Capitolo 19

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Ho vissuto con una famiglia a metà da quando ne ho memoria. E forse è anche uno dei motivi per cui ho sempre odiato le festività. Penso che se, per esempio, provassi a concentrarmi sull'ultimo Natale in cui mi sono sentita felice e grata, forse non saprei dove sbattere la testa e non saprei a quale cassetto dei ricordi attingere.

La nonna e la mamma sono sempre state presenti e mi hanno sempre fatto sentire amata e accolta. Sono state le mie mamme e i miei papà e forse sono l'unica cosa di cui sono veramente grata. Ma la loro necessità di farmi sentire completa mettendo sempre il generale Davis al nostro tavolo deve avermi decisamente creato qualche trauma infantile.

Immaginate sedere alla tavola dell'uomo che vi ha disincantato l'infanzia e distrutto l'adolescenza. Immaginate osservarlo sorridente e sfacciato mentre siede a capotavola come un vero capo famiglia, e poi provate a immedesimarvi in una ragazzina che ha scoperto il tradimento prima dell'amore. Ed eccovi il cocktail letale fatto di odio e risentimento. Ed ecco come si arriva ad odiare qualsiasi tipo di ricorrenza in cui c'è anche l'uomo che disdegni.

"Secondo te sono centrini di pizzo?"

Indico l'oggetto delle mie elucubrazioni mentre mi rivolgo seria ad Aston che trattiene a stento una risata

Gli lancio un'occhiata interrogativa e lo vedo intento a portarsi il bicchiere di vino alle labbra. Quelle stesse labbra che ho consumato per tutta la notte solo quattro giorni fa e mi sembra ancora un sogno ad occhi aperti.

Non abbiamo più parlato di quei baci infiniti, non ce ne siamo neppure scambiati di nuovi. È come se avessimo cristallizzato tutte le sensazioni accumulate negli anni in quell'unico frangente; come una stella cadente che attraversa il cielo per poi scomparire

Eppure non c'è stato alcun imbarazzo tra di noi, semmai qualche sguardo languido tra i corridoi nei giorni a seguire. Ma nessuno dei due si è pentito e questo mi fa sentire nel giusto per la prima volta nella mia vita dopo tanto tempo.

"Cosa c'è? Non fare lo stronzo. È una domanda seria" proseguo infastidita dalla sua mancanza di serietà

Sto davvero cercando di capire se siano di pizzo.

"E io che cazzo ne so? Ti sembro uno che passa le giornate a scegliere centrini per la tavola?"

Mi poso una mano sul petto e spalanco la bocca fintamente risentita, mentre lui solleva un sopracciglio con fare arrogante facendomi venire un capogiro

"Guastafeste"

"Smettila di tergiversare e introduci un argomento prima che qui esploda una bomba di imbarazzo" mi bisbiglia questa volta sporgendosi sul mio orecchio

Mi mordo il labbro e finalmente concedo ai miei occhi di posarsi anche sugli altri commensali

Siamo a questa idiota e insensata cena organizzata da Brian e fino ad ora le uniche argomentazioni che sono state tirate fuori riguardano lo stufato di Claire (che è decisamente il migliore del paese) e le modifiche fatte all'arredamento della casa degli Hamilton

Dal canto mio sono caduta in un silenzio tombale dopo essermi sforzata di salutare in modo molto generalizzato; dopo di che ho taciuto e non ho più aperto bocca se non per infilare pezzi di stufato e patate al forno

Per me non solo è difficile sedere allo stesso tavolo con mio padre e Kimberly, ma stare qui, in questa casa...è ben più doloroso di quanto mi aspettassi

Tutti a complimentarsi per l'eleganza dell'ambiente e ad apprezzare i nuovi tappeti persiani e il nuovo camino in pietra in salotto. Ma chi glielo spiega che dove ci sono ora i tappeti persiani nuovi, prima c'erano calzini e libri di Jackson sparsi ovunque? Chi glielo dice che al posto di quel camino c'era un mobile pieno di foto sue ma anche mie che ci rappresentavano in tutte le nostre fasi di vita? Come faccio a parlare quando hanno tolto la foto  del diploma e del ballo di fine anno che vedeva Jackson come mio accompagnatore?

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