Stadion

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Erano giorni che le luci di natale brillavano e illuminavano la notte, rendendo la città ancora più incantata del solito e facendola risplendere di luce dorata.
Christian amava il Natale, nonostante la nota di malinconia che accompagnava la festività da quando era diventato grande.
Per lui pensare al Natale significava pensare a festeggiare in famiglia, avvolti dal calore del camino, del cibo, dall'amore.
Ancora ricordava quando, da piccolo, la famiglia si riuniva a casa sua e per tre giorni si viveva insieme ai cugini, agli zii, ai nonni.
Ogni anno sperava di riuscire a sentire di nuovo quella sensazione di felicità sconfinata, ed era felice a Natale, ma mai quanto lo era quando aveva sei, sette, otto anni.
Non gli sarebbe nemmeno importato dei regali se solo fosse riuscito a provare di nuovo quelle emozioni così avvolgenti.

Quell'anno, inoltre, la sua famiglia non sarebbe riuscita a salire fin lassù a causa di un saggio di danza imminente.
Probabilmente li avrebbe visti dopo Capodanno, ma non sarebbe stata la stessa scuola.

Perciò con l'avvicinarsi del Natale, a cui mancavano pochi giorni, era diventato sempre più irrequieto, facendo agitare anche Mattia che già pensava agli scenari più catastrofici, tra cui un tradimento con la ragazza, che non aveva mai visto prima, alla loro destra, solo perche questa continuava a lanciare occhiate languide al suo fidanzato, occhiate di cui Christian manco si era accorto, ma forse stava cercando di insabbiare il tutto, e...

«Matti piantala di farti viaggi mentali attorno al Sole.»
Christian fermò il biondo dai suoi pensieri autodistruttivi.

Ormai lo conosceva bene e sapeva perfettamente quanto la sua mente lo convincesse ogni volta a credere che nessuno gli volesse bene, che nessuno tenesse a lui, che fosse solo al mondo.
Aveva avuto un'infanzia difficile a causa della danza, non per le prese in giro dei compagni, ma per la lontananza dalla sua famiglia.
Aveva studiato per anni a Londra e a Parigi e, in quanto bambino, non poteva prendere un aereo e tornare a casa a suo piacimento e i suoi genitori lavoravano un sacco per permettergli di studiare, perciò non andavano quasi mai a trovarlo.
Ed era per quello che nel suo contratto aveva inserita una clausola che faceva sempre storcere il naso a tutti, ma su cui non avrebbe mai patteggiato.
"MZ potrà lasciare gli spettacoli a piacere con almeno ventiquattro ore di preavviso".
Non era mia successo che abbandonasse la sala prove e chi lavorava nel settore lo sapeva, ma se gli mancava casa voleva essere libero di prenotare un volo ed essere da sua mamma e da suo papà in poco tempo.
I suoi genitori lo amavano senza riserve e con ogni fibra di loro stessi, ma il biondo sembrava non capirlo e continuava a temere di non essere mai amato.

E Christian l'aveva capito subito.
L'aveva capito e cercava ogni giorno di ricordargli quanto gli volesse bene.
Ancora non aveva pronunciato la fatidica parola con la A, ma sperava di averlo dimostrato attraverso le carezze, i baci, i girasoli che ancora gli regalava ogni venerdì, nonostante ora si vedessero anche il sabato e la domenica.

«Che c'è?» cercò, senza successo, di fare lo sbruffone il ballerino, ma l'altro lo conosceva come si conosce la propria casa d'infanzia.

Christian gli sorrise, tracciando le sue sopracciglia bionde con il dito indice, facendogli scaldare le guance, nonostante fosse un gesto casto e per nulla sensuale, ma a Mattia venire toccato con delicatezza faceva sfarfallare il cuore perché si sentiva importante, si sentiva apprezzato, si sentiva amato.

«Togliti dalla testa quei pensieri orribili per favore. Ti voglio ancora bene e ti voglio ancora nella mia vita, anche se hai detto parole crudeli sul tiramisù qualche mese fa, ma l'ho accettato, non preoccuparti.»

Il biondo non si mosse. «Non stavo facendo brutti pensieri, idiota.» mentì senza esserne capace.

«Quindi non hai pensato che il mio malumore fosse causato da te? Giuralo. Giuralo sulla cosa più importante che hai.»

Se possibile, le sopracciglia di Mattia si inarcarono ancora di più.
Quel ragazzo non sapeva stare al mondo, era incredibile!
Da quando si giura? È pericoloso!
E, infatti, gli tirò un schiaffo sulla nuca coperta da riccioli scuri.
«Ma sei pazzo!? Non si giura. Pensavo di averti già spiegato che non ci si deve fare nemico il destino.»

Christian sorrise felice, perché quei battibecchi tra di loro lo facevano sentire bene.
Non ci si comporta così con una persona con cui non si vuole avere niente a che fare o che si sta ancora conoscendo, perché si rischia di fare brutta figura.
Ma ormai loro erano oltre a quell'imbarazzo iniziale e si comportavano l'uno con l'altro nei modi più infantili, noiosi e irritanti che ci fossero, ricevendo solo uno sguardo sognante e grato, proprio di una persona innamorata follemente.

E loro lo erano e ne erano consapevoli, ma ancora avevano paura, paura che dichiararsi troppo presto, perché un mese e mezzo non era abbastanza per dirsi ti amo secondo loro, accelerasse troppo la relazione e portasse la metropolitana a schiantarsi contro un muro spesso, causando danno irreparabili in entrambi.

«Perfetto. Hai appena dimostrato che ti stavi di nuovo facendo mille pare.»
Christian, già completamente rivolto verso di lui, gli prese il volto paffuto tra le mani e lo strizzò. «Matti piantala. Ero preoccupato perché il Natale mi mette sempre un po' di malinconia e quest'anno i miei non possono salire, perciò sarò costretto a festeggiarlo da solo.»
Gli posò un bacio sulle labbra aperte per lo stupore di non essere lui la causa de malumore che perseguitava il moro da qualche giorno.
«E se mai mi dovessi stancare di te, te lo direi senza farmi troppi problemi. E puoi stare tranquillo, non mi stanco facilmente.»

Mattia arrossì, diventando bollente sotto le dita esili di Christian che ancora lo stringevano.
«Ma se cambi colazione ogni due settimane e non finisci mai una serie perché dopo qualche secondo perché ti annoiano.»

Christian scosse la testa divertito. Aveva ragione, ma non del tutto.
«Okay, te lo concedo. Ma come potrei stancarmi dei tuoi gemiti da porno attore, del tuo sedere stretto e della tua bocca attorno a me? Quelli non sono gusti, è globalmente riconosciuto che è impossibile stancarsi di una persona che scopa bene.»

Mattia divenne fucsia, spingendo via l'altro da sé. La punta delle orecchie erano vuol, così come le gote alte e definite. Per non parlare degli occhi, che volevano sembrare indignati, ma in realtà erano offuscati, forse dall'eccitazione, forse dal ricordo delle volte in cui Christian spingeva dentro di lui velocemente.

«Christian! Abbassa la voce!» urlò ipocrita il biondo. «Che ti è successo oggi? Perché tutto ad un tratto non sei più timido e restio a parlare del sesso?»

Christina fece spallucce, riportando le mani dov'erano prima e leccò le labbra piene dell'altro.

«Bastaaa, Chriiistian!»

Con il petto scossò dalle risate, Christian appoggiò la fronte alla spalla muscolosa dell'altro e sospirò con il cuore leggero.

Il suo stuzzicare le persone era un modo, piuttosto contorno, di dimostrare quanto volesse loro bene.
E amava prendere in giro Mattia, amava come reagiva, indispettito e offeso, con le labbra tese e gli occhi socchiusi.
Amava stuzzicarlo e sentire i suoi sproloqui sul perché fosse sbagliato prendersi gioco di lui.
Amava quando si arrabbiava, stanco dell'infantilità di Christian.

«Passa il Natale a casa mia, con la mia famiglia.»

Christian strinse il corpo dell'altro tra le braccia, senza spostare la testa, e annuì ancora più grato.

Come potrei mai stancarmi di te idiota?

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