nulla.
<<Cristian>> dico buttandomi tra le sue braccia mentre la papera continua a chiamarmi, mi stringo a lui spaventata che si è irrigidito.
Mi sono buttata tra le sue braccia, cavolo.
Sto per staccarmi, ma lui non me lo permette così lo guardo.
<<Lasciami>> dico a denti stretti, non risponde, mi sposta una ciocca dei cappelli dietro l'orecchio per poi dire
<<C'è la papera>> o no.
Mi stringo di più a lui che possa le sue mani sui miei fianchi che mi accorgo solo ora che accarezza.
Che sta facendo? Non lo fermo, tutto il contrario, mi limito ad accarezzargli il petto.
Si blocca.
Lo guardo e la stessa cosa fa lui prima di avvicinare il suo sguardo al mio.
Sento la gola seccarsi.
<<Cristian...>>sussurro, le nostre labbra si sfiorano, ma prima che possono toccarsi definitivamente veniamo interrotti dal cellulare che suona.
Subito mi allontano mentre lui mi passa il mio telefono che aveva posato nella tasca interna del suo giubbotto.
Lo prendo con mani tremanti mentre il nome mamma affaccia nella schermata.
<<Scusami io...devo rispondere>>annuisce allontanandosi.
Prendo un respiro profondo cercando di tornare con i piedi per terra e cercando di non far caso al cuore che sta per uscirmi dal petto.
<<Pronto>>
<<Emily tesoro, come stai? Sei a scuola? Non mi chiami mai, mi manchi tanto>> appoggio una mano sulla fronte prima di rispondere.
<<Si scusami mamma, ma sono molto impegnata, sai, con la scuola...>>
<<Hai trovato un ragazzo?>> Ecco il vero motivo del perché mi ha chiamato.
Roteo gli occhi per poi guardare Cristian che guarda il lago, sorrido e mi tocco le labbra col dito prima di rispondere.
<<Forse>>
<<Finalmente, non vediamo l'ora di conoscerlo.
Allora vi aspettiamo la prossima settimana>> COSA?
<<No mamma, noi...>> Dico balbettando, ma lei mi interrompe dicendo
<<Adesso devo andare tesoro, baci>> la chiamata si chiude, non ci credo, come ho potuto dire una cosa del genere.
Io e Cristian...impossibile.
<<Tutto bene?>> Mi chiede raggiungendomi, vorrei poter dirgli di si, ma oramai il mio umore si è rovinato.
<<Possiamo andare?>> Dico guardandolo, alza un sopracciglio per poi annuire così annuisco anch'io e raggiungo la macchina senza dire nulla.
Il tragitto per arrivare a scuola è silenzioso, sono le 10:00, sono in ritardo di mezz'ora, ma non importa, entrerò alle 10:30 quando inizia la seconda ora.
Quando arriviamo davanti alla scuola nel cortile non c'è quasi più nessuno.
Spegne il motore e la radio che ci ha accompagnato per tutto il tragitto.
Non scendo e nemmeno lui mi dice di farlo.
Sento il telefono scquillarmi e vedo che è per la millesima volta Davide, si starà chiedendo dove sono finita.
<<Mi sa che devi andare>>dice guardando il mio cellulare, annuisco spegnendolo mettendolo dentro lo zaino.
<<Mi sa di sì>> annuisce così apro la portiera e sto per scendere quando mi blocco dicendo
<<Grazie, mi sono divertita>> annuisce serio continuando a non degnarmi di uno sguardo.
Questa cosa mi infastidisce, ma non blocca la mia bocca che dice
<<Ci vediamo stasera?>>finalmente si degna di guardarmi per poi scoppiare in una fragolosa risata dicendo
<<Non ti mettere idee strane in testa, noi siamo amici, porto tutti i miei amici lì.
Non sentirti importante>> non so perché, ma sembra che il mondo mi cade addosso.
Il mio cuore smette di battere, il mio sorrido sparisce sul mio volto dove questa volta affaccia una espressione abbastanza incazzata.
<<Sai che ti dico? Vaffanculo>> sbatto la portiera fortissimo, così forte che non capisco nemmeno come possa essere ancora tutta intera per poi entrare sculettando.
Solidamente non lo faccio, ma so che mi sta guardando.
Che stupida, sono solo una maledettissima stupida.
Come ho potuto pensare che non aveva mai portato nessuno lì, sicuramente ha portato lì tutte le sue amanti, a quel pensiero mi devo appoggiare al muro cercando di calmare il senso di vomito che mi ha invaso prima di entrare in classe dove ricevo lo sguardo curioso di tutti i presenti, soprattutto quello di Davide che mi mima con la bocca un <<dobbiamo parlare>>so che non mi lascerà in pace fino a quando non gli racconterò tutto, ma la verità è che in questo momento vorrei soltanto dimenticare.
Sospiro andandomi a sedere.

Ciao a tutti, ecco un altro capitolo.
Che ne pensate? Vi sta piacendo questa storia?
Se avete consigli non esitate a scrivermeli ne commenti.
Al prossimo capitolo.

Una fottutissima settimanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora