Amor sacro

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Dovette partire alla volta della lotta, nuovamente. Vociferavano che gli americani sarebbero giunti presto a combattere gli invasori. Io piansi assieme a tutte le mie sorelle stuprate, ma non con il loro dolore. Il mio cordoglio era un grido lancinante d'amore, di quelli che macerano gli organi ed erodono le ossa. Florian pianse faccia a faccia con me, senza neanche la libertà di potermi dare solo un ultimo, estenuante, bacio. Quella partenza era stata improvvisata nel giro di qualche ora, sia io che il mio soldato non avemmo il tempo di metabolizzare l'addio. Quello fu un vero e proprio addio, un saluto bagnato e salato che porta il sapore di un singhiozzo irripetibile ma costantemente presente. Non rimane solo nei ricordi, no, quella malinconica, tutta la mancanza aguzzina, persiste finché non ti sarà rilasciata l'estrema unzione. Non rividi mai più Florian, e credo che non lo incrocerò nemmeno nella mia imprecisa vita dopo la morte. Lo sento ancora sui bordi delle mie labbra, in tutti quei baci, troppo pochi, che mi ha ossidato nella bocca. Morto, quasi certamente, trivellato di proiettili o mutilato da scoppi nascosti tra la terra. Il mio meraviglioso Cristo, il mio eterno Adamo, il mio Giuda tentatore, la mia madre Maria ed il mio padre Giuseppe. Lui, la stella cometa che annunciò la nascita di Gesù bambino, lui ancora, la croce e i chiodi che lo uccisero. Quando fui aperta a metà dalla testa del nostro angelo un attimo prima di averlo finalmente in petto mi resi conto che esisteva davvero un dolore fisico uguale a quello che sopportava a stento il mio cuore infranto da mesi. E poi lo annusai, quel figlio suo, l'unico gioiello e brandello rimastomi di Florian. Eccolo il figlio della guerra, il bambino dei bambini. Angelo Florian, il mio sangue prova del peccato d'amore infranto.