Capitolo 25

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I miei genitori si erano lasciati che avevo su per giù 10 anni. Non ho un ricordo chiaro di quel momento. Non ricordo neppure il periodo del loro divorzio. Mia madre ha fatto in modo che non sentissi e comprendessi nulla di diverso dal fatto che i miei genitori avessero deciso di prendere strade diverse e che avrebbero continuato ad esserci per me nonostante tutto. Mia madre aveva mantenuto la promessa, mio padre l'aveva infranta il giorno dopo quando si era sbattuto la porta di casa alle spalle con due enormi valigie che a quanto pare contenevano tutta la sua intera vita andata in frantumi per colpa della sua piccola bambina che aveva messo al mondo.

Seguire la prima udienza in tribunale tra Jason e Kim mentre tenevo in braccio il piccolo Aiden era decisamente stato un colpo ben inferto.

Vedere come entrambi fossero pieni di rabbia e risentimento l'uno verso l'altra e come sembrassero agguerriti nel tentare di accaparrarsi il fragile fagotto che tenevo tra le braccia come se fosse un premio, era stata decisamente la coltellata più pesante.

Non ero legata a nessuno dei due genitori in modo particolare. Ma lo ero nei confronti di Aiden. Lui che coi suoi occhioni da cerbiatto aveva la capacità di entrarmi nell'anima e prenderne ogni parte.

Non avevo mai creduto che una creatura tanto piccola avesse quel potere

Era piccolo per comprendere ciò che stava accadendo, eppure sembrava in grado di tranquillizzarmi in un momento che di tranquillo aveva ben poco

L'udienza si era svolta a porte aperte perché si trattava di un semplice esplicitare le rispettive posizioni di fronte al giudice per poter avviare la pratica della vera e propria guerra giuridica che ne sarebbe derivata

Persino il giudice a udienza conclusa pareva essere scombussolato e parecchio attonito di fronte alle parole dei due giovani

Kim era persino arrivata a scoppiare a piangere implorando il giudice di non toglierle la sua ragione di vita

Era stato allora che mi ero ritrovata a cercare con lo sguardo la figura di Aston

Ci evitavamo da quasi due mesi dopo la rivelazione dei suoi sentimenti e non per colpa mia

L'avevo cercato, lo avevo chiamato, gli avevo persino fatto le poste davanti a casa. Ma Aston era orgoglioso, rancoroso e deciso, sempre. E dopo quello che aveva detto il terrore di un mio rifiuto era ben peggiore dell'idea di lasciarmi perdere e ignorarmi fingendo che non fosse successo niente

Prima di entrare in tribunale mi aveva lanciato giusto una rapida occhiata accennando ad un saluto con un mero gesto della testa e poi non mi aveva più degnata neppure di un minimo di sguardo

In aula ci eravamo trovati inevitabilmente sui due lati opposti. Io a sinistra tra le sedute a favore di Kim e lui dalla parte opposta, al fianco del fratello sostenendolo a modo suo

Sapevo che odiasse questa cosa tanto quanto me e non era stato un caso il mio sguardo rivolto a lui proprio in un momento di tanta fragilità e disperazione da parte di Kim

Infatti lo avevo trovato intento ad abbassare la testa e a imprecare silenziosamente

Non piaceva a nessuno di noi questa storia. Ma avevamo comunque dovuto prendere le parti di qualcuno senza esporci a parole

Kimberly dopo quella preghiera disperata da madre, si era fiondata su Aiden e lo avevo stretto al petto come se temesse che le venisse strappato via

Era stato poi il turno di Jason su cui ovviamente pesavano i precedenti dovuti alla dipendenza da cui era uscito recentemente. Aveva inveito contro Kimberly dicendo che non gli aveva permesso di essere il padre che avrebbe dovuto essere e che proprio la sua ex avesse tentato di far crescere Aiden da un altro uomo come se fosse il suo padre biologico...il mio per l'esattezza

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