CAPITOLO 12
Jungkook
Ero tornato ormai da due ore da lavoro, ma la collera che provavo non accennava a scemare.
Avevo provato a distrarmi giocando alla play e con mia sorella, ma non era servito. Avevo chiacchierato con i miei genitori, tentando un metodo diverso, ma neanche quello era servito, perché ero stato tutto il tempo con la testa tra le nuvole.
Non sapevo neanche io come mi sentivo.
Era la prima volta che mi capitava una cosa del genere e con chi se non Kim Taehyung?
Ero stato tentato sul serio di prenderlo a pugni, ma qualcosa mi aveva fermato, ed era stato il suo sguardo.
Quei suoi maledetti occhi, sempre altezzosi, qualche volta seduttori, erano intrisi di altro, qualcosa che non avevo mai visto prima, in lui.
Me ne ero accorto subito, che qualcosa non andava, quando mi aveva ordinato di entrare e poi mi era saltato addosso.
Anche il suo modo di toccarmi e baciarmi era stato diverso dalle volte precedenti. Non aveva avuto niente a che fare con il desiderio e la frenesia che entrambi condividevamo. Era stata una vendetta, un desiderio di dominio che era diverso da quello che mi aveva sempre detto che possedeva.
Voleva un capo espiatorio, e aveva trovato me.
Quando mi ero accorto di cosa stava succedendo, lo avevo spinto via e avevo cercato di fargli vedere che era fuori di sé e che io non c'entravo niente con la sua rabbia, poi me ne ero uscito, perché non avrei sopportato di stare un minuto in più con lui.
Ero furioso.
Avevo comunque fatto il mio dovere, come promesso e, forse, avevo capito vagamente il motivo per cui stava così.
Nella sala riunioni, la tensione tra Taehyung e il padre si tagliava con il coltello, ma entrambi avevano fatto del loro meglio per non darlo a vedere.
Mi ero trovato ad osservare tutto il tempo, in piedi di fronte a dove era seduto lui, il suo sguardo: non era più quello di rabbioso di prima, qualcosa era cambiato. Sembrava spento, sembrava...angosciato.
Non mi erano sfuggiti i suoi richiami, quando ero uscito dalla stanza, ma non avevo voluto voltarmi. Avrebbe significato cadere nella sua trappola.
Ma, lì dentro, mi era sembrato un ragazzino. Uno di quelli che aveva inseguito alla Fondazione, mi era sembrato fragile.
Nonostante una parte di me stesse cercando di comprenderlo, però, l'altra era incazzata nera. Capivo che avevamo le nostre divergenze e che ultimamente le cose tra noi si erano complicate, ma questo non gli dava il diritto di prendersela con me.
Io non avevo fatto niente.
Non mi infastidiva ciò che mi aveva detto, che avrei dovuto ringraziarlo per non avermi fatto licenziare, perché sapevo che era una delle sue tante frasi che diceva per farmi incazzare, ed era proprio quello il suo obiettivo; mi infastidiva che, per un momento, avesse perso la ragione e si era trasformato in qualcuno che sapevo non fosse; avevo detestato il suo tocco e, odiavo ammetterlo, io di solito lo adoravo, proprio perché avevo capito che non era il solito Taehyung, che qualcosa era successo e che stava usando me per vendicarsi.
Questo non glielo avrei mai permesso.
Non mi aiutava, quella sera, il fatto che Somi continuasse a lamentarsi.
«Kook, non riesco a dormire senza Shine.»
«Provaci, è solo una notte.»
«Non ci riesco.»
STAI LEGGENDO
First class || Taekook
FanfictionTaehyung è quello che tutti definiscono "first class", una prima classe: arrogante, presuntuoso, impertinente e carismatico, figlio di uno dei più grandi imprenditori del Paese. Due sono le sue fisse: il lavoro e le feste. Jungkook è l'opposto di un...