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Il weekend era stato tremendo.
I suoi coinquilini avevano organizzato una festa, che era durata fino alle luci dell'alba, e la sua ansia l'aveva costretto a passare la serata in camera, disteso sul suo letto con lo sguardo puntato sul soffitto a maledirsi per la sua totale incapacità di approcciarsi al mondo esterno.

In quelle ore eterne, inoltre, spesso la sua mente aveva vagato verso territori pericolosi, che avevano come protagonista un certo pendolare biondo.

Si era chiesto a lungo che cosa potesse essere successo per aver strappato via quel sorriso così contagioso e spensierato da quel viso abbronzato.

E, seppur stupito da quei nuovi sentimenti, aveva sentito una forte voglia di trovare il colpevole di quelle lacrime, consapevole che se l'avesse fatto gliene avrebbe dette quattro, perché ormai quel ragazzino ed il suo sorriso erano le uniche cose che ancora lo facevano sentire umano, che gli facevano capire che c'era ancora spazio per la spensieratezza nella vita, che le paure prima o poi si potevano sconfiggere.
E quando, qualche giorno prima, l'aveva visto piangere tutte le sue speranze erano state risucchiate e sovrastate da quei singhiozzi mal trattenuti.
La presenza di una ragazza bellissima a consolarlo non l'aveva infastidito poi tanto.
Beh, sì, aveva sentito lo stomaco bruciare, ma era sicuramente per la delusione, non di certo per la gelosia, completamente ingiustificata dato che nemmeno conosceva il nome di quel ragazzino.

Quella mattina, con una delle sue canzoni italiane preferite a fargli compagnia nel breve tragitto che lo separava dalla fermata del biondo, pensò a quanto per lui fosse facile abituarsi ai cambiamenti.

Se n'era andato di casa due anni prima, stanco di sentirsi sempre fuori luogo, e, nell'arco di due settimane, quella nuova caotica città, apparentemente inadatta al suo catetere così schivo, gli era sembrata casa da sempre.
Altrettanto facilmente si era abituato alla sua routine giornaliera: sveglia, colazione, metro, lavoro, pranzo, lavoro, metro, cena, camera.
E così facilmente si era abituato a vedere il biondo sempre spensierato e sorridente che, altrettanto facilmente, si era inserito nella routine: sveglia, colazione, metro, biondino, lavoro, pranzo, lavoro, metro, cena, camera, attesa di vedere il biondino.

Ed ora l'impazienza era tale da fargli tremare il cuore, che batteva furioso nel petto, in attesa di fermarsi alla vista di quel viso incredibile, per poi continuare a pompare sangue a velocità aumentata.

Ma si sa, la vita non rispetta i piani.

E Christian guardò le porte aprirsi e poi richiudersi, senza però vedere il proprio pendolare preferito salire a bordo, lasciandolo a viaggiare solo, come aveva sempre fatto, ma che si augurava di non fare mai più.
Anche se non aveva mai parlato a quel ragazzo così inarrivabile per lui, si sentiva sempre un po' meno solo quando lo poteva osservare a distanza e sorridere con lui quando il biondino sorrideva per qualche messaggio vocale ascoltato a tutto volume.

Sarai sempre solo.

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