Capitolo 16

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"Perché non ci pensi bene e poi mi dici?"

Rilascio un sospiro rassegnato di fronte all'insistenza di Brian

Sono più o meno venti minuti che mi segue ovunque io vada, nonostante io non abbia una vera e propria meta, mentre cerca invano di convincermi a partecipare ad una cena a casa sua

Una cena in cui ovviamente ci sarebbero anche mio padre e Kimberly

Ciò mi metterebbe in una posizione di assoluto svantaggio, perché ritrovarmi in mezzo a due coppie di cui una formata da mio padre rinnegato e la sua compagna che mal sopporto, sembra decisamente l'incubo ricorrente delle feste

Già devo sopportare la presenza del mio paparino ad ogni ricorrenza per colpa della maledetta tradizione a cui nonna Grace è tanto legata...ora mi mancava Brian con le sue idee assurde e complottistiche per obbligarmi a interagire con mio padre

"Non capisco davvero perché ti stia tanto a cuore questa cosa Brian...conosci la storia meglio di me e non ti ho mai fatto una colpa per l'amicizia che continui ad avere con mio padre e con mia madre in contemporanea. Nonostante ciò, però, sembri non comprendere quanto per me sia un dolore fisico oltre che mentale avere a che fare con quell'uomo. Dammi una motivazione valida e ti prometto che ci penserò"

Arresto la mia maratona piantando i piedi sul pavimento e puntando i miei occhi sulla figura del generale Hamilton

Brian mi fissa afflitto in bilico tra ciò che sarebbe giusto dirmi e ciò che pensa davvero

Lui ha vissuto tutta la storia, lui c'è sempre stato nella mia vita. Non ricordo un solo momento importante della mia esistenza in cui lui non fosse presente: ogni compleanno, ogni recita scolastica...dove non c'era mio padre, lui era pronto a colmare quel vuoto, quel posto fin troppo spesso vacante

Non l'ho mai trovato fuori luogo, come avrei potuto d'altronde? Era quello che più si avvicinava ad una figura paterna per me. Lo sento mio padre più di quanto senta tale quello che per me è solo un donatore di sperma

Gli voglio bene e lo ammiro per la sua capacità di riuscire a destreggiarsi tra i miei genitori senza mai prendere le parti dell'uno e dell'altro, ma è la mia vita e che lui lo voglia o no, io sono cresciuta e ho lasciato alle spalle la bambina che lui ricorda

"Ho perso mio figlio Norah"

Mi paralizzo e mi sento colpevole subito, mentre il ricordo di Jackson invade inevitabilmente la mia mente

"Si dice che un genitore non dovrebbe mai sopravvivere ad un figlio ed è vero. Noi vi insegniamo a camminare con le vostre gambe, vi diamo gli strumenti per interfacciarvi alla vita. Noi genitori abbiamo il dovere di addestrarvi alla vita per imparare ad affrontarla per quando noi non ci saremo più. Ma non esistono libretti d'istruzione per i genitori che si ritrovano ad affrontare un'esistenza senza poter vedere i propri figli crescere e diventare adulti.  E mai come ora mi rendo conto di quanto sia importante tenersi strette le persone che amiamo e seguirle passo passo. Se potessi tornare indietro farei tante cose diversamente e non voglio che tu o Marc viviate distanti per scelta, quando a me non è stata permessa altra soluzione"

Brian allunga una mano e mi accarezza la guancia delicatamente, proprio come un padre farebbe con la propria figlia

Lascio che il suo calore si propaghi nel mio corpo e senza rendermene conto mi ritrovo ad avvolgerlo in un abbraccio caloroso che non attende a ricambiare

Inspiro il suo profumo mentre Brian mi posa un bacio sulla testa

"Manca tanto anche a me...mi manca sapere di avere qualcuno da chiamare quando ho bisogno di aiuto, mi manca la sua voce sempre allegra e pronta a dispensare consigli anche non richiesti e mi manca da morire la sua risata che riecheggiava nella stanza rendendo impossibile non accorgersi di lui. Mi manca semplicemente mio fratello"

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