Capitolo 11

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“Ho sempre pensato che la rabbia sia molto più interessante che stare bene con sé stessi.”
Billie Joe Armstrong

Pov's Aiden

Percorro velocemente le strade di Baker con la mia cruiser, per poter finalmente arrivare a casa per farmi una doccia con dell'acqua ghiacciata.

Ogni volta che lo sento nominare o che il mio passato bussa alla porta divampa un incendio dentro di me, innescato dalla rabbia e dal dolore.

Dolore per quel bambino impotente, rannicchiato nell'angolino della sua cameretta.

Dolore per essere stato abbandonato per due volte.

Rabbia per quello che mi è stato tolto.

La spensieratezza infantile, mentre gli altri bambini giocavano e correvano al parchetto io medicavo le ferite di mia madre.

Mia madre.

Ofelia.

Comincia a piovere e aumento la velocità, sento lo sfregamento delle ruote sull'asfalto bagnato.

Cerco di dimenticare da anni, perché ha dovuto pronunciare quella parola.

Non sa farsi gli affari suoi quella ragazzina.

Sarà un ottimo trofeo da aggiungere alla mia collezione, non ho mai scopato una rossa naturale.

Il mio è sempre stato un giochino malato con le ragazze, è cominciato tutto al terzo anno di superiori, dopo essere uscito dal riformatorio e aver perso un anno.

La prima cosa che ho fatto è stata quella di chiamare mia madre, finalmente potevamo vivere una vita felice o almeno quelli erano i pensieri di un sedicenne.

Lei non rispondeva.

Irraggiungibile.

Ci eravamo promessi che una volta uscito da lì, ci saremo ritrovati e andati a vivere a Baker la piccola cittadina natale di Aron il nostro vecchio vicino a New York.

Come una famiglia io, lei e la mia sorellina più piccola Amanda.

Avrei avuto il mio migliore amico e avrei frequentato la Baker High.

Ma lei era sparita.

Ho vissuto a casa di Aron fino ai diciotto anni la sua famiglia è la mia famiglia.

Però non era la mia vera famiglia.

Mi sono sempre sentito un peso, mi ammazzavo di lavoro per poter dare dei soldi ai signori Evans, mi hanno pagato gli studi, mi hanno dato un tetto sopra la testa, mi hanno sempre sfamato senza volere nulla in cambio.

Devo tutto alla famiglia Evans.

Sono stato vittima di un illusione.
Vivevo la mia vita in riformatorio sognando la mia vita là fuori con mia madre.

Lei mi ha illuso.

Questo concetto si è ben stampato nella mia testa, non sarò più io ad essere illuso, ma sarò io ad illudere.

A Baker sono temuto, ma non solo per la mia tendenza ad innescare risse o per il mio passato.

A me piace illudere, ogni ragazza a Baker si è innamorata di me.

E io da gran bastardo gli faccio credere lo stesso, le adoro, le scopo, gli faccio credere nell'esclusiva e poi come se nulla fosse passo alla prossima.

La cosa malata è che io ci godo mi sento appagato da questo circolo vizioso.

Non sono più io quello che soffre e che subisce, ma sono io ad avere le redini del gioco.

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