Capitolo 1

3.1K 140 24
                                    


CAPITOLO 1

Jungkook

Erano trascorsi tre anni esatti da quando tutto aveva avuto inizio. Tre anni esatti da quando avevo dovuto rinunciare ai miei sogni e rimboccarmi le maniche per fare qualcosa di completamente diverso ma necessario. Le bollette e il cibo, a casa, erano diventate incombenza mia, perché mio padre non poteva fare più niente e mia mamma doveva assisterlo. La notizia della sua malattia era arrivata improvvisa ed inaspettata e i dottori erano stati chiari: aveva bisogno di riposo e di tranquillità.

Erano seguiti giorni difficili, di pianti e decisioni, di scuse non dovute da parte di chi mi aveva concepito, perché non era colpa di nessuno se quella bomba era esplosa su di noi.

Per non farli stare male, ero stato io a prendere la decisione finale: avevo lasciato l'università, la casa che condividevo con il mio migliore amico Yoongi e i miei sogni. Ero tornato a vivere dai miei e avevo cercato un lavoro dignitoso. Non ci ero riuscito subito, ma le mie qualifiche da bar tender e da istruttore di boxe, prese rispettivamente per piacere e per passione, mi avevano aiutato e, due settimane dopo, ero stato assunto come bodyguard alla Kim Enterprise, una delle società finanziarie più grandi del Paese. Qualche volta stazionavo all'ingresso, qualche altra accompagnavo il signor Kim nelle sue incombenze. Ero al suo servizio.

Poco alla volta, però, mi ero reso conto che, nonostante la paga fosse buona, non era sufficiente per le spese e per l'istruzione della mia sorellina di otto anni Somi; con l'umiliazione scritta in faccia e la probabilità di un rifiuto altissima, avevo chiesto al signor Kim di tenermi presente nel caso in cui avesse avuto bisogno di personale in altre sue attività. Mi aveva chiesto il motivo e io avevo dovuto dirglielo, con un nodo alla gola che a stento mi aveva consentito di parlare. Tre giorni dopo era arrivata la risposta e l'ulteriore lavoro, dove mi trovavo in quel momento.

Il "First class" era un club lussuoso, il tipo di locale nel quale si potevano trovare attori e idol senza che nessuno li andasse ad infastidire. Era, appunto, per la prima classe, per coloro che la società definiva èlite.

Era composto da divani in pelle nera e sgabelli dello stesso colore; gli interni si alternavano tra il nero e il grigio scuro; a dominare tra questi vi era uno spaccato di rosso fuoco e luci soffuse, per rendere tutto più espansivo ed intimo.

Non erano i lavori che avevo sognato tutta la vita, ma almeno mi permettevano di dar da mangiare alla mia famiglia. Da tre anni, ormai, erano diventati la mia routine.

«Jungkook», una voce femminile pronunciò il mio nome con tono seduttivo. «Vorrei ordinare ancora da bere.»

Alzai lo sguardo per incontrare quello della ragazza, ancora fisso sulla targhetta con il mio nome scritto sopra.

Era ormai mezz'ora che si tratteneva alla zona bar senza togliermi gli occhi di dosso. Conoscevo il tipo. Che fossero maschi o femmine, la storia che si ripeteva era sempre la stessa: volevano rimorchiare qualcuno diverso dai ricconi a cui erano abituati, farsi scopare e poi sputarti in faccia non appena aveste finito.

E mi facevano schifo, a dirla tutta.

Ma ero un impiegato, lavoravo a contatto con il pubblico e dovevo essere amabile, anche quando li rifiutavo.

Era stato il responsabile del club, Kim Namjoon, al quale ero stato affidato il primo giorno, che mi aveva spiegato come andavano le cose e, tra le altre, questa. Uno dei motivi per cui ci ero rimasto, infatti, era stato proprio il forte principio morale che avevo percepito da Namjoon. Me l'aveva detto chiaro e tondo: «i ricchi vogliono tutto. Se ci provano, non ci devi andare, voglio che sia chiaro questo. Rifiutali gentilmente e va bene così. La questione cambia se lo vuoi. Fuori dal club puoi fare tutto, ma non sentirti costretto a fare qualcosa che il tuo lavoro non richiede.»

First class || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora