First

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«È tutto?» - sbuffo sonoramente, ingoiando il groppo alla gola quando Mikael annuisce di fronte a me, senza staccarmi gli occhi di dosso in un modo talmente fastidioso che mi trattengo dall'urlargli contro di smetterla.

Mi guarda compiaciuto come se i sensi di colpa lo distruggessero, ma sappiamo entrambi che passeranno meno di cinque minuti che riprenderà a gestire gli affari della nostra azienda come se niente fosse.

«Channelle...» - lo sento aprire bocca appena faccio per voltargli le spalle e uscire dal suo ufficio, ma invece di alzare gli occhi al cielo fingo una faccia seria e alzo il mento nella sua direzione per farlo continuare.

«Non sei costretta a venire in azienda. Sai che puoi lavorare da casa. Basta che mi mandi i documenti via mail...» - inizia a dire, ma a questo punto non riesco a fare a meno di assumere una smorfia scocciata.

Giro i tacchi e mi allontano dalla sua scrivania a mento alto, lasciando la stanza, ma non prima di ammonirlo:

«Ci vediamo domani, Mikael.»

Lascio la porta di vetro chiudersi alle mie spalle senza dire altro, sforzando un sorriso quando vedo Joseph attraversare il corridoio.

Almeno lui non mi guarda come se gli facessi pena.

Per gli altri invece sono quella che  sta crescendo una figlia tutta sola. Quella che... È stata lasciata sola. Per l'ennesima volta.

Stringo la borsa tra le dita e getto la testa indietro appena metto piede in ascensore, prendendo un forte respiro per controllare la rabbia appena un gruppo di colleghi lascia la scatola metallica, ma non senza prima di lanciarmi strane occhiate di conforto.

Qualcuno addirittura mi vede come un'eroina, quella che ha salvato l'azienda da un eventuale fallimento.

Al solo pensiero mi stringo nel mio cappotto pesante e mi faccio piccola, come se così potessi diventare invisibile e sparire da questo posto, senza sentirmi costretta a vedere le facce dei miei colleghi, uno più contento dell'altro.

Ogni giorno l'azienda sembra fare passi da gigante, soprattutto grazie alle sfilate che finiscono sempre sui profili delle Kardashians o di Tyara.

È passato un mese da quando i soci hanno dato il loro contributo, ma continuiamo ad essere al centro dell'attenzione su tutte le riviste della Cosmopolitan. E se avessimo saputo che il segreto per far rivivere l'azienda sarebbe stato far camminare su una passerella due modelle, ci avremmo pensato prima.

Tutto è come doveva essere.

L'azienda in venti giorni ha saldato il debito con i soci che non spero di rivedere più in vita mia, non dopo l'ultimo incontro e quello che hanno visto.

Kate e Alison sono tornate a Miami e mi chiamano ogni giorno, come se volessero farmi capire che loro ci sono e ci saranno sempre, anche se non sempre apro le loro chiamate.

Passo la lingua tra le labbra appena il freddo gelido di New York mi colpisce in pieno viso, mentre il naso inizia a pizzicare per il fastidioso vento.

Sembra quasi che sia sul punto di nevicare, date le nuvole bianchissime, ma non mi dispiacerebbe che l'azienda chiudesse per un po'.
Almeno avrei una buona giustificazione per rimanere a casa e sgozzarmi di cibo spazzatura sotto le coperte, davanti a una serie Netflix, con mia figlia affianco.

Katty è l'unica che riesce a confortarmi davvero. Lei e i suoi occhioni neri, che non vedo l'ora di rivedere dopo l'ennesima giornata deprimente che ho dovuto sopportare anche oggi.

Un piccolo starnuto scappa dal mio naso appena lascio la macchina nel parcheggio davanti al mio palazzo, infilando le mani nelle tasche del cappotto gigantesco, anche se il freddo è così forte che le mie mani restano gelide, mentre mi avvio a passo lento verso l'edificio di fronte a me.

EX 4 || || Ema OQU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora