La bimba sedeva composta in un angolo del salottino, occupando una sedia piuttosto bassa, vicino ad una finestra.
Con sguardo perso, guardava il paesaggio fuori: la pioggia, gli alberi sconquassati dal vento, il cielo nero come la notte.
San non sapeva come potesse essere così violenta la natura.
Sapeva che Sivade, suo fratello o sua sorella, ormai più non capiva, insomma, sapeva che non poteva essere lei a richiamare quel tempo, pur questo essendo nelle sue capacità.
Mettendosi a posto una ciocca ribelle di lunghi capelli neri, stornò lo sguardo a quelle figure sedute a tavola, notando che v'era tra loro una tensione pressoché evidente.
Prima di tutti, Crystal stava a capotavola, gli occhi azzurri fissi in quelli del gemello che ricambiava lo sguardo a sua volta.
Ren non c'era: stava ancora rinchiuso in quell'angolo di mondo in cui pareva essersi rifugiato. In compenso, al suo posto v'era Haleck.
Un ragazzo che osservava tutto e tutti con un strano sorrisino incomprensibile stampato su quelle labbra rosee. Pareva che si divertisse ad insinuare l'ombra del dubbio sulla mente poco influenzabile di Crystal. Ma, non si sapeva come, ci riusciva sempre.
Anche se spesso accadeva che il moro spesso chiedesse il parere del fratello:
Forse più per una questione di formalità, che per un reale interesse dei pareri altrui.
Socchiuse gli occhi posando le braccia al tavolo:
« Ho preso la mia decisione » dichiarò allora, quasi all'improvviso, spostando a sua volta lo sguardo alla finestra.Sentendo quel tono, San si sentì in un qualche modo interpellata e alzò gli occhi castani su di lui, in attesa che proseguisse con il suo discorso:
« Riporterò Sivade a casa. Non può insistere a pernottare in un tempio come questo, dove le scorte di cibo e farmaci sono appena sufficienti per chi vi abita.
Lei è una Principessa. Come tale va trattata, e sicuramente al suo palazzo sapranno come curarla al meglio. » terminò, alzandosi in piedi con uno scatto invisibile ad occhio umano.Haleck, sempre stretto al suo spolverino bianco, si limitò ad annuire con un grosso sorriso, rimettendosi in piedi a sua volta.
Al contrario, Tom non sembrava altrettanto convinto:
« E dunque ti fidi a lasciarla a mani a te sconosciute dopo ciò che è successo con quella donnaccia? » domandò con cipiglio evidentemente perplesso « l'episodio potrebbe ripetersi. » spiegò, chinando appena il capo, dubbioso riguardante le facoltà momentanee del fratello.
A quelle parole, Crystal chinò appena il capo, imitando il gemello.
Sul viso un espressione quasi scettica.
Stanca e provata:
« Da quando in qua ti interessi della sua salute? » scosse lentamente il capo, avvicinandosi a San. Negli occhi v'era solo abbattimento:
« Dovrai farmi strada » le fece notare quindi, accarezzandole i capelli per un brevissimo istante, tornando composto l'attimo seguente.Tom respirò pesantemente, abbassando il capo. Arreso.
La bambina annuì prontamente, capendo di avere una grossa responsabilità sulle spalle: « Però c'è il mare intorno all'isola...» cercò di spiegare, terrorizzata alla sola idea di quell'abisso d'acqua « Nessuno sa usare un sistema magico? La nave impiega dieci giorni ad arrivare fino a lì.»
Crystal sorrise debolmente: « A quello ci penserà Tom » disse del tutto tranquillo, mentre percepiva distintamente da tutti gli altri soliti rumori del tempio, lo frusciare di quel spolverino che ben conosceva:
« Dato che qui non servo più, posso andarmene. » dichiarò Haleck a quel punto, con la solita aria ambigua, allontanandosi a passo rapido da quel tavolo a cui era stato seduto fino a quella tarda ora di notte « Hope è a casa da sola con Zero. Capirai la gravità della situazione » scoppiò a ridere, sparendo nel nulla pochi istanti dopo, avvolto dalla nebbia.

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𝑨 𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑩𝒐𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝑩𝒍𝒐𝒐𝒅
VampirosEra l'anno 7632 nelle terre di Selejstia, continente dove diversi regni vivevano sotto lo sguardo vigile degli astri del cielo. Terra ricca di vita, Selejstia era meta per molti, dopo il crollo dei vecchi continenti. Nuovi regni si costruirono, ognu...