ottava parte

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"ti prometto che torno, ho solo bisogno di un po' di tempo per me stessa" sussurrò in modo tale che nessuno potesse sentirla.

"o torni o ti vengo a prendere io" un brivido percorse la schiena della ragazza.

cercò di replicare ma il ragazzo al telefono chiuse la chiamata prima del previsto.

lei cadde a terra tenendo il volto tra le mani.

"hey hey, vieni qui" ted cercò di farla rialzare ma lei resistette e rimasero entrambi sul freddo pavimento di quella stanza bianca completamente vuota.

"chi era?" chiese ted.

lei scosse la testa e ted sgranò gli occhi.

"come no? come posso aiutarti se non riesci a dirmi una sola parola di quel che è successo?" aveva ragione.

"l-lui"

"lui chi piccola?" ted adesso stava cercando di farla stare calma per evitare che avesse un'ulteriore crisi di pianto.

"l-lui" ed indicò il telefono che aveva in mano per far intendere fosse la persona con cui aveva parlato fino a pochi minuti prima.

ted non riusciva a capire.

non riusciva assolutamente.

"che ti ha fatto questo lui di cui parli?" voleva sapere tutto.

indicò la sua faccia lentamente.

"chi è lui?"

"s-stiamo i-insieme" a ted venne quasi da piangere.

"questo lui di cui mi parli stava già con te quando sei venuta da me quella sera?" lei annuì flebilmente.

"s-scusa" aveva così tanta paura.

temeva il peggio da parte di ted.

"andiamo a casa, vieni" la rimise su e la guidò fino all'appartamento.

"perché stai con lui se ti fa male?"

"l-lo a-amo" il mondo cadde addosso a ted.

non ci credeva.

"io non posso, io non riesco. mi sento preso in giro, per favore riprendi le tue cose e chiama qualcun altro che possa aiutarti ad uscire da questa situazione, magari un amico o un familiare. lo sai che ti voglio fin troppo bene ma non posso aiutarti. capiscimi per favore, io non riesco così" la ragazza riprese a piangere.

"n-no" non avrebbe avuto nessun'altra parte dove andare.

"per favore, non complicare le cose. troverai sicuramente qualcun altro che possa darti una mano ma quel qualcuno non posso essere io" ted trattenne quasi le lacrime.

adesso era veramente troppo.

aveva giocato con i suoi sentimenti.

"per favore va via" disse diretto non appena la ragazza strinse la stoffa della sua maglia quasi strappandola.

"per favore" la ragazza non poté fare a meno che obbedire.

ted le permise di tenere la sua felpa che aveva addosso da quella mattina mentre lasciò la felpa con cui l'aveva riabbracciato in quell'appartamento.

le lacrime non la smettevano di scendere ma si rassegnò non appena uscì dal suo appartamento.

incontrò anche ben, che le fece un cenno come per salutarla, probabilmente non notò in che stato fosse la ragazza.

chiamò in fretta un taxi e si fece riaccompagnare in aeroporto.

pagò il primo biglietto disponibile con i soldi che era riuscita a portare con sé per roma e non appena fu il suo turno salì in aereo.

poco prima che l'hostess chiese gentilmente ai passeggeri di impostare la modalità aereo sui loro dispositivi mobili mandò un messaggio all'unica persona che nel bene o nel male era sempre stata lì per lei.

il suo ragazzo.

"sto tornando a casa come ti avevo promesso. ti amo, lo sai"

𝓊𝓃𝓈𝓉𝒶𝒷𝓁𝑒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora