Capitolo 24

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Era un corteo piuttosto vario il loro.

A capo, un giovane dallo sguardo severo, seguito a ruota da un possibile suo coetaneo vestito con uno spolverino bianco.
Dietro questi, due bonzi, l'uno sui trent'anni, l'altro sui sette; a seguire, una ragazzina dai capelli lunghi e neri che rincorreva un gatto nero poco felice della cosa. 
In chiusura, una ragazza dalla pelle bronzea e un ragazzo con i capelli rasta. Entrambi con gli occhi fissi all'acciottolato, come inconsci delle loro azioni.

Tutto per colpa di un'unica persona.

Crystal camminava con espressione che tradiva nervosismo, l'andatura calzante e gli occhi fissi alle indicazioni stradali che li condussero alla via nella quale doveva abitare la madre dei due bonzi che gli stavano alle costole.

Una volta portata a termine quella specie di missione personale, sarebbe tornato assieme a Tom in quell'edificio che erano tanto abituati a chiamare “casa”.

Pronto ad affrontarne ogni conseguenza: a partire da Hope, la piccola bionda che aveva lasciato per un'altra persona che distava soltanto pochi metri, alla Regina Hades che seguitava a pressarlo con le sue infinite richieste, per finire a Zero, il cui obiettivo finale mai era riuscito a comprendere.

Si sistemò una ciocca di capelli, voltando in un piccolo vialetto.

Davanti a loro si stagliò una casa piuttosto modesta e ordinata, con un piccolo giardino ben curato, la cassetta delle lettere di un bel rosso scuro, il cancelletto in legno smaltato verde. Sembrava una casa come le tante di quella via. Eppure lì avrebbero trovato la donna che aveva abbandonato i suoi figli. Dopo sette anni di distanza, Ren avrebbe potuto rivederla, e Soo avrebbe conosciuto il volto di sua madre.

Sivade fissò con sguardo vuoto la porta in noce che divideva quel piccolo drappello dalla loro meta. Sospirò, voltando il capo di lato. Non ci voleva entrare.

Crystal, al suo contrario, non tentennò nemmeno una frazione di secondo, affacciandosi alla porta con fare deciso mentre una mano di Soo  andava aggrappandosi ai suoi pantaloni: forse timoroso, probabilmente spaventato, indeciso.

Ma a quel punto fu Ren a bussare, non volendo prolungare oltre tutta quella sofferenza che badava bene a celare. E per portare a termine tutto quel dolore che sapeva anche il fratello portava. Senza nemmeno lasciare tempo a Crystal di pronunciarsi.

Haleck allo stipite della porta in attesa che qualcosa succedesse.

E non dovette aspettare troppo.

Una donna dall'aspetto ben postato, i capelli lisci e lunghi sino alle spalle, indossava un vestito nero che arrivava sino sopra le ginocchia, ai piedi delle scarpe con del tacco.

« Buongiorno, posso esservi utile?» chiese, fissando dapprima il moro davanti a se, poi i due bonzi ed infine Tom e Sivade, ancora in fondo al gruppo capeggiato da Crystal.

Notò il rasta sospirare mentre il gemello annuiva, composto ed aggraziato come sempre, le mani che andavano a sistemarsi i polsini della maglia che indossava: « Dovremmo farle delle domande, soltanto alcune domande al fine di conoscere alcune importanti verità...».

Ren si fece avanti annuendo, completamente d'accordo con quella dichiarazione iniziale.

Sivade si lasciò sfuggire un grugnito per nulla d'accordo, ancora avvolta da quella pessima sensazione. Si decise a guardare la donna che aveva aperto la porta, trovandola troppo magra per la sua età. E non  le piaceva quello sguardo, tanto sicuro di sé quanto crudele. Lasciava trasparire un potere nascosto e Sivade non era una novellina nell'arte magica. Quella signora tanto composta non era una qualsiasi.

𝑨 𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑩𝒐𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝑩𝒍𝒐𝒐𝒅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora