Capitolo 23

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La madre di Ren e Soo. O meglio, la donna che aveva partorito e spedito in convento Ren subito dopo la nascita del fratello minore. Cosa piuttosto contorta, o fotoromanzesca a seconda del giudizio che le si poteva dare.

Ascoltando il dibattito tra Crystal e Haleck, il portavoce del gruppo di ricerca, Sivade non era riuscita a farsi un'idea della donna da cui ora stavano andando.

Ne avevano parlato in modo superficiale, come se nemmeno loro la conoscessero bene; nemmeno Ren ch'era il figlio maggiore. Sembrava tutto avvolto nella consueta tela del mistero.

La ragazza, vestita con degli abiti smessi di Crystal, si guardava intorno attirando non poco l'attenzione per il colore della sua pelle. In effetti, attorno a loro non vedeva nessun dorato. Sembravano tutti figli della pallida luna.

Tanto quanto il cielo sopra le loro teste.

Tom, come al solito, stava in coda al gruppo, osservando il gemello poco più avanti studiare ogni passante con aria superficiale, pronto a riconoscere ogni minimo dettaglio che potesse ricondurlo alla donna a cui stavano dando la “caccia”.

Sorrise appena, scostando lo sguardo non appena s'accorse delle attenzioni che dava a Sivade, pronto a concentrarsi sui più piccoli del gruppo: Soo, allegro e curioso come al suo solito, che si guardava attorno meravigliato, non avendo mai visto il mondo che l'attendeva fuori dal tempio. San stava al suo fianco, traboccante della medesima gioia di vedere un nuovo villaggio, una nuova insegna, un nuovo passante. Ormai, quei due erano diventati inseparabili, e negli ultimi giorni erano sempre rimasti insieme a giocare e a divertirsi.

Sembravano due pulcini appena usciti dal nido, così teneri e così fragili.

Ren, invece, era sempre e comunque rilassato e sorridente, come se l'argomento non lo toccasse minimamente.

Procedeva a dar consigli, più inutili che altro, non sapendo bene come muoversi poiché fuori dal suo territorio.

Questo l'aveva compreso anche Tom, che si era ritrovato a sospirare affondando le sue mani affusolate nelle enormi tasche dei suoi jeans blu chiaro:

«Perchè non provare nel vecchio ufficio anagrafe?» propose debolmente, scuotendo il capo con fare smorto, i dread-locks che si muovevano ad ogni suo minimo gesto.

Sivade si voltò di scatto a guardarlo: « Vero!» sorrise a Ren « Lì qualcosa ci sarà, tipo censimenti o passaggi di proprietà. Magari anche qualche schedario o una fedina penale.»

Haleck fece spallucce sospirando quasi affranto: «Ma non ditemi che abbiamo di già terminato di cercare» sbuffò senza trattenere una risata mentre  aumentava di poco l'andatura, lo spolverino bianco e argento che lasciava una scia del suo passaggio.

Crystal si passò una mano ai capelli, fissandolo poco rassicurante: «Spererei di si» rispose allora, facendosi schioccare un osso del collo con nervosismo.

«Andiamo all'ufficio...» aggiunse poi affiancandosi al ragazzo, evitando di guardarlo in volto.

Non erano mai andati granchè d'accordo.
Questo Tom se lo ricordava.

Ma non aveva mai capito il motivo per cui Crystal insistesse nel tenerlo in quella che, in fin dei conti, era casa sua.
Alzò un sopracciglio.

“Affari suoi” si ritrovò a pensare con amarezza, cercando di allontanare quel fastidioso ronzio di sottofondo che altro non erano che i suoi pensieri.

Che sembravano volerlo far impazzire.
La testa ne era piena. E non sapeva più come controllarli: «Dopotutto...Sono un genio» rispose sottovoce, come a volersi prendere in giro. Tanto nessuno l'avrebbe sentito.

𝑨 𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑩𝒐𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝑩𝒍𝒐𝒐𝒅Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora