CAPITOLO 17
Taehyung
Quando allungai la mano accanto a me nel letto, notai che ero da solo.
Mi alzai sui gomiti, cercando di captare qualche rumore al di là della porta chiusa, e mi arrivarono forti e chiare le voci dei due fratelli che parlavano.
Tornai a sdraiarmi, stropicciandomi gli occhi.
Il giorno prima era stato infernale: mi ero incazzato, mi ero sentito ferito quando Jungkook mi aveva parlato in quel modo ed ero stato pronto per fargli la guerra ma, quando avevo visto la sua espressione angosciata in azienda, avevo perso tutti i cattivi propositi.
Stava soffrendo e il fatto che finalmente riuscivo a capirlo mi aveva portato a prendere una decisione, anche se ci avevo messo del tempo.
Ci avevo pensato mentre mi occupavo di Somi e poi a casa e ancora al club, finché non era andato via con lo sguardo perso e non avevo potuto trattenermi.
Mi ero prefissato di andare a casa sua solamente per stargli vicino, ma poi lui era crollato e insieme a lui ero crollato anche io e tutte le mie difese.
Vederlo piangere, così vulnerabile, era stato un colpo.
Ero abituato a un Jungkook diverso: a quello che mi aveva affrontato dalla prima volta che ci eravamo scontrati, a quello che mi aveva provocato non cedendo alle mie, di provocazioni, a colui che sembrava così duro, così rigido, così trattenuto...invece in quel momento era la persona più fragile del mondo e il desiderio di proteggerlo e farlo stare meglio era prevalso.
Quando mi aveva detto di aver bisogno di me mi aveva preso alla sprovvista, perché non sapevo di essere diventato così importante per lui, al punto tale da volermi in quel momento, ma era stato un altro passo che mi aveva portato a riflettere e a rendermi conto che io volevo stargli vicino.
Lo volevo e non solo a livello fisico. Volevo lui, la sua personalità, tutto quello che ne comportava, anche se significava scontrarmici ogni tanto e impormi per far sì che si fidasse di me.
Io, Kim Taehyung, il re delle feste, il giullare di corte, il playboy incallito, ero caduto.
Ero finito.
Mi ero innamorato.
Ma non sapevo come esprimere i miei sentimenti né conoscevo la strada che Jungkook voleva percorrere, non sapevo se voleva farlo con me.
Ero una persona difficile e conflittuale, c'erano momenti in cui neanche io mi capivo. La maggior parte delle cose come la comprensione, l'empatia, l'affetto, l'amore le stavo provando per lui e con lui per la prima volta nella mia vita.
Non sapevo come comportarmi né come agire. I miei genitori andavano d'accordo, ma il rapporto con mio padre aveva fatto sì che assumessi una visione molto più cinica dell'amore. Il più delle volte avevo cercato conquiste per innervosirlo, per fargli capire che non mi comandava e che avrei continuato per la mia strada anche se non era d'accordo.
Ma in questo caso era tutto diverso. Quello che provavo non aveva nulla a che fare con lui, ma solo con me stesso e con la persona meravigliosa che in quel momento parlava con la sua sorellina di otto anni nell'altra stanza.
Non avevo mai vissuto una situazione simile a quella di Jungkook ma immaginavo quanto potesse essere difficile occuparsi di tutto, abbandonare tutti i sogni e provvedere alla famiglia senza lamentarsi neanche una volta; occuparsi della propria sorella senza far sentire in colpa nessuno.
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First class || Taekook
FanficTaehyung è quello che tutti definiscono "first class", una prima classe: arrogante, presuntuoso, impertinente e carismatico, figlio di uno dei più grandi imprenditori del Paese. Due sono le sue fisse: il lavoro e le feste. Jungkook è l'opposto di un...