Hornstull

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Le mani tremavano, non impercettibilmente, anzi, il suo telefono quasi rischiava di cadere a terra tanto era il tremolio.

Il ragazzo, urtato dagli altri pendolari che cercavano di evitarlo, si era fermato incurante in mezzo all'entrata del solito vagone e fissava quella che ormai era diventata la sua isola, solitamente vuota, ma oggi occupata dal ragazzo biondo.

A Christian scoppiò il cuore, mentre il mondo continuava a girare come se non fosse successo nulla, come se quello che lui considerava il ragazzo più bello del mondo non avesse deciso di prendere la metro alla sua fermata e di sedersi nel posto di fronte al suo.

Gli occhi del biondo, più azzurri che mai, erano fissi su di lui, sulla sua figura congelata e malconcia ed erano leggermente socchiusi, quasi a soppesare e a cercare di comprendere quale sarebbe stata la sua prossima mossa.

La sirena che avvisava la chiusura delle porte scorrevoli suonò e risvegliò il moro dalla catalessi in cui era caduto.

Christian, andando contro alla sua stessa volontà, che lo spingeva ad avvicinarsi a quel ragazzo, che lo attirava come lo fa la luce con le zanzare, scattò all'indietro e osservò il mezzo partire lentamente, seguendo poi lo sguardo penetrante del biondo addosso.

Quando la metro fu solo un puntino lontano, Christian appoggiò le mani sulle ginocchia e respirò profondamente, cercando di riportare ordine nella sua mente.

Si maledisse per quell'ennesima debolezza, perché voleva davvero aprirsi e lasciarsi andare, amare e ridere, ma era così difficile, così dannatamente difficile.

Lacrime calde solcarono le sue guance, di nuovo, facendolo sentire sempre più impotente, perché l'unica cosa che era in grado di fare era piangere, piangere e piangere ancora, senza mai riuscire a prendere la sua vita in mano.

Era scappato dall'Italia perché tutti ormai lo conoscevano, perché parlavano di lui.

Era arrivato in un nuovo luogo, completamente diverso da ciò che aveva sempre conosciuto, e si era fatto mettere i piedi in testa dalla sua ansia sociale, che lo costringeva ad abbassare la testa e le spalle ogni qualvolta che camminava in luoghi affollati e a desiderare di essere solo un chicco di grano in mezzo al campo.

Christian non si sopportava quando lasciava vincere le sue paure, si odiava quando non riusciva a fare ciò che realmente desiderava.
Se solo fosse stato più sicuro di sé avrebbe già chiesto il nome e il numero a quel ragazzo per cercare di non lasciarselo scappare.
Ma Christian non era consapevole di sé, della sua bellezza, del suo carattere deciso ed empatico, del suo cuore grande.

Qualche giorno dopo, complice anche una lunga chiacchierata con la sorella al telefono, Christian era fermo sul binario a cui presto sarebbe arrivata la metro.

Il suo cuore batteva a mille per l'attesa. Si sentiva così agitato che gli sembrava di essere tornato all'esame di maturità, quando il mondo dopo l'orale sembrava così distante e mistico da non sembrare vero.

Così si sentiva ora: non sapeva come sarebbe stato il mondo dopo aver fatto quello che avrebbe fatto.

Fece un respiro profondo e si incamminò verso i binari.

Ciao... Ciao... Ciao...

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