T-Centralen

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Christian non era abituato a prendere la metropolitana il sabato sera, quando gli abitanti si trasformavano e diventavano improvvisamente più simili ai ragazzi della sua età che aveva lasciato in Italia.
Infatti, in settimana non si sentiva nessuno parlare e, coloro che osavano farlo, venivano guardati male dagli altri pendolari. Durante il weekend, invece, la metro si popolava di giovani ubriachi o pronti ad ubriacarsi che guardavano male i ragazzi seduti in silenzio con la musica nella cuffia.
Inoltre, la sua solita isola era già occupata, era arrivato in stazione tardi a causa della sua indecisione sul come vestirsi, e si era dovuto sedere al centro della carrozza sotto gli occhi tutti.
Inutile dire che aveva tenuto lo sguardo basso per tutto il tempo, cercando di ignorare le risate sguaiate dei suoi coetanei pronti per andare in discoteca.
Nella sua mente contava i secondi che lo separavano dalla sua fermata, o meglio, dalla fermata di Mattia, come se fosse la sua unica ancora di salvezza in quel momento.
Ma...
Ma quando arrivò alla fermata si sentì spaesato, non perché non sapesse dove andare, ma per l'ansia di incontrare l'altro al di fuori di quello che ormai era diventato il loro posto sicuro, un vagone affollato che scorreva velocemente sui binari.

E se non avessero avuto nulla di cui parlare?
E se, dopo ore passate assieme, il biondo si fosse accorto di quanto fosse noioso?
E se, dopo una cena passata a stuzzicarsi, nel momento in cui le cose si fossero fatte più serie il suo corpo non avrebbe reagito?

Era già capitato anni fa.
Dopo settimane di appuntamenti, con la pelle che fremeva in attesa di ricevere carezze e  calore, nel momento clou a Christian non si era alzato, facendo cadere lui e la ragazza nell'imbarazzo più totale.
Christian, che già prima era perennemente preoccupato del giudizio degli altri, si era chiuso ancora di più in sè stesso ed aveva ignorato tutte le altre ragazze che ci provavano con lui alle feste scolastiche con il timore di vedersi ripetere quella scena.
Ovviamente anni dopo aveva capito che il suo corpo funzionava perfettamente, semplicemente non era attirato dall'universo femminile come pensava, anzi, proprio non lo capiva, troppo complicato e caotico: no voleva dire sì, sì voleva dire no, ma altre volte no voleva dire no e sì voleva dire sì.
E poco dopo un ragazzo della sua città gli si era avvicinato corteggiandolo e facendolo sentire così speciale che Christian si era sentito una specie di divinità, una stella.
L'amore certamente deve farti sentire una stella ed una divinità, ma non deve bruciare troppo in fretta, altrimenti consuma tutto l'ossigeno presente nell'atmosfera e si spegne prima di quanto si desideri.
E Christian temeva di fare di nuovo lo stesso errore, di bruciare quella conoscenza per la troppa foga di avere l'altro, perciò si era ripromesso di non finirci a letto a quello che sarebbe stato il loro primo appuntamento.

Perciò, ore dopo, stesi sul letto ad una piazza e mezza del biondo con le sue labbra avvolte intorno al pene svettante, si maledisse e quasi si costrinse ad alzarsi velocemente da quel materasso e a lasciare quell'antro bollente.
Ma Christian era un debole e perciò continuò a spingere senza sosta contro la gola dell'altro, sentendo i tessuti cedere e inglobarlo sempre di più, facendogli provare via via una sensazione in crescendo, che culminò quando Mattia avvolse la base sferica del suo pene tra le dita delicate.
Christian si svuotò con un urlo degno dei migliori video porno che aveva visto quando era più giovane.

Le labbra gonfie del biondo e la lingua che cercava di pulire i residui di sperma agli angoli della bocca eccitarono di nuovo Christian.
Il biondo, con la gola in fiamme, si lasciò sfuggire un verso sorpreso di fronte a quel pene nuovamente sull'attenti.
«Cazzo, sei perfetto.» disse al moro che aveva gli occhi verde sottobosco appannati per l'orgasmo appena avuto.

Christian sorrise stancamente attirando quel corpo muscoloso e dorato su di sé, facendo collidere i loro petti e le loro erezioni, i loro cuori e le loro anime, accogliendo sul suo bacino il sedere dell'altro.

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