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Quando apro gli occhi e mi giro verso la finestra con le sbarre, un senso di solitudine mi avvolge. Fuori sta sorgendo il sole ed io, ormai sveglia, non voglio perdermi lo spettacolo, così scendo dal lettino e mi appoggio alla finestra per osservare l'alba.

L'arancione, il rosa e il giallo riempiono il mio campo visivo.
Il cielo è un esplosione unica di colori: non è caotica, anzi, mi tramette tranquillità. Guardo il cielo e penso a come la mia vita sia cambiata in un solo mese. Ormai qui tutti mi amano, ho degli amici: persone che considero la mia casa. Persone con cui condividere il mio tempo, le mie passioni.
Mi sento incredibilmente parte di qualcosa.

Il carcere minorile mi ha fatto capire che noi ragazzi ci concentriamo troppo su ciò che non è veramente importante: serie tv, telefono e tante altre cazzate; ma lasciamo perdere cose davvero importanti come gli amici, la famiglia e lo stare insieme.
Che poi in realtà non è così semplice, perché nonostante tutto, noi umani abbiamo bisogno anche di sognare: di avere qualcosa da desiderare infinitivamente ma considerarlo un desiderio impossibile, fare guerra con noi stessi per cercare di ottenere quel desiderio, di renderlo reale, ma non provarci mai. Ricordare quanto abbiamo voluto quella cosa che poi non è mai stata nostra.

Il mio desiderio impossibile è l'amore, il matrimonio, i figli.
Mi sembra impossibile che in futuro sarò sposata con dei bambini, di trovare l'amore della mia vita. Non tanto perché mi stupisca di trovare una persona con cui passare il resto della mia vita, ma il fatto che io abbia il coraggio di intraprendere una relazione. Non per la relazione in sé perché Dio, vorrei da morire avere un amore come quello di cui scrivono nei libri, un amore di quello che raccontano i film, di cui ricordano i nonni, un amore che ti fa sentire giusta. Viva. Felice.
Completa.
Ma perché non riuscirei mai ad avere il coraggio di mettermi in gioco, di provare a piacere a quella persona. Preferisco che sia un sogno lontano, un desiderio impossibile, giustificandomi dicendo "non mi avrebbe mai notata". Preferisco mentire persino a me stessa.
E comunque non ho ancora trovato una persona per la quale avere il coraggio di fare una cosa del genere: di mettermi a nudo.

Dopo tempo a fissare il cielo e il mare che si ribella sotto di lui, Liz inizia ad aprire le celle delle ragazze.
Mi preparo al volo le cose che voglio mettermi e direttamente vado verso le docce. Saluto qualche ragazza con cui ho fatto amicizia e poi mi faccio una doccia calda e rilassante, mi vesto e trucco velocemente, dirigendomi verso la mensa, per fare colazione.

Mi siedo nel tavolo vicino alla Tv ma non quello in cui di solito si siedono Ciro ed i suoi amichetti, bensì quello accanto. Oggi sono incazzata con tutti e due -Carmine e Ciro, s'intende-, si sono picchiati e se non ci fossero state le guardie non si sarebbero di certo fermati. Sono sinceramente delusa, mio fratello non si era mai comportato così... E il fatto che ora io ci abbia litigato mi fa sentire un po' vuota anche se capisco perché ha agito in quel modo, non giustifico le sue azioni. Infondo però è anche colpa mia, di tutte le persone che potevo baciare qui dentro ho baciato Pino e Ciro, anche se con quest'ultimo volevo andare oltre ad un semplice limone. Comunque sono due persone che lo hanno sempre trattato male e mi sento una merda ad averli baciati, perché infondo non è affatto una cosa bella.
Mi sono persino dimenticata di andare da Anna per prendere il vassoio, che idiota.

Nella mensa c'è poca gente ma piano piano si riempirà quindi è meglio che mi sbrighi. «ciao Anna.»
«ciao Clarissa» mi guarda meglio mentre mi mette una mela sul vassoio, «stai bene?» chiede poi.
Sono abbastanza indecisa su cosa rispondere. «mi puoi dare una vaschetta di gelato, ti aiuterò dopo con le faccende.» cerco di sviare, ma lei scuote la testa mentre si gira e prende una vaschetta di gelato alla vaniglia. «Clarissa nun so na scemm, raccunteme tutto, ciu ciu.» sospiro.
«ieri mi sono lasciata andare ed ho buttato la lingua nella bocca di Ciro.» spalanca la bocca in una O e mi da la vaschetta di gelato, poi si mette le mani sulle labbra per non ridere. Chiudo gli occhi e prendo un gran respiro. «è dietro di me, vero?» lei annuisce leggermente e mi giro, guardandolo dritto negli occhi. «ciao piccerè», cazzo, è chiaro che si è appena svegliato perché ha la voce roca e bassa, e cazzo se mi eccito.
Mi giro, prendo il vassoio e mi siedo al tavolo di prima. Carmine prova ad avvicinarsi a me quando entra nella sala ma io lo fulmino con lo sguardo e cambia strada, andando nel solito tavolo in cui si siede, accompagnato da Filippo. Nad e Silvia invece si siedono accanto a me.

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