Slussen

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Il venerdì successivo Christian aveva di nuovo il girasole in mano ed era seduto sul sedile in attesa che la sua nuova cotta salisse sul mezzo di trasporto.
Mattia l'aveva avvisato: quella settimana sarebbe salito alcune fermate dopo perché sarebbe andato ad abitare a casa della sua amica per qualche mese, siccome il suo appartamento, situato all'ultimo piano di una palazzina appena realizzata, sarebbe stata utilizzato per girare una nuova serie di Netflix su un ballerino famoso.
Quando Matti glielo aveva detto Christian aveva spalancato la bocca e gli occhi come fanno quei personaggi negli anime giapponesi.
Quanto poteva essere bello un appartamento per poter essere scritturato da un'azienda così grande?
Di solito le case dei ricchi nelle serie sono spettacolari, perciò quella del biondo non poteva che essere stupenda.

Comunque, era da una settimana che Christian saliva sulla metro e aspettava circa dieci minuti prima di vedere quel viso tondo tutto guance e occhioni, degno di quello di un bambolotto perfetto.
Ogni mattina il suo cuore pizzicava un po', ormai abituato a vedere l'altro seduto al loro posto, per poi tranquillizzarsi di nuovo quando si ricordava che l'avrebbe visto poco dopo.

Christian non si faceva domande su tutte quelle sensazioni esagerate che provava in presenza di Mattia.
Aveva paura.
Non perché fosse un ragazzo o perché fosse bellissimo e lui un po' meno.
Aveva paura perché non si era mai sentito così con qualcuno.
Così vivo, così felice, così spensierato.
E aveva dannatamente paura che l'altro l'avrebbe salutato di lì a qualche giorno.
Era un ballerino di fama europea, se non internazionale, con un fisico scolpito, un viso perfetto ed un cuore empatico e gentile.
Che ci faceva con lui? Perché perdeva tempo con lui?
Lui che aveva dei comuni occhi nocciola, dei comuni capelli marroni e un fisico paragonabile a quello di un diciassettenne ancora non sviluppato, senza muscoli o curve.
Perciò preferiva ignorare questo suo senso di inferiorità e concentrarsi solo sullo sfruttare il più possibile il tempo che l'altro gli concedeva.
Perché se Mattia se ne fosse andato Christian sarebbe stato male, molto male.
Così tanto male da fargli perdere la voglia di vivere.

«Ehi min kara, che mai oggi sei così pensiero? Qualcosa non va?» domandò il suo oggetto dei desideri più sconci di quell'ultimo mese, mentre lo sguardo del moro si abbassava sulle labbra piene.

Christian non era particolarmente interessato al sesso, ma Mattia lo accendeva come mai nessuno aveva fatto.
Inutile dire che erano ormai frequenti le notti in cui si svegliava sudato e con le mani avvolte attorno alla sua lunghezza che premeva contro il tessuto morbido dei pantaloncini del pigiama.
E, ogni volta, Christian decideva di soddisfare quella voglia muovendo su e giù la mano pensando alla bocca dell'altro, immaginandola avvolta attorno al punto più duro.

La pelle di Christian assunse una sfumatura rossastra degna del pomodoro più maturo in una calda giornata estiva e riportò velocemente lo sguardo sugli occhi magnetici del biondo, cercando di nascondere l'imbarazzo che l'aveva travolto.
«Io, ehm... Tutto bene, Matti. Tu?» chiese passandosi l'indice sul labbro superiore che aveva iniziato a prudergli leggermente.

Gli occhi dell'altro seguirono il movimento del dito e gli occhi gli scurirono notevolmente, sorprendendo il più grande che si chiese se anche il ballerino facesse sogni non adatti ai bambini su di lui.

Decise di svolgere la prova del nove e passò la punta umida sul labbro inferiore.
Le due pozze ormai blu non si persero neanche un istante di quello spettacolo e Mattia si sentì improvvisamente al centro del Sahara, incapace di muoversi o respirare normalmente.
I pantaloni della tuta fine che indossava non celavano nulla e pregò che nessuno buttasse l'occhio sulla sua vita.
Odiava il moro e la sua inconsapevolezza.
Non si rendeva conto di quanto fosse fottutamente bello e sensuale.
I suoi occhi verdi erano magnetici, le labbra fini un vero e proprio desiderio proibito e gli zigomi alti e punteggiati di lentiggini rendevano il viso più squadrato e sexy.
Per non parlare di quel fisico longilineo.
Mattia era ossessionato dalle sue gambe lunghe e snelle, dai suoi fianchi stretti che da giorni sognava sentirli spingere contro di lui, contro il suo sedere ormai pronto dopo notti intere passate a darsi piacere con le sue dita, in attesa che il moro si prendesse finalmente cura di lui.
E quando vide l'altro con il viso rosso abbassare lo sguardo sulla protuberanza inequivocabile non riuscì a fermare le parole successive.
«Domani sera vieni da me, Carola è via, ti cucino qualcosa.»

L'aria tra di loro scoppiettava e scintillava a causa della tensione sessuale tra i due e gli altri pendolari sembravano ignari di quanti quei due ragazzini si volessero e desiderassero, troppo concentrati sui loro telefoni per accorgersi di quanto stesse accadendo attorno a loro.

Christian deglutì a vuoto.

Cazzo sì, dammi l'indirizzo.

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