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Sento il mare che si scontra con la sabbia, guardo dietro di me, dove c'è una piccola grotta, dove io e Ciro ci siamo nascosti: lontano dalle nostre famiglie, dai problemi.
Questo è il sesto giorno di paradiso.
Me lo ha promesso dopo che siamo tornati dalla cada abbandonata, sei giorni fa, dato che non l'ho ancora perdonato per la questione della bugia.
Guardo di nuovo davanti a me; mi è sempre piaciuto il mare.
Le sue onde, il suo rumore, la sua bellezza, la sua vastità.
Mi ritrovo a casa ogni volta che lo guardo, e poi mi ricorda mio padre.
Tutte le volte dove andavamo anuotare a largo e lui mi metteva sulle spalle. Una fitta mi attraversa il petto: è brutto pensare che ora mi voglia uccidere.
E non è solo il fatto che ora non può avvicinarsi a me dato che sono nel territorio dei Ricci, non è solo il fatto che ho lasciato mio marito e quindi ora i Valletta sono contro mio padre, la cosa che lo disturba è che io ho l'erede.
Prendo un sospiro e guardo di nuovo indietro, Ciro ancora non lo sa. Non saprei come dirglielo ma lo voglio fare il prima possibile, non farò il suo stesso errore. Però so che lo ferirò, credo che sia una maledizione, la nostra relazione, ogni volta che stiamo bene succede qualcosa per cui siamo certi che ci feriremo l'un l'altro e io, so, che dicendogli che sono incinta e non di lui, lo farà stare male.
Ho provato in tutti i modi, ci ho provato, cazzo, ad abortire: ho bevuto, mi sono fatta picchiare senza che Emanuele sapesse del bambino, ho fatto di tutto ma a quanto pare Dio mi è contro.
Non è per il bambino che voleho abortire, già lo amo più di quanto sia possibile, ma non volevo accettare che dopo questo, sarei stata una Valetta a tutti gli effetti. Con un figlio sarebbe stato più difficile lasciare Emanuele un giorno.
E non so come dirlo a Ciro, perché ho paura di come reagirà.
Non l'ho detto nemmeno a Carmine, in realtà non gli dico più un sacco di cose. Non ci parlo da quando sono uscita. Ciro mi raggiunge e avvolge un braccio intorno al mio collo.
«avevi detto che facevi un bagno invece sei qui da venti minuti, cosa ti preoccupa? Ho fatto qualcosa di male?» sorrido al solo pensare che creda che sia lui quello vhe ha fatto qualcosa di sbagliato. «no, no, tu non hai fatto niente.»
«non hai risposto alla prima domanda.» mi fa notare e io gli lancio un'occhiataccia. «non parlo a Carmine da un sacco di tempo.» il suo sguardo si rabbuia.
«e fai buon.» infondo lo so che ha ragione ma è comunque mio fratello e stare senza di lui è come un pugno nello stomaco che non finisce mai di fare male. «ma c'è qualcos'altro, non è così? Parlami, ti prego, non sopporterei di non essere partecipe di ciò che pensi.» ridacchio e lo guardo.
«da quanto usi tutti questi paroloni?» lui mi da una spintarella e nonostante ciò che ho passato durante il matrimonio, non ho paura. Con lui, nonostante tutto, mi sono sempre sentita al sicuro. La protezione che mi ha sempre dato è incredibile e non la dimenticherò mai.
Mi ricordo ancora quando mi ha protetta da quel ragazzino che si voleva approffitare di me all'IPM.
«dai, rispondi», non so cosa fare.
Ma credo che rimuginarci sopra mi porterà a mantenere questo segreto per me finché non sarà palese.
«io...» prendo un respiro mentre lui mi guarda preoccupato «sono incinta, di Emanuele.» vacilla e fa un passo indietro mentre mi guarda fisso nehli occhi. Serra la mascella e mi guarda, e Dio solo sa quanto abbia paura in questo momento. Va dentro la grotta e prende i suoi vestiti mentre si veste, io lo seguo.
Fa sul serio?
«niente, non dici una parola? Davvero? Ti dico una cosa importante e tu fai i bagagli per andartene?» lui si gira e mi guarda con quella sua intensità negli occhi. «sei sicura? Del bambino? Che sia suo.» chiede con la voce spezzata. Ed è ovvio, perché lo sono da più di un mese. «sì», non potrei mai dimenticare come mi ha messo incinta. Credo che legga quel pensiero nella mia testa perché sorride sprezzante e con amarezza. «come pensavo.»
«non è colpa mia! Non mi lasciare, non di nuovo!» lui si gira e mi prende il viso tra le mani. «non lo farò, e certo che lo so che non è colpa tua, è colpa di quel grandissimo stronzo e non me me frega un cazzo di quello che penserà mio padre o il tuo o di quello che penserai tu di me ma io lo vado ad ammazzare, perché nessuno e dico nessuno si comporta così con la mia donna, con la mia rompicoglioni» dice tutto d'un fiato e le lacrime si fanno spazio nei miei occhi. Così violentemente che mi cadono velocemente sulle guance e gli bagnano le mani. «perché ti amo e non lascerò che quel verme respiri la tua stessa aria mai più, non permetterò che si avvicini a quel fottuto bambino, che sono sicuro, sarà il bambino più felice del mondo ad avere te come madre. E che io sia dannato se ti lascerò perché quello sarà anche il mio fottuto figlio, prenderà il mio cognome mentre tu sceglierai il suo nome, e... E noi lo porteremo al parco e gli faremo il bagnetto, gli insegnerò io a fare a botte e ad andare in bici e a nuotare e sarà il mio e il tuo boss, il nostro bambino. Sarà nostro.» e lo abbraccio, con tutta la forza che mi rimane perché per un momento ho pensato davvero che mi lasciasse, che se ne andasse di nuovo invece no, lui resta: resta per sempre.
E sarà il padre di mio figlio, era destinato ad esserlo. Lo è sempre stato.
Ed io sono felice, completa e... Non lo so nemmeno io cosa sono.
So solo che non mi serve altro.
Mi bacia e bacia velocemente anche la mia pancia poi sale sulla sua moto e corre via e so che manterrà la sua promessa.
E lo amo tanto per questo.


Non avete idea di quanto mi scuso per l'assenza, mi dispiace un mondo per essere sparita ma è stato un periodo molto movimentato, tra verifiche e cose personali quindi anche se in ritardo vi pubblico questo capitolo e mi dispiace ma credo che il prossimo sarà l'ultimo capitolo prima dell'epilogo, nonostante tutto è stato un viaggio bellissimo e sono contentissima di questo.
Credo che inizierò qualche altra fan fiction ma non so se farò subito quella sua ciro dato che mi serve un po' per mettere giù la trama, detto questo adiosss

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Alla prossima (sperando sia presto)

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