Capitolo 8

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CAPITOLO 8

Jungkook

Il mattino dopo, fui chiamato nell'ufficio del signor Kim.

Non mi preoccupai troppo, succedeva spesso quando doveva assegnarmi compiti che non avevano a che fare con lo stare stazionati davanti alla porta del suo ufficio.

Bussai e, appena mi fu accordato, entrai.

«Ciao, Jungkook. Siediti pure.»

Presi posto di fronte a lui.

«Come va? Come sta tuo padre?» chiese, mentre metteva un plico di fogli da parte.

«Abbastanza bene, signor Kim. Al momento è stabile.»

«È bello sentirlo.»

Il signor Kim mi domandava spesso di come procedesse la situazione a casa. Mi aveva dato due lavori, un posto dove Somi potesse passare il tempo e la sua più completa disponibilità.

A proposito di Somi...

«Signor Kim, le volevo chiedere un favore, prima.»

Mi rivolse tutta la sua attenzione.

«Certo, dimmi pure, Jungkook.»

«La settimana prossima mio padre sarà in ospedale per il solito ciclo di riabilitazione di tre giorni. Mi chiedevo se fosse possibile, durante i miei turni, portare mia sorella.»

Strinsi le mani in grembo. Di solito non c'erano problemi, ma chiederlo era sempre difficile per me. Dipendere dalla gentilezza di qualcuno non mi faceva stare bene, ma ero costretto a farlo.

«Lo sai che non devi neanche chiederlo. Somi è sempre la benvenuta. Sei un gran lavoratore, Jungkook, questo è il minimo che posso fare per te. E poi tutti adorano la tua sorellina, anche Taehyung.»

«La ringrazio davvero tanto, signor Kim. Sapeva che si conoscono, suo figlio e Somi?»

Annuì.

«Non l'ho saputo direttamente da lui, ma i ragazzi alla Fondazione ne parlano spesso. Dicono che mio figlio è ferrato con i bambini e ride tanto, quand'è con loro», abbassò lo sguardo e un'espressione di disagio glielo incorniciò. «Vorrei tanto sapere com'è, quando non mette quella maschera addosso. Vorrei davvero vederlo ridere, senza che mi riservi quegli occhi pieni di disprezzo».

Lo fissai, sorpreso.

Non mi aspettavo quelle parole, né che le dicesse con facilità davanti ad un semi-sconosciuto.

Avevo capito che il loro rapporto non era dei migliori, ma sentirselo dire e vedere il suo sguardo pieno di tristezza, me ne fece rivalutare la gravità.

Potevo capirlo, da un lato. Anche io avevo sempre visto il lato arrogante di Taehyung, quello che permetteva solo di odiarlo. Non sapevo neanche esistesse un'altra parte di lui, prima di osservarlo alla Fondazione.

Ma lui era il padre, ed era ancora peggio.

Stavo per rispondergli, quando un altro tocco alla porta m'interruppe.

Il signor Kim alzò gli occhi alle mie spalle e fece segno di entrare.

La sedia accanto a me venne spostata con poca grazia e Taehyung si sedette.

Quel giorno portava un pantalone grigio chiaro d'alta sartoria e una camicia bianca mezza sbottonata e aperta, senza cravatta e con le maniche arrotolate intorno agli avambracci.

Mi permisi di lanciargli un'occhiata indiscreta al collo, desideroso, senza sapere il perché, di rivedere i miei segni.

Solo a pensarci sentivo l'eccitazione prendere il sopravvento.

First class || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora