Una carezza di sole, un sussurro di vento sulla sua pelle dorata, come un saluto fraterno, etereo e gentile.
Ma c’era altro.
Qualcosa di struggente e intenso.Viaggiava leggero nell’aria. Note d’una melodia senza tempo.
Sivade aprì a fatica gli occhi, stringendo appena il lenzuolo sotto le sue dita.
Le bastò qualche istante per riabituarsi alla luce.
Un minuto per riprendere consapevolezza di ciò ch’era successo.Era tornata sé stessa.
Dopo ben diciotto anni.I sentimenti che la percorsero in quel momento furono molteplici, l’uno più intenso dell’altro. Rabbia contro il padre che l’aveva maledetta e dimenticata. Disdegno per una madre che non l’aveva mai difesa. Sofferenza per quegl’anni vissuti sotto il manto d’una bugia insondabile.
Gioia…
Per aver ottenuto pace a quel dolore.
Per aver ripreso la sua forma.
Per aver trovato l’amore.La sua salvezza.
La sua soluzione.Pianse, mentre Crystal viaggiava con le dita sui tasti del pianoforte.
Pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto per anni e anni, silenziosa.
La tastiera lucida, perfettamente tenuta, che suonava note profonde e penetranti: note che riempivano le semplici pareti costituenti quella stanza in cui lui sedeva davanti ad un piano a coda, nero e ben conservato.
Accennò un flebile sorriso, gli occhi chiusi mentre si lasciava condurre dalle note malinconiche di quella melodia imparata anni, probabilmente secoli, prima.
Una canzone insegnatali dalla sua defunta moglie, colei con cui si era scambiato una promessa eterna che mai avrebbe dimenticato.
Non avrebbe mai conosciuto il nome di quel nostalgico motivo…Socchiuse gli occhi.
Si lasciò trasportare nelle sue ultime note, senza trattenere le emozioni struggenti che lo stavano pian piano avvolgendo.
Una nuova storia, una nuova vita, che non si sarebbe lasciato sfuggire.
«Ben svegliata mia Principessa».
Si voltò a guardarla con un sorriso delicato in viso.Sollevando lo sguardo, la ragazza non seppe sorridere immediatamente.
Il viso ancora rigato di lacrime, si rifugiò nel cuscino, sentendosi fin troppo debole.
Dov’era finita la sua forza?«Che schifo» sbottò nervosamente, le mani serrate per sfogare tutta la sua frustrazione sul materasso, prendendolo a pugni.
Il vampiro, pallido come sempre, prese a fissarla con cipiglio confuso: « Dopo una simile nottata, sentirsi dire certe cose potrebbe risultare abbastanza frustrante…» spiegò, chiudendo il copritasti del pianoforte, ora in piedi davanti al letto; vestito solo di boxer e jeans neri attillati, sorretti dall’immancabile cintura borchiata.
Fermatasi, Sivade tornò a guardarlo, sentendosi improvvisamente inerme
« Non mi riferivo a quello stupido…» disse flebile, rilassando le mani.Crystal quasi non si gongolò, un sorrisetto divertito sulle labbra: « Lo spero bene…» si portò le mani in tasca: né avanzò né retrocedette.
Ora come ora sentiva pericoloso l’avvicinarla.
«Scemooo!» disse esasperata la ragazza, ridacchiando appena.« La miglior nottata della mia vita » rise avvicinandosi alla finestra, attento a non esporsi ai raggi solari « Il che è tutto dire considerata la mia veneranda età e le mie nobili esperienze» scostò le tende, facendo calare ancora una volta il buio nella camera.

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𝑨 𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑩𝒐𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝑩𝒍𝒐𝒐𝒅
VampireEra l'anno 7632 nelle terre di Selejstia, continente dove diversi regni vivevano sotto lo sguardo vigile degli astri del cielo. Terra ricca di vita, Selejstia era meta per molti, dopo il crollo dei vecchi continenti. Nuovi regni si costruirono, ognu...