Primo capitolo

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Adele's Pov

C'era solo una cosa che mi dava più fastidio della scuola alle sette del mattino ed era la sveglia che suonava per ricordarmelo. Ho sempre immaginato come sarebbe stato bello l'inverno senza libri, senza lezioni e soprattutto senza prof...io li chiamavo i prosciugatori, quelli che fanno parte della categoria vampiri succhia sangue di noi poveri liceali, i quali, compresa la sottoscritta, venivano trattati come contenitori dal fondo senza fine.

-Adele alzati è tardi- la voce di mia sorella Emma risuonava frastornante nella mia testa, la stessa testa che avrebbe voluto dormire altre cinque ore di fila.

-Lasciami in pace...vengo tra poco- rialzai le coperte che mi aveva tolto di dosso e con la mano le indicai di aspettarmi in cucina, ritraendo il braccio che poco prima aveva strattonato.

Con gli occhi pieni di sonno mi alzai velocemente e con una mano strofinai la faccia torpida. Andai in doccia e restai per almeno un quarto d'ora sotto l'acqua calda che scivolava in ogni angolo del mio corpo. Presi lo shampoo che stranamente odorava di cocco e dopo un secondo capii anche perché...quello non era il mio shampoo ma la gelatina di mio fratello Edo.

"Perfetto, davvero perfetto, ci mancava solo la melma sudicia per capelli"

Dopo essermi tolta quello schifo dalla testa entrai in cucina e presi al volo una fetta di pane e marmellata, infilandomela velocemente in bocca mentre con le mani riponevo bruscamente e casualmente manuali e taccuini nella mia borsa color viola pastello.

-Adele dove sei... ?- quella era la sveglia più fastidiosa di tutte, la voce di mia madre che mi urlava da lontano di fare presto, mettendomi giusto quell'ansia in più che già bastava di per sé a livello base.

- Eccomi sono pronta...sono qui- risposi ansimante per la corsa appena fatta.

Presi il cappotto e mi diressi in macchina, qualche minuto di attesa ed eravamo arrivati nella mia cara e vecchia scuola da cui mi separava solo un altro isolato.

-Scendo qui- dissi a mia madre che prima di fermarsi rallentò al minimo.

- Non dimenticarti questo- rispose porgendomi dal finestrino il visto studentesco. Presi al volo il cartellino e me ne andai. Da lontano vidi un accumulo di mele rosse su una panca e decisi di prenderne una, dato che la fame non mi era ancora passata.

"Porca miseria ho finito le monete"

Alzai il cappuccio della felpa sulla mia testa, da cui scendevano i lunghi capelli neri. Mi avvicinai di soppiatto e di sfuggita ne colsi una mentre il venditore era distratto dalla folla. Gettai il torso nel cestino fuori l'aula ed entrai in quella che chiamerete sicuramente classe anche se per me era una cosa del tipo: persone messe a caso nella stessa stanza costrette a fare amicizia perché accumunate dalle stesse torture. Terza fila, terzo banco, quello era il mio posto a sedere, vicino la finestra, così avrei potuto perlomeno guardare i quarteback giocare sul campo.

-Ragazzi oggi c'è un nuovo arrivato – disse la prof di latino e mi sembrò alquanto bruttina la situazione perché in ventitré eravamo già troppi.

-E verrà tra qualche minuto...spero- disse la prof tra sé e sé sperando veramente che sarebbe venuto a lezione. Iniziò quasi ad essere euforica mentre spiegava le gesta di Cesare e i suoi assassini, i quali erano quelli che mi incuriosivano di più, perché dovevi essere uno con le palle per metterti contro un bastardo ricco e potente.

- Ciao, tu devi essere Aron- disse la prof di latino ad un ragazzo che si avvicinava a stringerle la mano che lei stessa gli aveva proteso poco prima, non appena varcò la soglia dell'ingresso. Aveva i capelli castani con un po' dei riflessi nocciola e suoi occhi mio malgrado erano terribilmente sexy e persuadenti.

- Certo...sono io – rispose il ragazzo con una voce profonda.

- Allora Aron puoi sederti lì in fondo, terza fila accanto ad Adele- disse la prof

"Perfetto ci mancava solamente quello nuovo ad occuparmi lo spazio vitale"

Tolsi purtroppo lo zaino dalla sedia affianco per fargli spazio e nonostante il ragazzo fosse molto affascinante, a me piaceva stare da sola. Aron guardava attentamente ogni mio movimento e me ne accorsi solo quando con lo sguardo percepì i suoi occhi celesti su di me, impassibili e impenetrabili, come sé qualcuno gli avesse tolto tutte le emozioni di dosso. Sistemò la sedia e si sedette. La prof di latino continuò la lezione e lui la osservava persino incuriosito su come raccontava le punizioni che Cesare inflisse ai ladri che gli avevano rubato le ricchezze.

- Vedi Adelaide i ladri vengono sempre puniti prima o poi – disse Aron, avvinandosi al mio orecchio e sussultando.

- Ma che dici ... quale ladro, comunque mi chiamo Adele- ribattei, ci mancava solo lui a smontarmi il silenzio.

- Alla tua età dovresti sapere che non si ruba e...io ti chiamerò sempre Adelaide-

"Oh cazzo...la mela...forse mi ha visto...anzi di sicuro mi ha visto"

Mi impietrii tutta d'un tratto e diventai talmente rigida che mi si formò un nodo in gola.

- Non l'ho rubata, l'ho presa solo in prestito – mi giustificai.

- Ma i prestiti si chiedono e tu non mi pare l'abbia chiesto-

- Sta tranquillo...se ti fa stare meglio sappi che gliela pagherò appena finita la lezione- risposi infastidita.

"E ora questo che vuole?" 

*Heyy... questo è solo il primo capitolo, spero vi piaccia. Se volete che continui lasciate una stellina o un commento, grazieee*

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