~12~

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Risaliamo tutti sulla barca e mio fratello mi guarda come se fossi satana scesa in terra.

Nad e Silvia sono fiere del mostro che hanno creato, Nad da vicino a Filippo e Carmine lancia uno sguardo soddisfatto a Silvia, dietro di me affiancata da Ciro e Totò.

A ripensarci il fatto che entrambe siano andate a letto con Ciro ancora mi sorprende. Una volta risaliti strizzo i capelli e mi faccio una coda bassa.
Edoardo mi chiama, con un sorriso malizioso sul viso e mentre sto andando verso di lui: scivolo.
Fanculo.

Scivolo e do la culata più epica della storia, chiudo gli occhi forte per il dolore mentre sento le risate di tutti che mi rimbombano nelle orecchie. Da piccola ho sempre sofferto delle risate degli altri, una volta sono caduta in mezzo alle fratte e sì, forse era una scena comica ma... Nessuno mi ha aiutato a rialzarmi, sono rimasti tutti a ridere e mentre io mi rialzavo vedevo i loro sorrisi divertiti trattenuti, il bello è che quelle persone eramo moe amiche, o almeno, così credevo.

Ed è stato come una freccia in pieno petto, perché poi hanno continuato a chiamarmi "delfino" per la mia strana caduta.
Non avete idea di quanto mi ero vergognata, di quanto ero triste e di quanto ci ero rimasta male.

Ora invece mi ritrovo a ridere, perché infondo, nascondere i miei sentimenti ormai è diventato facile.
Rido, rido e rido.
Facendo finta di star ridendo veramente, di essere seriamente divertita. Mi sdraio per terra, e guardo il cielo, nel mio campo visivo arriva Ciro, mi tende la mano, la afferro e poi mi spinge di nuovo per terra.

Sento il mio cuore fare: crac.

Ciro mi guarda e credo che capisca, in qualche strano modo, che non sto bene e che tutto questo in realtà non mi fa ridere.
Che questo è solo crudele.
Che io ho dei sentimenti e che le persone continuano a giocarci sempre.

Mi da la mano ed io esitante la afferro, stavolta mi tira su davvero.
«nun c'è nu cazz a ridere, strunz».
Mi trascina vicino ad Edoardo e mi fa sedere. Carmime viene verso di me con espressione preoccupata, solo lui sa delle prese in giro e dato che mi conosce fin troppo bene, so che ha capito. Lancia uno aguardo di avvertimento a Ciro e gli altri, Ciro annuisce ma sempre col suo fare da stronzo.

Mi abbraccia e mi stringe forte.
«tutto ok?»
«sì, tutto apposto.»
Una lacrima scende e fa il suo percorso sul mio viso, singhiozzo, perché per trattenere le lacrime faccio uno sforzo incredibile.
Mi asciugo velocemente la lacrima, tanto che sono sicura che nessuno l'ha vista. «tranquilla, tigrotta, tranquilla.» mi ha sempre chiamato così, dice che la tigre è il mio animale.
Non sa nemmeno lo specifico motivo, o forse semplicemente non me l'ha mai detto, però dice che secondo lui è così.

«tigrotta? Fai sul serio?» Ciro e la sua fantastica delicatezza.
«mmh la tigre eh? È il mio animale, tesoro, siamo fatti l'uno per l'altro.»
«Edoà, ma vaffangul», lui ridacchia.
«sj propr biell, ogg Clarì» osserva sempre lui.
Io gli sorrido, anche se l'umiliazione di prima si sta scavando un posto tra le mie infinite insicurezze.

Poi mi ricordo di una cosa, fulmino con lo sguardo Ciro e tutti dicono "state pronti alla litigata dei sposini".

«e tu sei proprio uno stronzo! E ti sei giocato l'ultima cazzata.»
«no, in verità no, dato che ti sei incazzata.» non posso ribattere.
Cazzo, ha ragione.
Cone è possibile? Forse perché è un criminale ed i giochi di parole fanno parte del suo lavoro, Clarissa? Che dici?

Sono proprio una stupida.

«beh te ne rimane comunque una, scegli bene quando sprecarla.»

****

Tornati in carcere, vado a farmi una doccia insieme alle altre ragazze.
Una volta uscita, mi rendo conto che da domani, ci sarà il mio club.
Oggi è domenica ed ho deciso che i giorni in cui si terrà il club sono: lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì; una volta al mese ci sarà anche la domenica.

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