Capitolo 14

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Successe tutto nel giro di un millesimo di secondo.

Crystal sovrastava Sivade, le zanne leggermente premute sulla carne, prossime alla carotide, le mani che stringevano con forza le braccia del ragazzo: sbattuto contro il tronco dell’albero, le gambe a mezz’aria.

Eppure il giovane mago riusciva a mantenere un falso sorriso, in mano la pergamena con l’inchiostro ancora fresco. Ben conscio del pericolo al quale era sottomesso, la lucidità della paura era l’unica cosa che gli permetteva di mantenere il controllo.

La tempesta intorno a loro sembrava sul punto di difendere il suo artefice, ma lui la fissava, domandola come meglio poteva.
« Ben svegliato tesoro. Hai già sete?» chiese con tono assente, chiudendo per un attimo gli occhi.

Il vampiro non sembrava essere cosciente. Di fatto, non stava capendo nulla di ciò che lo circondava e gli veniva chiesto, come assuefatto dal profumo di quel sangue che a lungo aveva desiderato bere.

Le pupille si dilatarono. Le tenebre che finirono per divorare l’azzurro dei suoi occhi, mentre Tom assisteva alla scena, impotente. Il paletto ancora in pugno.

Vide la lingua di Crystal saettare sul collo del mago. Strinse i pugni.

Sivade, contrariamente, non riuscì a trattenere un sobbalzo, le zanne del moro davanti a lui che andarono a premere maggiormente sulla sua pelle. Spalancò gli occhi, evitando che un fulmine cadesse proprio di fianco a Tom, deviandolo con un sibilo soffocato. Si sentiva in completa balia di Crystal, eppure la tempesta non accennava a sparire, chiudendosi attorno a loro sempre più rapidamente.

«Le mie ultime volontà sono riportate su questa carta. Non macchiarle, per favore. Non ho lasciato una copia al notaio.» rise isterico, la voce ridotta a un sussurro strozzato.

«Ho fame» sibilò l’altro sul suo collo, la radura che sembrò tremare per un lungo istante. Leccò ancora la pelle di Sivade, le mani che tremavano per lo sforzo.

Si stava frenando dal dilaniare quella carne tenera e delicata.

«Non istigarlo, idiota!» ringhiò Tom a denti stretti avvicinandosi ai due con pochi passi: «Crystal, bevi da me come hai sempre fatto» disse imperioso, gli occhi fissi sulla sua schiena.

A quell’imposizione, il moro scoppiò a ridere fragorosamente, chinando appena il capo, le labbra che accarezzavano languidamente il collo di Sivade facendolo rabbrividire totalmente
«Non desidero te» miagolò ormai impazzito, la voce sottile.

La sua vittima per poco non soffocò, cercando di non ridere dalla disperazione. Guardò Crystal con le lacrime agli occhi, non riuscendo a credere alle sue orecchie: « …miagola! » osservò esasperato.

Le mani di Tom si contrassero con violenza inaspettata mentre si sentiva frantumare in mille pezzi, i sentimenti che vorticavano incontrollabili.

Retrocedette, le gambe rese deboli dalla sua volontà ora sminuzzata, mentre il cielo sembrava schiarirsi appena. Contrariamente a lui che non possedeva più la forza necessaria a combattere per il suo gemello.

Il vampiro toccò con forza il petto di Sivade, la mano che poi andò a fermarsi molto più in basso mentre le zanne andarono a strappare la maglia che quello indossava.

La bocca si spostò lentamente, le labbra languide che andarono a posarsi in corrispondenza del cuore che sentiva pompare con insistenza.

Ne accarezzò la pelle, stregato da quella che per lui, ora, altro non era se non magia: «Che ne dici…Affondo qui?» sussurrò, sorridendo perso.

Sivade lo guardò con espressione per metà impaurita, per metà nauseata.

Se solo Crystal avesse minimamente intuito cosa stava baciando in realtà.

𝑨 𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑩𝒐𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝑩𝒍𝒐𝒐𝒅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora