Guardando la luna

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"Dove andiamo?" gli chiesi curiosa.

"A fare una cosa, ma non qui. Seguimi!" mi disse facendo un segno del capo nella direzione scelta da lui.

Prese forma di lupo lui per primo e si aspettava che l'avrei fatto anch'io. Dal canto mio posso dire che lo avrei seguito in capo al mondo era abbastanza scontato, quindi mi trasformai per lanciarmi all'avventura, probabilmente lo stava immaginando. Correvamo felici fino a quando ci fermammo di colpo e per poco non inchiodai le zampe. Cercai il suo sguardo per chiedergli spiegazioni, ma non le ottenni sembrava più occupato in un'analisi del territorio circostante. Muoveva il terriccio con le zampe per controllare se ci fossero impronte o trappole, ma non trovò nulla, per fortuna. Ci spingemmo oltre il bosco fino ad un lago tranquillo in cui risplendeva il riflesso della luna calante. Presto ci sarebbe stato il plenilunio. Avevamo percorso molte miglia a velocità lupo ed eravamo molto lontani da casa e da occhi indiscreti. A questo punto si mise ad ululare tre volte invitandomi a fare lo stesso e così lo imitai anche se non conoscevo il motivo di tale comportamento.

Mi leccò il muso come per ringraziarmi. Restammo ancora lì accoccolati l'uno vicino all'altra. Mi era mancato stare così vicina a lui,ciò mi dava sicurezza e mi rendeva felice. In quel momento toccavo il cielo con un dito o meglio dire con una zampa, e non potevo desiderare di meglio dalla vita che essere lì con lui e goderci quel silenzio notturno dopo mesi di pianti sofferti e nostalgie di casa. Adesso ero sicura o almeno in parte di aver riavuto con me una parte della parola casa. C'era una parola che mi fluttuava nella mia testa in quel momento ed era la parola vita. Una vita che volevo vivere con la persona dei miei sogni ed io non riuscivo a non vedere lui nel mio futuro e nei miei sogni più sperati. Certo era ancora presto, ma io avevo le dita incrociate, perché credevo in ciò che può essere qualcosa di realizzabile e non in idee campate per aria che sono irraggiungibili. Lui è il mio sempre e spero non si tratti di qualcosa che duri solo un po'.

Mi ridestai dai miei pensieri quando lo vidi fissarmi in modo insistente. Immaginavo volesse tornare a casa, non potevo biasimarlo era stanco dal lungo viaggio ed io mi stavo a preoccupare di una vita insieme. Che bambina infantile!

Ritornammo a casa e ci fermammo in giardino dietro le mura della casa per stare un altro po' da soli a farci le coccole prima di tornare alla vita normale, per così dire...

Appena fummo in giardino, controllando che nessuno ci vedesse ci ritrasformammo in umani. Lui si mise contro il muro e mi abbracciò forte ed io tra le sue braccia con la testa sul suo petto che ascoltavo il suo battito. Bum-bum...bum-bum...bum-bum...Alla fine gli chiesi del perché fossimo andati in quel posto e lui mi rispose:

"Conosci bene mia madre. Quando si impunta ottiene ciò che vuole. Beh, mi ha costretto a diventare capobranco. In un primo momento la mia risposta è stata un categorico no, ma siccome poi non c'era più niente che lo impedisse alla fine ho acconsentito mio malgrado. Da quando te ne eri andata non sapevo che fare, mi mancavi troppo e quindi ho accettato anche per poter sentire meno la tua mancanza che si stava facendo via via sempre più opprimente e ossessiva. Eri il mio primo pensiero quando mi alzavo all'alba e l'ultimo quando mi addormentavo la sera, non mi lasciavi mai."

Quasi mi commossi, ma non volevo che lui mi vedesse così. In questi mesi avevo sofferto molto la sua mancanza e averlo lì in quel momento mi aveva resa la persona più felice del mondo.

"Per un po' tutto sembrava filare liscio; pensavo sempre meno a te, perché ero pieno di ordini da impartire e spedizioni di caccia da guidare, il dolore era come soppiantato da questo continuo lavorare senza sosta che mi sfiniva. Poi però durante una battuta di caccia mi sono reso conto che stavo dimenticando la persona a cui tenevo di più al mondo dopo mia madre e questo mi face aprire gli occhi. Mia madre se n'era accorta, ma non aveva detto niente fino a quel momento. Forse voleva vedere fino a che punto riuscivo a sopportare la distanza, il dolore e tutto il resto. Probabilmente l'avrò delusa venendo qui, ma io non me ne pento neanche per un istante. Credo che sarei impazzito stando lontano da te un altro po'." Detto questo abbassò la testa cercando il mio sguardo che trovò commosso e nostalgico.

"Hey, perché piangi?" mi chiese con estrema dolcezza stringendomi ancora più forte tra le sue braccia.

Con una mossa veloce mi asciugai le lacrime che non avevo notato scendere, talmente ero assorta da ciò che diceva.

"Quindi stavi dicendo? Come mai quegli ululati?" incalzai, spingendolo a continuare.

"Prima di lasciarmi andare mia madre mi ha fatto promettere che ogni sera avremmo ululato insieme 3 volte per farle capire che saremmo stati insieme." mi disse cercando il mio sguardo e asciugandomi le lacrime con i polpastrelli di entrambe le mani.

"Non ti preoccupare niente ci separerà di nuovo. Affronteremo tutto insieme come promesso. Va bene?"

"Va bene." dissi sollevata di riaverlo di nuovo accanto a me. A quel punto mi prese il viso tra le mani e mi diede un bacio lento e dolce.

Poi ci andammo a sedere sulla panchina del giardino che papà aveva messo per poter ammirare la luna quando non era piena. Lui amava starsene la sera alzato fino a tardi in compagnia di un sigaro e poter finalmente,dopo una giornata intensa e stancante, godersi i rumori della natura notturna: gli uccelli, il silenzio, le lucciole che rischiarano, sebbene in parte, l'oscurità che avvolge la notte. Di solito esco anch'io con lui ad ascoltare il silenzio e la pace che ci sono lì e che mi aiutano a riordinare i pensieri specialmente nel periodo in cui io e Rydian ci eravamo appena separati e continuavo a piangere dalla tristezza e dall'infelicità.Mi ricordo che era una sera particolarmente fredda di dicembre in cui ero uscita per la mia consueta riflessione post cena e anche mio padre ben presto mi aveva raggiunta. Era la sera dopo la luna piena ed eravamo tutti abbastanza spossati, specialmente la mamma che aveva cominciato ad essere piuttosto isterica nel giorno di luna nuova.

"Che ci fai qui tutta sola?" mi chiese papà.

"Pensavo. Da qualche tempo a questa parte trovo questo posto molto rilassante. Mi aiuta rimettere insieme i pezzi." confessai.

Lui annuì prendendo uno dei suoi sigari e cercando l'accendino nelle tasche del giubbotto. Una volta trovato se lo accese e cominciò a tirare.

"Non posso darti torto. Da quando siamo qui. Questo è l'unica parentesi in una frenetica giornata come tante. Ma dimmi tu come stai?" mi chiese poi alla fine.

Io che intanto avevo appoggiato i gomiti sulle ginocchia e avevo incrociato le dita di entrambe le mani sporgendomi in avanti, non dissi nulla per qualche istante, poi ebbi il coraggio di aprire bocca:

"Come vuoi che stia. Sopravvivo anche se mi manca da morire. Ogni mattina mi sveglio pensando di essere ancora a Stoneybridge e di poterlo riabbracciare in qualsiasi momento, ma poi mi guardo intorno, realizzo dove mi trovo e rimetto la testa sul cuscino e comincio a piangere." Una lacrima mi rigò il viso e mio padre mi prese tra le sue braccia e mi cullò.

"Non ti preoccupare piccola mia, passerà anche questa. Adesso cerca di liberarti del fardello che ti opprime e sii fiduciosa che un giorno lo rivedrai e potrete stare insieme per un tempo indefinito. Adesso sfogati. Se hai bisogno piangi, sfogati, non tenere tutto dentro." poi mi baciò la fronte ed io sentendomi autorizzata a tirare fuori dal mio corpo il peso che mi opprimeva da mesi, piansi tutte le lacrime che mi erano rimaste e mi sfogai tra le sue braccia.

"Andrà tutto bene. Stai tranquilla. Adesso piangi, ne hai bisogno."

Quella notte piansi come mai nella mia vita e da allora capii finalmente che potevo sopravvivere all'idea della lontananza e che un giorno ci saremmo rivisti, fino a quella sera quando l'incredulità di averlo visto sullo zerbino di casa mi aveva sopraffatta e mi sembrava di essere in un sogno. Un sogno meraviglioso divenuto realtà.

Adesso il vero problema sarà dirlo a mamma e papà e come organizzarci per la scuola e tutto il resto. Ci sono troppe cose a cui pensare e il mio cervello adesso è troppo impegnato a non farmi svegliare da questa meravigliosa realtà che appare così all'improvviso dopo una tempesta. Chi l'ha detto aveva proprio ragione: "Dopo la pioggia esce sempre l'arcobaleno."


Ed eccomi qui.

Mi dispiace dell'aggiornamento così tardivo e ritardatario.

Spero che vi piaccia! Baci e alla prossima!

Kikka9811

-Wolf blood- #wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora