CAPITOLO 20
Jungkook
Sembrava un incubo o almeno speravo che lo fosse, e che di lì a poco qualcuno sarebbe venuto a svegliarmi per dirmi che mio padre non era mai peggiorato e che Taehyung mi aspettava come sempre mentre giocava con Somi.
Invece no, era tutto vero: papà aveva bisogno di quella terapia per stare meglio e Taehyung mi aveva cacciato, perché io avevo mandato tutto a puttane. Tutti i discorsi fatti, tutte le cose che ci eravamo detti, le avevo buttate nel cesso. Avevo sbagliato e me ne ero reso conto nello stesso momento in cui lo avevo guardato in faccia e, come sempre, ci avevo letto tutte le sue emozioni.
Avevo tentato di spiegargli tutto ma la voce non aveva voluto saperne di uscire e lui, poi, aveva proposto l'unica soluzione che sapeva mi avrebbe fatto incazzare e infatti così era stato. Ero così arrabbiato che mi ero fatto uscire parole che non pensavo e l'avevo ferito ancora di più.
E ora mi sentivo malissimo, alla deriva, senza appigli. Era diventato lui il mio appiglio, ma io avevo deciso di perderlo, tutto per la mia cazzo di scontrosità. Avrei potuto dirgli il mio pensiero con calma e invece avevo urlato più di lui e lo avevo quasi fatto cadere per la violenza che ci avevo messo nella spinta che gli avevo dato.
Ero un coglione, ero un cazzo di stronzo.
Mi rimisi in macchina asciugandomi le lacrime e decisi che tornare a casa al momento, nello stato in cui mi trovavo, era fuori discussione. Quando arrivai da Yoongi, però, stavano di nuovo scorrendo libere, nonostante i miei mille tentativi di asciugarle.
«Jungkook», mormorò aprendomi la porta. «Che è successo?»
Si fece da parte per farmi entrare e senza curarmi della presenza di Jimin corsi verso il divano, sdraiandomi a faccia in giù con la testa affondata nel cuscino, che usai per poter piangere senza che dovessi guardare in faccia qualcuno. Sembrava che ultimamente la mia parte fragile venisse a galla molto più frequentemente di quella dura che mi ostinavo a portare.
Continuai così per un po', aggrappandomi ai bordi, ma non servì a calmarmi.
«Vado da Tae» sentii sussurrare Jimin.
Mi alzai leggermente con la testa.
«Non ci andare. Mi ha--, m-mi ha appena sbattuto fuori».
Tornai a nascondermi.
Yoongi si avvicinò e mi appoggiò una mano sul braccio.
«Kook, calmati. Vedrai che si aggiusterà tutto.»
Mi voltai per guardarlo.
«Cosa si aggiusterà, hyung? Mio padre continua ad avere bisogno di una terapia che costa più del mio rene e Taehyung non fa altro che offrirmi i suoi maledetti soldi! Io non li voglio, hyung, non li voglio!»
Mi guardò, capendo immediatamente il punto. Il mio amico mi conosceva da anni, ormai.
«E' per questo che sei ridotto così?»
«No, sono ridotto così perché mi sono incazzato e l'ho spinto e poi gli ho detto una cosa terribile che-che non penso. Ma n-non lo pensavo, hyung, te lo giuro, io non lo penso quello che ho detto!»
Mi nascosi nella manica della maglia e ricominciai a frignare. Neanche Somi piangeva così tanto, me ne rendevo conto, ma era più forte di me e non riuscivo a fermarmi.
Jimin si abbassò alla mia altezza, mettendomi le mani sulle ginocchia.
«Jungkook, posso dirti una cosa?»
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First class || Taekook
FanficTaehyung è quello che tutti definiscono "first class", una prima classe: arrogante, presuntuoso, impertinente e carismatico, figlio di uno dei più grandi imprenditori del Paese. Due sono le sue fisse: il lavoro e le feste. Jungkook è l'opposto di un...