Paradiso, sesto giorno.

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Oggi c'è la consegna del progetto di Beppe.
Somo così curiosa di ciò che ha fatto Ciro che potrei morire.
Camminiamo tutti fino alla sala comune, dove si svolgerà la nostra "presentazione", scambio uni sguardo con Ciro che sorride mentre stringe a sé tutto ciò che ha elaborato.
«puoi farmelo vedere ora?»
«assolutamente no, aspetterai.» Beppe ci guarda divertito ed io sorrido, capendo dove vuole andare a parare.
Ed effettivamente è vero, tutto ciò che siamo io e Ciro ora, in parte lo dobbiamo a lui e per questo lo ringrazierò in eterno.

Beppe si sistema sul palchetto e chiama tutti, che portano dei lavori fatti davvero di merda. Per ultimi, veniamo chiamati io e Ciro, dato che lui è uno stronzo, fa iniziare me per prima e così, un po' imbarazzata, metto la tela dove ho dipinto ben in vista, così che la vedano tutti chiaramente.
«bene Clarissa, spiega cosa hai disegnato.» prendo un respiro e guardo Ciro dritto negli occhi, mentre sorride dolcemente. «ho disegnato una corona sopra una spada, per simboleggiare la sua serie tv oreferita, il trono di spade e anche perché ha un carattere... Non facile,» Beppe ridacchia come me e il ragazzo dagli occhi neri come pece. «sulla corona ci sono 9 gemme nere, perché 9 è il suo numero preferito e il nero il sio colore preferito. A terra c'è un po' di sangue perché è decisamente combattivo e poi, la canzone che ho scelto è Pleasentville, dato che piace ad entrambi.» finisco.
«hai scritto qualcosa per lui?» chiede, l'educatore migliore del mondo. «si, ma non vorrei leggerlo.» Beppe annuisce e poi mi fa scendere, dando spazio a Ciro.
Appena poss la tela in modo che sia visibile, rimango folgorata dal disegno che c'è sopra. Sono io, in bianco e nero, con solo gli occhi colorati di un azzurro intenso.
«perché hai colorato solo gli occhi?»

«perché sono lo specchio della sua anima.»

«non credevo sapessi parlare così fratm!» urla Edoardo e scuoto la testa.

«l'ho disegnata mentre fuma una sigaretta perché è una cosa che facciamo entrambi e poi lei lo fa solo quando è ansiosa e dato che è una parte fondamentale del suo carattere l'ho disegnata così. Dietro c'è il cielo con ventisette stelle, questo perché le piace la notte, scopare e ventisette è il suo numero preferito.» sbarro gli occhi quando sento la parola scopare uscire dalle sue labbra, guardo Beppe che mi guarda con la stessa espressione ed arrossisco all'istante.
«anche io ho scelto Plaesenteville come canzone e l'unica cosa che ho scritto è: sei stata la medicina di cui non pensavo di aver bisogno.» Beppe, ancora un po' stupito per ciò che aveva detto prima Ciro, annuisce e deglutisce a disagio, poi però si riprende e dice: «nonostante alcune parole, siete stati decisamente i migliori. Sappiate che ne terremo conto».

Io e Ciro ci guardiamo complici e quando scende dal palco, viene da me e mi bacia, davanti a tutti e in quel momento sento il cuore esplodermi nel petto.

Sono felice, cazzo.
Come non lo ero mai stata.

Viola ci guarda male, dato che anche lei ha presentato il suo progetto nonostante fosse una merda dato che era una tela bianca.

Dato che ora possiamo, usciamo in cortile e stiamo insieme, ci appartiamo in una panchina lontana dai suoi amici e mi si avvicina.
«so che forse sono indiscreto ma tuo padre ti ha parlato di affari?» chiede, io mi corruccio e scuoto la testa, nonostante un certo istinto mi dica di stare attenta.
«perchè?»
«mio padre ci teneva che te lo chiedessi, e quindi l'ho fatto, non gli dovrò mentire ancora in questo modo.» mentire? Ma cosa significa?

«cosa cazzo vuoi dire?»
«mi ha chiesto di nettere discordia tra te e Carmine, ma non lo farei mai così gli sto mentendo.» mi tranquillizzo.
«grazie, amore.»
«comunque ti ho vista agitata, se vuoi parlare di qualcosa puoi farlo liberamente con me, non ti farei mai del male, lo sai, vero?» prendo un grande respiro e sento le lacrime pungermi gli occhi, ha ragione.
Mi ha sempre dimostrato di non essere uno stronzo senza cuore come dice eppure io continuavo a credere che mi avrebbe ferito, gli avrei detto tutto. La verità.
Sento che lui dice il vero: che non mi farà mai del male.

«mi hanno promesso ad un uomo venti anni più di me.» Ciro mi fa girare e mi guarda negli occhi così intensamente che mi viene spontaneo abbracciarlo e lasciare che qualche lacrima mi righi il viso.
«perché non me lo hai detto?» so che la risposta gli farà male.
«non mi fidavo di te.» sento che qualcosa, in quei due pozzi neri che sono i suoi occhi, si spezza. Come il suo cuore.
La risposta lo fa ricomporre sulla panchina e mi scansa leggermente, fa un sospiro e poi mi stringe forte a sé.
«scusa.» sarei dovuta essere io a chiedergli scusa ed invece lo faceva lui, non capivo.
«non è tua la colpa mi hai sempre-»
«se hai quella sensazione è normale, ma fa comunque un po' male.» sorrido mortificata.

«ti amo.»
«anche io, me song n'ammurat e' te.»

«non voglio sposarmi con quel Valletta.» Ciro sbarra gli occhi.
«cosa?»
«lo so», dico. «intendi Emanuele Valletta? Sul serio?»
«è incredibile anche per me ed è una verità che mi fa molto schifo ma non posso farci molto, mio padre tornerà e so che mi costringerà a farlo o con le buone o con le cattive e sono stanca di combattere Ciro.» spiego e lui diventa cupo. «ma perché?»
«mio padre crede che facendo così, potranno prendere più territorio e così averlo sotto controllo.»

«intende unirsi al clan dei Valletta, quindi?»

«sì, gestirà lui gli affari anche per il clan dei Valletta, in cambio loro chiedono solo che Emanuele e... Nostro figlio erediteranno tutto ciò che si è preso mio padre. Carmine l'ha completatamente cancellato dalle nostre vite.» lui annuisce e mi stringe ancora.

A cena il comandante mi si avvicina, con un sorriso a trentadue denti.
«Hai ottenuto la libertà, Clarissa, sei qua da due mesi ma per buona condotta ti hanno diminuito la pena di un mese.» scatto in piedi e faccio un urletto per poi abbracciarlo forte.
Da una parte sono felice di avere finalmente la libertà dall'altra, questo posto è casa.
«sono felice per te, amica mia.» dice Kubra, abbracciandomi come fa raramente. «sarà strano stare senza di te.»
«lo sarà anche per me.»

«potrai venirmi a trovare durante i permessi e faremo un pigiama party con i fiocchi.» lei annuisce ridacchiando mentre invece il comandante fa per andarsene.

«comandà?» si gira. «si?»
«o vulimm vede o mar for assieme?» lui sorride.
«o' tien o custume?»
«e certo.»
«tientite pronta pe fa na nuotata allore.» e se ne va.

Allora forse c'è davvero speranza.

Scusate la lunga assenza, ma non voglio scrivere forzatamente e quindi dato che tengo molto a questa storia, scrivo solo quando ispirata e oggi, qualcuno mi ha ispirata. Mi ha ispirata a dare il meglio di me, non solo per me ma anche a voi che seguite la storia di Clarissa e Ciro.
Vi amo tanto 💙

Alla prossima (sperando che sia presto HAHAHSHA)

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