Quando la tristezza passa

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《Maddy!》
Una voce mi stava chiamando dal fondo delle scale e avendo la porta aperta era difficile da ignorare.
《Maddy!》
Di nuovo! No. Presi un cuscino e me lo misi sulle orecchie per non sentite le sue urla e cercando di riaddormentarmi senza successo naturalmente, perché qualche minuto piú tardi quelle urla sono molto piú vicine a me.
《Maddy Smith! Sono le 10. 00 ed é ora di alzarsi!》
《Arrivo! Solo un attimo ancora.》
Sentii mia dei passi scendere dalle scale.
Cosí mi stropicciai gli occhi e mi chiesi per quanto avessi dormito, visto che il cielo era chiaro, anzi, piú chiaro di quando mi ero addormentata. Mi alzai con molta calma dal letto, mi guardai allo specchio e vedendomi tutta disordinata decisi di darmi una sistemata. Feci tappa in bagno per lavarmi la faccia giusto per svegliarmi un po', mi pettinai, mi cambiai e solo dopo, avendo lasciato i vestiti in camera, scesi le scale e arrivai in cucina.
《Alla buon'ora!》disse mia madre lievemente scocciata.
《Buon giorno dormigliona! Dormito bene?》chiese mio padre affettuoso.
《Senti tu, caro il mio lupacchiotto, non si passa da una parte all' altra della barricata dall'oggi al domani.》lo guardó in modo truce e lui non aggiunse niente.
Per un po' ci fu silenzio, poi stufa della situazione statica decisi di rompere il ghiaccio.
《Per quanto ho dormito?》
《Be'... 》cominció mio padre rivolgendo lo sguardo per aria. Supponevo stesse facendo i conti, ma poi aggiunse:
《Considerando che adesso sono le 10. 30 e che quando sono passato in camera tua erano le 15, direi che é semplice la cosa, no?》concluse rivolgendomi uno sguardo furbetto.

Ti odio papà... sai che io e la matematica non siamo migliori amiche, ma nonostante ciò continua a farmi questo giochetti... che nervi... Non lo sopporto quando fa cosí. Mentalmente sbuffo, perché qui dentro non é permesso neanche lontanamente...
《Non ci posso credere ho dormito 19 ore e mezza?!》ero sconvolta. Non ero pigra come Rydian...
Ecco lo avevo fatto di nuovo... mi mancava da impazzire e non c'era strato giorno in cui non avessi pensato a lui, perché doveva essere tutto cosí complicato...Non potevamo semplicemente vivere nella stessa città e frequentarci normalmente?
Vivere in modo complicato era sempre stata la mia specialità, se non mi complicato l'esistenza non ero io.

La voce di mio padre mi riportó alla realtà ed io scossi la testa per svegliarmi.
《Vuoi un pizzicotto?》chiese sarcastico.
Feci una smorfia in risposta e mia madre mi ammoní con lo sguardo.
A questo punto mio padre mise i due pollici e i due indici delle mani uniti a formare un cerchi le se lo posizionó appena sopra la sua testa.
All'inizio non capii, ma quando poi mi fece la linguaccia realizzati subito. Era il segno dell'aureola.
Se avessi potuto lo avrei strozzato. Quando si comportava cosí era insopportabile, ma non potevo farci niente: era pur sempre mio padre. La mattina trascorse veloce: dopo essermi lavata e cambiata dai vestiti del giorno prima, mi misi a cercare un libro che probabilmente si trovava ancora negli scatoloni in cantina che non avevamo avuto modo di svuotare. Trafficando tra gli scatoloni vari lo strovai: eccolo lì, bello come non mai, sembrava non volesse prendere neanche un granello di polvere per quanto era pulito. La copertina raffigurava una giovane donna istruita, ma infelice. Voleva a tutti i costi far felici gli altri, ma sembrava non volesse saperne di pensare anche un po' a se stessa.
Lo presi e lo portai in camera trionfante, tolsi il segnalibro che avevo lasciato a pagina 100 e preseguii nella lettura facendo passare anche parte del primo pomeriggio.

Qualcuno bussó alla porta. Era mia madre che mi aveva portato qualcosa da mangiare.
《Ti abbiamo chiamato da giú, ma non hai risposto neanche una volta. Pensavamo ti fossi addormentata.》
《Stavo leggendo》e le mostrai la copertina con uno sguardo inespressivo.
《Ah, "Emma"!- disse guardando intensamente il titolo del romanzo di Jane Austen per poi aggiungere qualcosa d'altro- allora vuol dire che sei triste e che probabilmente stai pensando a qualcuno di mia conoscenza, giusto? 》
Beccata. Ma la verità era che non potevo smettere di pensare a lui. In ogni modo, in ogni momento, qualsiasi cosa facessi mi ricordava inesorabilmente lui ed il suo intramontabile sorriso.
Fece un sorrisetto furbo ed io le risposi con un'espressione imbarazzata.
Mi rabbuiai per qualche istante e lei che era ancora in piedi davanti a me, appoggió il vassoio vicino al letto e mi strinse in un abbraccio forte e mi bació i capelli.
Respirai il suo profumo di menta e fragole fino in fondo all'anima.
Non avrei mai potuto dimenticarlo, come anche l'unica persona che amavo fino a stare male si trovava a miglia di distanza da qui è che forse non avrei rivisto molto facilmente.

Spazio all' autrice:
Dunque, innanzitutto mi scuso per avere pubblicato cosí in ritardo, ma purtroppo in questo periodo non ho a disposizione il tempo che vorrei.
Spero che la storia vi stia piacendo e se poteste dirmi cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere. Qualunque critica o commento è ben accetto.
Alla prossima! Ciao ciao!

-Wolf blood- #wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora