Posato ad un albero, la testa gettata all’indietro e gocce di sudore freddo che gli imperlavano la fronte corrucciata a causa della stanchezza.
Lì, stava Crystal; quell’esile e potente creatura che si stagliava in quella notte d’autunno. Il fratello Tom, inginocchiato davanti a lui preoccupato e teso, lo osservava con occhi vacui, le mani incrociate sopra le gambe.
Avevano fatto pochi chilometri e Crystal era crollato a terra, quasi esanime, una sferzata di vento gelido che aveva soffiato sul collo del biondo, avvertendolo.
Una cosa del tutto inaspettata.«Hai bisogno di riposo…Quante volte devo ripeterlo?» chiese Tom, lasciando trasparire tutta la sua ansia finora trattenuta.
«Purtroppo non sono come te. Tu che puoi dormire a tuo piacimento non potrai mai capire la sofferenza di esseri imperfetti come noi.» sibilò il vampiro, riaprendo gli occhi diventati due fiamme di zaffiro tagliente. Scoprì di vedere solo nebbia attorno a lui.
Tom chinò leggermente lo sguardo, guardandolo con la coda dell’occhio; in quei momenti si sentiva sopraffatto dal potere che la personalità di Crystal esercitava su di lui. Bastavano quegli occhi, e tutta la sua sicurezza vacillava.
Abbassò il frontino del berretto, coprendosi gli occhi nervosamente
«Starò io di guardia, recupera le energie».«Come vuole, signorino» rispose Crystal, la radura circostante che si riempì di echi sibilanti. Il vampiro odiava essere in balia di altri, anche del suo gemello.
Tanto meno bramava dormire, comportava troppa sofferenza, sia fisica che mentale eppure, solo così, riusciva a recuperare parte delle energie che gli sarebbero servite a proseguire quell’estenuante missione affidatagli.
Salvo che non si cibasse di qualche innocente.
Ma non era il caso. O meglio, non voleva.
Unicamente per preservarne meglio il profumo. Quel profumo…Sospirò, un’ondata d’aria fredda che lo avvolse, trafiggendolo come solo mille lame sapevano fare. Poi, per un breve istante, percepì del liquido caldo colargli dalla fronte gelata. Emise una risata vuota e cupa.
Sangue che macchiava i suoi lineamenti perfettamente scolpiti nel marmo, mentre la morte correva ad accoglierlo. Impedendogli di percepire un’ombra che si era posata sopra di lui, sul ramo più basso della quercia.
Il corvo era giunto senza emettere alcun suono, le ali raccolte ai fianchi. Alla luce dell’alba, il corpo fittizio di Sivade sembrava vibrare incessantemente, lasciando trapelare la rabbia repressa. Guardando Crystal come se niente fosse, ripensava al discorso che avevano fatto lui e Ixal. Forse la maga aveva ragione: stava ingannando sé stesso, cercando una spiegazione razionale a tutto ciò che il vampiro gli stava portando lentamente ad affrontare.
Scosse il capo, ed una piuma gli si staccò dal corpo: Sivade ne guardò il percorso in ogni dettaglio, cercando di trovare un senso a quello che gli stava succedendo. La vide cadere sul palmo aperto del giovane addormentato e gli venne istintivo spostare altrove lo sguardo.
La sincerità non era mai stata il suo punto di forza, eppure con Crystal era difficile mentire a lungo. Quella consapevolezza lo irritava più di qualsiasi altra cosa, impedendogli di ragionare lucidamente. Era scappato da quella donna, per impedirsi di perdere il controllo, ma il ribollio dei sentimenti non sembrava ridursi nemmeno lì.
Con gli artigli, raschiò leggermente la corteccia sotto le zampe e nascose la testa sotto l’ala destra, come per addormentarsi. Doveva cercare di dominarsi.
Trattenendo un tremito, guardò per un attimo l’altra figura presente in quel luogo, pregandola con la mente che non peggiorasse tutto, gli occhi del biondo fissi nei suoi:
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𝑨 𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑩𝒐𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝑩𝒍𝒐𝒐𝒅
VampireEra l'anno 7632 nelle terre di Selejstia, continente dove diversi regni vivevano sotto lo sguardo vigile degli astri del cielo. Terra ricca di vita, Selejstia era meta per molti, dopo il crollo dei vecchi continenti. Nuovi regni si costruirono, ognu...