Capitolo 26

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Nonna Grace mi ha cresciuta dicendomi che nessun problema fosse impossibile da risolvere e che a volte bastasse una buona tazza di the caldo e una notte di sonno perché tutto tornasse al proprio posto.

Non avevo usato spesso la tecnica del the caldo se non in sua presenza per accontentarla; ma ora, mentre fuori dalla finestra della casa a San Diego albeggia dopo una notte insonne, guardo il liquido ambrato vorticare in senso orario dopo aver mischiato lo zucchero al suo interno e riesco solo a sentire gli occhi riempirsi di lacrime mentre l'immagine di fronte a me si fa sempre meno chiara e definita

Nonna Grace mi aveva insegnato tante cose, ma non mi aveva mai preparata a una ipotetica vita senza di lei...

La rabbia incombe, il dolore si nutre delle mie membra e con una manata ben assestata osservo la tazza prendere la rincorsa sul piano di lavoro e raggiungere il bordo svuotandosi nell'atterraggio e spezzandosi in mille pezzi come il mio cuore in questo momento. Ma non mi basta, quella tazza infranta ai miei piedi non è sufficiente e quindi prendo a lanciare per terra tutto quello che mi trovo sottomano, urlando di rabbia mentre le lacrime scorrono copiose sul mio viso

Dieci minuti dopo mia madre entra in cucina e  mi trova riversa a terra singhiozzante e insanguinata dopo essermi ferita con un pezzo di vetro o ceramica...non saprei, ho rotto così tante cose da non avere la certezza del materiale che mi ha ferita, ma poco importa. Niente ha più importanza ormai...

"Oh tesoro che cosa hai fatto?" Non c'è giudizio nel suo tono, solo immensa preoccupazione

"Mi dispiace...dopo metterò a posto" sussurro tra le lacrime tirando su dal naso continuando a fissare un punto indefinito davanti a me mentre il caos mi circonda

Mamma si accovaccia per raggiungere la mia altezza e con sguardo affranto mi sposta una ciocca dal volto lasciandomi una dolce carezza. Solo allora mi prendo un paio di minuti per rivolgere i miei occhi gonfi su di lei e osservarla

Ha anche lei il volto provato e attraversato da un dolore troppo grande per essere contenuto in un solo corpo. Ha occhiaie profonde dovute alle nottate insonni e occhi arrossati dai pianti silenziosi che si fa quando è da sola e sa che non la sto guardando. È sempre stata più forte di me. Sempre più di me in qualsiasi cosa in realtà. Ma questa volta è diverso...nonna Grace è stata la colonna portante del nostro mondo, ha continuato a crescere mia madre anche dopo un divorzio e una figlia e ha cresciuto me con la stessa dedizione e attenzione. Mai un torto né all'una né all'altra.

"Non importa Norah...sistemeremo insieme tesoro" sussurra accostandomi al suo petto, non prima però, di avermi stampato un lieve bacio sulla fronte

Scoppio nell'ennesimo pianto disperato e le afferro la camicetta già sgualcita stringendola come se da lì dipendesse la mia sanità mentale e la mia resistenza

"Non posso sopportarlo mamma...non ora. Non sono pronta" continuo a piangere e stringerla e a disperarmi pregando che qualcuno mi ascolti e non mi privi dell'unica cosa buona che mi è rimasta

"Lo so bambina mia, lo so" sussurra tra i miei capelli con la voce rotta dal pianto trattenuto

Due giorni prima...

Metto a posto le stoviglie pulite mentre sospiro ancora fasciata nel tubino color porpora che ho indossato per l'ennesima udienza in tribunale questa mattina. È la quarta ormai e sono passati già sei mesi dall'inizio di questo inferno. La situazione sembra una montagna russa: un continuo sali e scendi; quando sembrano aver trovato un punto di incontro pacifico, succede qualcosa a mettere benzina sul fuoco. Sia Jason che Kim sembrano in continua lotta con sé stessi tra la rabbia del presente e l'amore del passato e non sembrano affatto intenzionati a mollare la presa.

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