Capitolo 11

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CAPITOLO 11

Jungkook

Era passata un'altra settimana.

Da quando la mia vita aveva preso una piega strana, con una presenza ingombrante, il tempo passava volando.

Un giorno non sembrava più durare un'eternità e l'aspettativa di quello che sarebbe capitato me la rendeva leggera.

Era trascorsa una settimana da quando avevo sfiorato, per un pelo, il licenziamento.

Con quell'evento, mi ero reso conto quanto fossi caduto nelle grinfie di Taehyung. Ero stato talmente accecato da quello che stava capitando tra noi da rischiare il mio posto di lavoro.

Sebbene mi fossi detto più volte che quel momento non sarebbe mai arrivato, alla fine, invece, era successo.

La cosa divertente era che non ero incazzato con lui, non troppo, almeno.

All'inizio, prima ancora che Namjoon mi facesse entrare nella sua stanza per parlare, ero stato investito da una rabbia accecante e cocente, nella mia testa avevo incolpato lui di tutto. Poi, man mano che finivo il mio lavoro e la mente diventava più lucida, mi ero reso conto che la colpa non era stata solo sua, ma anche mia.

Lui mi aveva provocato ma avevo scelto io di seguirlo, dimenticandomi perfino che stessi lavorando. E una volta dentro, avrei potuto scegliere di tornare indietro, invece ero rimasto, ad avvicinarmi e farlo avvicinare, ed eravamo stati ad un soffio così dal finire di nuovo a fare sesso.

Ad ogni reso conto, capivo sempre di più che ogni cosa che avevamo fatto e che avevamo condiviso, era stata colpa di entrambi. Un cinquanta e cinquanta.

Era stato sempre un dare e ricevere continuo e non potevo scaricare la colpa su una sola persona.

A differenza di Taehyung, che viveva nell'immaturità, io riuscivo a distinguere le cose e a riconoscerle.

Eravamo entrambi colpevoli.

Da quel momento stava a me non commettere più errori. Un passo falso e sarei stato fuori, e non potevo permetterlo.

Avevo giurato su mia sorella che da quel momento, a lavoro, non mi sarei fatto più distrarre, e se Taehyung ci avesse provato, lo avrei ignorato o mi sarei scambiato con Jin. Di preciso non lo sapevo, ma avevo già programmato tutto e stavolta non avevo intenzione di mandare all'aria le cose.

Tuttavia, sapevo anche che, se il posto di lavoro era ancora mio, lo dovevo a Taehyung.

Avevo cercato di utilizzare una scusa plausibile con Namjoon, ma lui mi aveva detto che anche se mi credeva, non poteva passarci sopra. Le regole erano chiare, era costretto a licenziarmi.

Con un nodo nello stomaco e la mente tremila anni avanti per capire quale altro lavoro avrei potuto raccattare, avevo accettato la mia sorte.

Poi era entrato lui e si era preso la colpa.

Quella era l'ultima cosa che mi sarei aspettato.

Avrei immaginato piuttosto che fosse da qualche parte nel locale a festeggiare il mio licenziamento, invece non era stato così.

In compenso mi ero beccato un calcio nello stinco, ma quello lo avevo accettato senza parlare.

Era bastata una riunione tra i due per farmi reintegrare.

Quando Namjoon era uscito per comunicarmelo, ero rimasto scioccato e avevo cercato lo sguardo della persona che sapevo averlo permesso. Lui però non era sembrato dello stesso avviso e mi aveva evitato, andando via in fretta con Jimin.

First class || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora