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                        POV'S CIRO

Cammino affiancato dal comandante fino alla sala dei colloqui.
«Cirù, ultimamente te staije a cumpurtà buon, comm mai?» chiede, io scrollo le spalle. «ij me cumport sempre buon».
Il comandante alza gli occhi al cielo e mi fa cenno di andare verso il tavolo dove mio fratello e mio padre, Don Salvatore, mi aspettano.

Mi siedo e divarico le gambe, svogliato, mentre Pietro mi passa un pacchetto di sigarette. «grazie», sibilo mettendomi le sigarette in tasca.
Mio padre si mette comodo sulla sedia e poi punta lo sguardo dietro di me. «e chella che cazz ce fa ca?» mi giro abbastanza da vedere Clarissa che si siede in un tavolino dove c'è Wanda, sua madre. «rissa.» rispondo, secco. Mio padre mi guarda e lancia uno sguardo a Pietro. «siamo qui per dirti che i Di Salvo stann prenenn altro territorio. Pe chest volevamo manaie un messaggio a chei stronzi tramite chello bastardo de Carmine.» alzo le sopracciglia.

«vabbuon» affermo, eppure nello sguardo di mio padre scorgo una scintilla strana e perversa che capisco al volo. «no, lasciate perdere a chella, nun ne vale a pena.» lui mi lancia un'occhiataccia.
«nun val a pena pe nisciun dei due ma è necessario, che me ricer: è meglio a culpi a la bionda o al piecuro?» fanculo, il mio cuore salta qualche battito. La paura mi fa vibrare le ossa. «Carmine, è chell più debole.»

Pietro e mio padre ridacchiano. «ci vuoi dire che chella uaglion ha più palle de u fratm?» annuisco.
«anvedi la Di Salvo, voglij che culpisci lei!» no.

No, no, no, no.

Non è possibile, io non posso farlo. Rimango a fissare negli occhi mio padre, ma quando vedo che lui corruga le sopracciglia cerco aiuto in Pietro che ha capito tutto, ma che sta in silenzio, come sempre.
Non mi ha mai difeso da ciò che la famiglia faceva, come dovrebbe fare un buon fratello maggiore, no lui mi ha catapultato in questo mondo insieme a mio padre, che nemmeno si è reso conto di avermi rovinato la vita. Mi ha messo nella posizione di dover affrontare scelte che non dovrei affrontare a quest'età.
Odio quello che sono, odio quello che è la mia famiglia perché nonostante tutto mi farei a pezzi per salvarla ma... Per una volta, per una sola cazzo di volta, vorrei scegliere me.

Vorrei non dar conto a nessuno se non a me stesso, vorrei essere libero di dire no. Vorrei... Vorrei tante cose ma questa non è una favola purtroppo.
«allora è deciso, colpisco lei. Che devo fare, non la devo picchiare, giusto?»
«cazzo, no. Devi riuscire a scovare informazioni importanti sul loro conto, scopatela se è necessario ma non alzare le mani.» annuisco, mi alzo di scatto e me ne vado, senza nemmeno salutarli. Lancio uno sguardo veloce a Clarissa che è rossa della rabbia a quanto sembra. Si alza di scatto anche lei e sbatte i pugni sul tavolino, per poi venire fermata dalle guardie a fare una strage. Per un nano secondo ricambia il mio sguardo, l'attimo dopo me ne sono andato.

                  POV'S CLARISSA

Se solo capissero quanto fa male vivere in questo modo, potrei anche accettarli. Potrei credere che infondo sono pentiti di quello che ci stanno facendo ma non è così, loro ne godono solo giovamento e gli va bene così. A loro non importa quanto soffriamo per le loro scelte sbagliate.

Mi sono stufata, forse essere fuori alla famiglia non è poi così tanto grave.
Sinceramente non me ne frega proprio più un cazzo di tutti loro. Io non sono il loro fottuto burattino, e se ci sono cose che non farò mai nella vita, quella che mi hanno chiesto di fare è in cima alla lista.

«Clarissa per favore, fa ragionare tuo fratello, portalo dalla nostra parte.» le loro parole mi rimbobano nelle orecchie fino a farmi venire il mal di testa.
Cazzo, sono delle persone orribili.
La verità è che vogliono mettere mio fratello Carmine contro di me senza nemmeno una ragione e cazzo se questo non mi va bene. Io e lui abbiamo sempre avuto un rapporto speciale, ci siamo sempre voluti un gran bene.

PISTOLE PUNTATE AL CUORE 🖤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora