capitolo 30

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"L'anima libera é rara,ma quando la vedi la riconosci, sopratutto perché provi un senso di benessere quando gli sei vicino"
Charles Bukowski

Aiden pov's

Undici anni prima...

Mi manca l'aria...il buio è protagonista di ciò che vedo,sono seduto sul divano del salotto,ma non riesco a muovermi.
Mani e piedi sono legati con della corda per tenermi fermo e non riesco a vedere nulla per colpa del sacco di iuta sulla mia testa.
Espiro e inspiro grossi respiri per riempire i miei polmoni sofferenti,dei leggeri movimenti mi ricordano che mamma è qui con me,seduta su questo divano nelle mie stesse condizioni.
Vorrei urlare, ma papà si arrabbierebbe di più.
Ci ha legato in questo modo per poterci ritrovare quando tornerà.
È uscito con dei suoi amici a bere,ma dovrebbe tornare a breve,di solito non si trattiene per più di un'ora.
I polsi mi bruciano per i ripetuti sfregamenti causati dai miei tentativi di liberarmi.

È già un'ora che siamo in queste condizioni e ancora non mi capacito del fatto di non essere morto assiderato.
Il rumore delle chiavi alla porta d'ingresso mi fa sospirare.
Devo andare in bagno, ma non posso.
Strinngo un po' le cosce per trattenermi.
Mia madre è in silenzio,nonostante possiamo parlare nessuno dei due dice qualcosa, forse perché ormai non c'è più nulla da dire,è così e basta.

<Sono tornato!>la voce che si prensenta spesso nei miei incubi riempe la casa sileziosa.
I suoi passi sono pesanti e concisi,ad ogni suo passo stringo di più le cosce per la paura di farmela addosso.
I passi si fanno sempre più vicini, fino a quando ci tira via i sacchi di iuta dalla testa.
Dei piccoli lamenti provengono dalla culla di Amanda, ha solo due anni,il mio sguardo saetta subito sulla sua culla.
Si sta girando mettendosi a pancia giù mentre dorme profondamente.

<Vi sono mancato?Ho detto che avrei fatto velocemente,ora sono qui>prende mia madre per un braccio,senza slegarla e la porta al tavolo al centro della sala.
La fa sedere con la forza.

<Cara è ora di cena,ceneremo insieme come una vera famiglia>sbottta felice.
Prende un campanellino scuotendolo,la nostra cameriera comincia subito a portare delle portate.
Non si ferma a guardare,non le interessa.
O forse ha semplicemente paura.

<Ah sì,mi dimenticavo di te,ragazzino>viene verso di me e mi conduce al tavolo senza slegarmi.
Vorrei andare in bagno...

Quando siamo tutti a tavola,mio padre si sistema il tovagliolo sulle gambe e comincia a tirare giù delle pietanze.

<Non avete fame?>ci osserva per qualche secondo e poi scoppia a ridere.

<Giusto non potete muovere le mani,vabbé non è un problema>prendendo il coltello comincia a tagliare la carne.

La mia viscica sta scoppiando.

<Padre...>sussurro.

Lui alza subito lo sguardo,il suo sguardo é duro, mi fa deglutire rumorosamente.

<Io...devo...>mia madre mi osserva,preoccupata.
Mio padre si alza in fretta e furia e non riesco più a trattenermi.
Faccio la pipì bagnando tutta la sedia.
La sedia è formata da intrecci di rametti,di conseguenza sento la pipì scontrarsi con il pavimento.
Strizzo gli occhi per l'imbarazzo e la paura.
Mio padre inorridito,viene verso di me.

<Te la sei fatto addosso,alla tua età?>mi chiede minaccioso.

Quella sera avrei avuto la mia punizione.

Il cuore di fuoco Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora