Twentieth

1.5K 112 11
                                    

Mi tremano così tanto le gambe che mi sembra di essere sul punto di svenire.

Non è la prima volta che provo questa sensazione, anche se l'idea che questa possa essere l'ultima volta che vengo in tribunale mi conforta.

Se la prima volta che ho messo piede qui dentro mi sono sentita male, oggi mi sento così confusa e pensierata che senza nemmeno rendermene conto mi ritrovo davanti allo stesso portone grigio, quasi metallico, ormai famigliare.

Le mie gambe di gelatina seguono Maddie in modo automatico e senza che io sia in grado di controllarle, mentre mia sorella si muove a testa alta e lo sguardo sempre fisso davanti a se.

Non so se ho fatto bene a raccontarle tutto, ma se non lo avessi fatto l'avrei fatta sentire come nostro padre ha fatto sentire me.

La sua reazione è stata del tutto diversa della mia, guardandomi con uno sguardo privo di emozione dall'inizio alla fine del mio discorso, e continua a mantenere la stessa espressione da una settimana, come se non le importasse di un padre appena entrato nelle nostre vite.

Non avrei mai pensato di dirlo ma non ho mai voluto così tanto somigliare a mia sorella, per la forza e il menefreghismo che ha oggi, nel muoversi piena di sé davanti a tutti i colleghi del tribunale, come una donna così realizzata che non ha bisogno di una figura paterna per dirle che è fiera di lei e degli obiettivi raggiunti.

Bocheggio l'aria e mi trattengo dal dirle di non aprire la porta, mentre porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e premo con forza le labbra increspate.

Tutto il mio corpo inizia a tremare e ringrazio mentalmente Kate per essersi offerta a tenere compagnia a mia figlia oggi, dato che le mie braccia non avrebbero avuto la forza di reggerla.
È la prima volta che lascio Katty con qualcuno che non sia Mark, e una parte di me si preoccupa di cosa starà facendo la piccola in questo momento.

Con il petto che fa sù e giù lentamente sposto gli occhi dalle spalle di Maddie ad Alison, poi di nuovo alla porta che si spalanca, al che il boato di rumori che provenivano dalla grande sala lascia posto a un silenzio tombale, interrotto dalla voce di Alison che poggia una mano sul mio braccio.

«Starò dietro di te. Coraggio.»-sussurra vicino alla mia spalla, per poi sorpassare Maddie e avviarsi verso la prima fila di sedie.

Mia sorella rimane ferma sul posto e si volta di scatto nella mia direzione, guardandomi con una faccia talmente seria e preoccupata che corrugo le sopracciglia e rizzo le orecchie per ascoltare qualunque cosa abbia da dirmi:

«Tutto quello che farò oggi... Ricordati che lo faccio per te.»

Le mie pupille si dilatano quando capisco che non è frutto della mia immaginazione, ma che Maddie si stia davvero mettendo nei panni della sorella maggiore, ma la lascio finire senza dire nulla:

«E per sistemare un'errore che ho fatto nei tuoi confronti in passato.»-

Il cuore smette di battere in mezzo al mio petto quando mia sorella si muove tra i banchi a passo decisivo, costringendomi a fare lo stesso, o amleno cercare di imitarla, alzando il mento in aria per mostrarmi il meno debole possibile, anche se le sue parole mi lasciano così turbata che se non fossi qui, ora, probabilmente ci rifletterei molto sopra.

I miei occhi si spostano tra le sedie distribuite nella grande sala, in cerca di un paio di occhi neri che in questo momento sono gli unici che possono darmi la rabbia e la grinta di portare avanti quest'udienza.

Serro le dita della mano in due pugni e la mia smorfia passa da spaesata a infuriata all'istante, fissando le sue spalle giganti da lontano, ma a differenza di Bartol e della moglie, non si degna di voltarsi nella mia direzione.

EX 4 || || Ema OQU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora