CAPITOLO 16
Jungkook
La mattina della partenza Somi pianse più del solito, ritardando la tabella di marcia dei miei genitori e il mio lavoro di un'ora. Il signor Kim non fece storie e mi disse di prendermi tutto il tempo del mondo. Sinceramente, non sapevo come una persona che sembrava così aperta e disponibile potesse avere problemi con l'orientamento sessuale di qualcuno. Ripensando alle parole di Taehyung, mi chiedevo cosa sarebbe successo se gli avessi detto che anche io ero gay e che io e il figlio non eravamo più solo nemici.
Proprio mentre cercavo di far ragionare mia sorella, mi arrivò la sua chiamata.
«Dove sei finito?»
«I miei devono partire per andare in ospedale e Somi ha deciso di fare i capricci.»
«Sta male?»
«Lo fa sempre, quando devono stare via. In ogni caso, tra poco arriviamo. Ho già avvisato tuo padre.»
«Come venite senza l'auto?»
«Come siamo sempre venuti: con l'autobus.»
«Passo a prendervi io.»
Ecco, proprio quello che volevo evitare.
«No.»
«Passo io. Ci metto poco.»
Fui costretto a voltarmi quando sentii di nuovo Somi piangere e rifiutarsi di scendere dall'auto. Sbatté i piedi così forte che per poco non prese mio padre - il quale stava cercando di calmarla -, nello stomaco.
Sentii il sangue nelle mie vene gelare. Quei colpi così non li poteva ricevere, erano pericolosi. Il suo corpo era debole, qualsiasi cosa avrebbe potuto peggiore la situazione.
Con lo spavento che mi accelerava il ritmo cardiaco, cercai di finire al più presto quella telefonata per poter intervenire.
«No, non venire. Devo andare ora.»
«Ci vediamo a casa tua.»
Mi innervosii.
Non era una cosa inusuale per noi fare quel tragitto, quando arrivava il momento. Anche Yoongi si era offerto più volte di accompagnarci e tornare a prenderci, ma avevo sempre rifiutato e a un certo punto aveva capito che era inutile insistere. Non mi piaceva dipendere da qualcuno, quando potevo fare tutto da solo. Detestavo che qualcuno volesse forzarmi a fare e accettare qualcosa che non volevo.
Io e Somi potevamo cavarcela da soli, lo avevamo sempre fatto.
E poi, soprattutto in quel momento, tra Taehyung che continuava ad insistere e a voler fare a modo suo e mia sorella che non smetteva di piangere, agitarsi e scalciare, sentii la testa scoppiare.
«Cos'è che non hai capito, Taehyung? Ti ho detto che non devi venire e non verrai.»
«Perché stai facendo il testardo? Ci vuole-»
«Non me ne frega un cazzo di quello che pensi!» sbraitai, al limite della pazienza. «Se ti presenti qua, sta' pure certo che non vedrai mai più la mia faccia e quella di Somi. Lasciaci stare.»
Seguì qualche momento di silenzio.
«Vaffanculo, Jungkook.»
Mi riattaccò il telefono in faccia.
Posai il cellulare in tasca e mi avvicinai di nuovo ai miei. Mia mamma mi guardò.
«Che c'è?» chiesi, forse in modo troppo brusco.
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First class || Taekook
FanfictionTaehyung è quello che tutti definiscono "first class", una prima classe: arrogante, presuntuoso, impertinente e carismatico, figlio di uno dei più grandi imprenditori del Paese. Due sono le sue fisse: il lavoro e le feste. Jungkook è l'opposto di un...