Capitolo 3

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"Il tempo fa solo sparire il dolore, ma i segni rimarranno sempre visibili"
Lauxstories

Avete presente quelle persone che sostengono che il tempo cura le ferite.
Ecco sostengono una grandissima cazzata.

Le ferite si ciccatrizzano vero, ma rimarrà sempre il segno comunemente chiamato cicatrice, capace di ricordarti quel dolore.

Ad esempio per me basta vedere un ascensore per entrare in panico.

Motivo per cui per uscire da scuola mi  sono fatta cinque piani di scale.

Camminando per la strada principale, mi fermo ad osservare dei bambini che giocano nel parchetto del paese.

Mi sembra un dejavù, quelle risate di due bambini riecheggiano nella mia testa come un disco rotto.
I due anni d'infanzia passati a Baker sono registrati nel mio cervello in loop.
Mio padre ha pensato che cambiare aria da quella di Chicago mi avrebbe aiutato a superare un trauma che mi porto dietro da ormai tre anni.
Ma qui è ricolmo di ricordi felici e cazzo fanno più male.

Anche lui soffre Ara.

Non dubito che lui abbia sofferto, ma non ha visto quello che ho visto io in quel maledetto ascensore.

Il terrore negli occhi di mamma.

L'urlo disperato di Ashton.

L'abbraccio che mi ha permesso di essere ancora viva.

Non l'ho merito.

Ormai mi ripeto questa frase da tre anni, ogni giorno, prima di andare a dormire e ogni volta che mi sveglio nel mio letto.

Un giorno dissi a mio padre che avrei preferito morire, non dimenticherò più il suo sguardo deluso e amareggiato, ma sembrava capirmi.

Non mi ha giudicato e analizzato come se fossi pazza.

Ogni psicologo che ho incontrato mi ha sempre imbottito di pasticche.

Antidepressivi.

Ansiolitici.

Gocce per dormire, tante gocce per dormire.

Mi aiutavano, ma diventò presto una dipendenza, aumentavo le dosi di nascosto.

Ero spesso poco lucida, mio fratello minore, Etham, soffriva e io invece di aiutarlo ero stra fatta in camera mia.

A volte vorrei ancora avere tutti quei medicinali a portata di mano.

Ma mio padre ha deciso di buttarmeli tutti via assicurandosi che non ne avessi altri, mi ha fatto giurare su mamma e Ashton che non avrei più toccato quella roba.

Ormai è da un mese che sono pulita.

Mio padre è fiero di me.

La mia psicologa è fiera di me.

Etham è fiero di me.

Hanno sofferto tutti il doppio per colpa mia.

Mi ripeto questa frase mentre apro la porta d'ingresso.

Mio fratello Etham, mi accoglie con un sorriso.

Lui è la vera colonna portante della famiglia.

<Allora Ara Annabeth Baker> dice accusatorio.

Lo guardo stranita.
< Che c'è Etham?> dico ridendo mentre lui mi guarda di sottecchi.
< Sei arrivata tardì a scuola stamattina?> spalanco gli occhi.
< E tu come fai a saperlo?>.
Lui non risponde.

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