Capitolo 11

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Voleva essere una serata diversa dalle altre, almeno per quella volta.

Crystal sembrava in procinto di sparire da un momento all’altro, estraniatosi da tutto e da tutti.

San era sempre più perplessa su chi era chi, facendo continue domande al fratello e ai monaci del tempio.

Tom ciondolava qua e là per il tempio, curandosi di tediare la rossa quando la vedeva e seguire Crystal appena usciva dalla camera.

E Goito, nei rari momenti in cui tornava per una pausa dal lavoro, non faceva altro che rigirarsi un coltello a serramanico tra le mani, in special modo quando Tom provava ad avvicinarsi.

Il giovane mago non riusciva a sopportare un clima del genere.
Aveva bisogno di distrarsi e distrarre chi gli stava intorno, optando così per una serata allegra nella città di Tenra, nel regno di Greenwald.

Si trattava di un borgo tranquillo, le cui strade erano rigorosamente in pietra e marmo rosso, curate regolarmente dagli abitanti del paese.

Sivade amava quell’ambiente tranquillo: lo faceva sentire bene accetto, come una madre che accoglie il figlio.
Non come ad Amestris, dove ogni cosa era sfuggente, prossima a svanire nel nulla come le promesse dei suoi abitanti.

Camminando con passo tranquillo, il giovane mago condusse il gruppo che aveva al suo seguito fino alla loro destinazione: un ristorante messicano chiamato “Los Cavillos”, nella piazza centrale della città.

L’insegna in legno grezzo era lievemente illuminata da una lanterna sottostante, mostrando agli avventori lo stemma dai colori sgargianti: una pianta grassa, probabilmente un cactus, che portava un sombrero enorme sulla testa.

Sivade si fermò sulla veranda, in attesa: San arrivò quasi immediatamente, fasciata in un abitino bianco che le arrivava fino alle ginocchia, al contrario del completo blu notte che lui indossava.

Le sorrise, facendo finta di alzare un inesistente cappello dalla testa, in cenno di saluto.

Lei ridacchiò, facendo un lieve inchino, per poi abbracciarlo calorosamente.

Il ragazzo chiuse leggermente gli occhi, baciandole i capelli, corvini come i suoi.

Un gesto che riuscì a dargli più fiducia.

Crystal, mani in tasca, li raggiunse per primo, mettendosi al fianco della porta così da lasciar passare anche tutti gli altri.

Con lo sguardo seguì prima il fratello, poi Sivade. Senza aprir bocca.

Sapeva che sarebbe stato messo in disparte anche nel corso di quella serata, ma non poteva e non doveva far altro.

La Regina era stata molto concisa, avrebbe dovuto agire il prima possibile, o ella sarebbe stata costretta a imporgli una scadenza.

Con sguardo abbattuto aspettò che qualcuno si degnasse a farlo entrare, se mai si fossero ricordati di lui.

Sospirò, le braccia abbandonate lungo i fianchi.

Poi un sibilo indistinto e una ragazza che conosceva apparve accanto a lui, agghindata con una maglia nera aderente e un paio di short della stessa tinta. Lo guardò di sbieco, gli occhi turchesi che mandavano scintille di nervosismo: « Sei il benvenuto.» disse secca Goito.

Crystal la guardò entrare nel ristorante con passo deciso, tradendo l’evidente disturbo che le arrecava il dover trovarsi lì. Si chiese se anche lei non amasse simili eventi, ma poi la vide voltarsi con aria più seccata di prima.
«Non si era dimenticato.» lo avvertì senza fare nomi andando da San.
Il vampiro alzò un sopracciglio, senza commentare, prima di entrare con nonchalanche.

𝑨 𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑩𝒐𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝑩𝒍𝒐𝒐𝒅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora