Se ci si lascia trasportare dalle emozioni,
siamo spinti a reagire incautamente.
In una continua catena di vita
in grado di portare alla rovina.Pioveva.
Odore di acqua e polvere regnava incontrastato su quella città svuotata da ogni forma di vita esistente sul pianeta: solo case diroccate e mura distrutte.
Nient'altro.
In lontananza il ticchettio delle lancette del vecchio campanile che rintoccava l'inesorabile ora caduta su quella terra abbandonata da tutti; e Crystal che camminava silenzioso fra quelle strade colme di antichi ricordi non ancora perduti.
Un passo dopo l'altro segnava l'inesorabile meta che egli poteva già scorgere con quei suoi occhi amareggiati, turbati da una decisione che, probabilmente, si sarebbe rivelata solamente la più sbagliata della sua vita.
Mani in tasca, si fermò davanti a quell'unica casa ancora intatta, lo sguardo fisso su questa, inquieto. Ne osservò i contorni mentre la sua mente vagava altrove: le finestre semi-aperte che lasciavano intravedere l'interno, completamente arredato in legno di noce; l'immenso balcone del secondo piano dove notò Zero, uno dei suoi sottoposti, che lo salutava sventolando la mano allegramente in un ottima interpretazione di una vecchia megera; ed infine il suo sguardo si abbassò, tornando al giardino all'inglese, nel quale scorse una giovane ragazza andargli incontro sorridente, le mani intrecciate dietro alla schiena.
I lunghi capelli biondi per nulla intimiditi dalla pioggia che scrosciava ininterrottamente, gli occhi di un luminoso azzurro rivolti solamente a lui, come quel sorriso stampato sulle timide labbra di lei.
Hope l'aveva atteso, come promesso.
Il giovane vampiro si portò una mano fra i capelli bagnati, osservando la ragazza con una morsa al cuore.Stava sbagliando...Stava sbagliando tutto...
«Bentornato Crystal...» sussurrò lei, le mani che andavano a posarsi sul suo petto, felici di poterlo toccare dopo tanto tempo.
Il vampiro chiuse gli occhi angosciato mentre andava a posare le mani gelide ai fianchi di lei, stringendola a sé con vigore, come se nulla lo tormentasse.
Non poteva lasciarsi andare alle sue emozioni, conscio del fatto che lei poteva percepirle, trascinandola con sé nell'abisso dei suoi tormenti privati.
«Ciao Hope...» abbozzò un debole sorriso, appartando per un breve momento le sue amare intenzioni « Entriamo...Sei già fradicia.».
Quella sorrise allungando una mano verso quella di lui, intrecciando le loro mani in un'unica cosa.
Crystal non rifiutò quel contatto, stando ben attento a comportarsi come al suo solito, sentendosi un vero codardo.
Sentiva di non avere il coraggio di lasciare quella fragile creatura, la cui unica sfortuna era stata quella di incontrarlo, in quel maledetto corridoio del castello della Regina.
La condusse fino alla cucina, senza aprir bocca, in un silenzio che si rivelò difficile spezzare. Le sistemò la sedia in maniera tale che ella potesse comodamente sedersi, senza spiegazzare quel stupendo abito bianco che portava con eleganza innata. Uno stile del tutto simile a quello di Crystal con cui aveva vissuto per due anni interi, assieme a Zero ed Haleck.
Hope posò entrambe le mani al grembo mentre lui andava a sistemarsi in una sedia di fronte a lei, lo sguardo leggermente vacuo, perso a pensare al motivo per cui si trovava in quella casa, seduto ad un tavolo con la sua...fidanzata.
Una mano andò ad accarezzare nervosa l'anello di platino che portava al collo, per poi rigirarlo velocemente fra le pallide dita:
«Come prosegue la tua missione...?» chiese la ragazza quasi sottovoce.
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𝑨 𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑩𝒐𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝑩𝒍𝒐𝒐𝒅
VampirEra l'anno 7632 nelle terre di Selejstia, continente dove diversi regni vivevano sotto lo sguardo vigile degli astri del cielo. Terra ricca di vita, Selejstia era meta per molti, dopo il crollo dei vecchi continenti. Nuovi regni si costruirono, ognu...