Sivade sedeva ad un tavolo circolare, nascosto nell’ombra del salone dell’osteria.
Dietro alle spalle, una finestra dai vetri appannati, testimonianza dell’escursione termica con l’esterno; davanti a lui sul tavolo c'era un bicchiere di latte caldo e fumante.
Teneva tra le mani un sacchettino di juta, incerto su quale scelta prendere.Per la prima volta, dopo anni, si trovava obbligato a decidere. Una smorfia gli comparve sul viso ed estrasse il contenuto dell’involucro: ne venne fuori una polvere biancastra che riunì nel palmo della mano libera.
A volte la vita chiedeva di scegliere anche se le conseguenze della strada che si decideva di percorrere erano ignote.
Ingerì la polvere, e con quella il contenuto del bicchiere.
Crystal voltò leggermente il capo, ad osservare la clessidra che altro non faceva se non scandire il tempo con la sua sabbia nera.Accarezzò le incisioni su di essa con delicatezza, chiedendo un'unica cosa:
« Tom…» chiamò « Fatti vedere.».Un velo di malinconia nella voce.
Gli sembrò di percepire un sospiro, mentre la sabbia fuoriusciva da quell’oggetto appartenente alla sfera del tempo terrestre.
Un tempo non più suo.
Tutto avvenne nel giro di un secondo: davanti a lui si stagliò l’immagine di un ragazzo, con la sua stessa età, i suoi stessi occhi, i suoi stessi lineamenti.
Un suo riflesso allo specchio, se solo si fosse sistemato quei capelli quasi biondi, sebbene lunghi quanto i suoi tenuti nei dread locks. Una fascia nera che li reggeva, un cappello da baseball bianco in testa.Anche per quanto riguardava l’abbigliamento…Era completamente opposto a lui. I suoi jeans neri e attillati, urlavano disdegno se messi a confronto con quelli del suo gemello: larghi quattro volte più di lui, quasi prossimi a cadere. Indossava solo maglie extra-large in quanto, diceva lui, potevano nascondere ciò che avrebbe potuto suscitare imbarazzo in momenti poco opportuni.
Ma Crystal sorrise, nonostante non approvasse quei modi rozzi di vestire.Dopotutto non lo vedeva da tempo…Da troppo tempo non vedeva l’altra metà di sé stesso.
« Rivoltante…» riuscì a sputare Sivade, una volta ingerita la pozione.A saperlo, non si sarebbe mai privato dei suoi poteri, così avrebbe evitato quella schifezza. Tuttavia, sapeva che era stato necessario per sfuggire al continuo controllo della sua maestra. Cara, piccola maestra maledetta che mirava solo ad usarlo come giocattolino nei momenti di noia.
Sbuffò. Si sentiva già osservato.
Lei aveva nuovamente riacquistato la capacità di percepirlo.« Ma quanto sono fortunato…Oggi mi vanno bene tutte, eh.» si disse, una mano tra i capelli che già stavano cambiando.
Il giovane si alzò, sistemandosi i vestiti, poi riportò all’oste il bicchiere.Questi lo guardò, leggermente stupito « Non aveva i capelli?»
« Perché? Sono diventato calvo ora, messere?» sorrise il giovane, la chioma corvina dai riflessi bluastri.
« Non intendevo questo.» cercò di scusarsi l’uomo, giocherellando nervosamente con le mani.Sivade rise malizioso, uscendo dalla porta con grazia, una chiara imitazione di Crystal. Ironica, naturalmente.
S’immerse così nell’argenteo bagliore della luna, i piedi scalzi per niente infastiditi dal gelo del terreno. Perché, dopotutto, i maghi qualche trucchetto l’avevano.
Tom lo guardava, quel solito sorriso malizioso stampato sulle labbra, accennando un brevissimo inchino; una mano al frontino del berretto « Non ci speravo più ormai» disse sedendosi al fianco di quello che, purtroppo, era suo fratello…Gemello, per di più.

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𝑨 𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑩𝒐𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝑩𝒍𝒐𝒐𝒅
VampireEra l'anno 7632 nelle terre di Selejstia, continente dove diversi regni vivevano sotto lo sguardo vigile degli astri del cielo. Terra ricca di vita, Selejstia era meta per molti, dopo il crollo dei vecchi continenti. Nuovi regni si costruirono, ognu...