Fourth

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Clicco sul tasto 'invio' e tiro un sospiro di sollievo quando i documenti arrivano correttamente nella casella postale di Mikael.
Dopo un pomeriggio così impegnativo non vedevo l'ora di finire il mio dovere, nonostante il mio amico continui a insistere che devo prendermi un periodo di pausa.

E se non fosse per il fatto che sto gestendo una delle aziende più importanti di New York e per la voglia di distrarmi, lo farei volentieri.

«Poteva andare peggio.»-Kate e Alison continuano a parlare della decisione del giudice come se io non fossi qui, mentre Joseph si limita a fingere di non ascoltare nulla e prende il dossier dalle mie mani per accertarsi che la conta che ho fatto sia giusta, anche se non se ne intende di gestione finanziaria.

Lo lascio fare e lancio un'occhiata scocciata a Alison.

«Peggio del fatto che sarà costretta a vivere sotto il suo stesso tetto?» - Kate sembra leggermi nel pensiero, facendomi annuire alle sue parole, mentre sospiro rumorosamente quando ricordo a me stessa che ho solo poche ore di libertà prima di trasferirmi in quella villa.

Un mese.

Il cuore mi sale in gola e mi sembra di soffocare alla sola idea di come verrò torturata da quel bastardo e dalla sua famiglia, ma prima di perdermi per l'ennesima volta oggi nei miei pensieri, Alison alza le spalle e si rivolge nella mia direzione:

«Non sarà così male. Basta che lo eviti per trenta giorni. Non credo che rimarrà in casa tutto il giorno, anzi, probabilmente Sharon lo terrà lontana...» - raddrizzo le spalle alle sue parole, mentre la mia espressione passa da preoccupata a infastidita in un attimo.

Sharon.

Maledizione! Mi ero quasi dimenticata di lei e del fatto che l'avrò sempre tra i piedi!

Stringo le labbra in una linea dura senza distogliere gli occhi da quelli di Alison, chi interrompe la frase a metà quando capisce che non mi farà affatto piacere la presenza di quella donna in casa.

Quando il giudice ha dato il verdetto non sembrava arrabbiata del fatto che Katty sarebbe vissuta con loro, anzi, ha esultato di gioia come una pazza isterica, come se fosse sua figlia.

Al solo pensiero che sarebbe disposta a prendersi cura di lei mi vengono i brividi e afferro la lingua tra le dita con forza per non sclerare.
Al ricordo di come la sua faccia è passata da felice a perplessa in un batter d'occhio quando è stato detto che anch'io devo essere lì con Katty, una parte di me prova quasi piacere, ma poi ritorno alla realtà e penso a come verrò torturata in quella casa, circondata da gente che non vuole manco vedere la mia faccia.

«Che gioia.»-sussurro con un tono straziante, per poi potere una mano tra i capelli e gettare la testa indietro, lasciando la mia nuca poggiare sullo schienale del divano, come se mi potesse aiutare a dimenticare tutto e tutti, ma non passano cinque secondi che la voce di Kate riprende a tormentarmi:

«Pensa al lato positivo. Tra un mese sarai libera e questo incubo sarà finito. Non dovrai più avere il timore che ti porti o via tua figlia.»

Le sue parole mi tranquillizzano per un attimo, facendomi realizzare che di fatti ha ragione e che devo resistere per liberarmi di questo peso.

Sono sicura che Jason dimostrerà di essere un pessimo esempio per Katty, che non è capace di fare il padre, soprattutto se in compagnia di una donna come Sharon.

E se al giudice la mia testimonianza non dovesse bastare farò in modo di procurarmi dei fatti, proprio in quella casa.
Con l'aiuto di Joseph preparerò una cartella con tutto il necessario per dimostrare che quella villa non è un ambiente tossico in cui una bambina non può crescere, in una famiglia affamata di soldi, sesso e alcool. Sia padre che figlio, tranne il marito di mia sorella, che pare essere l'unico senza vizi in quella casa.

EX 4 || || Ema OQU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora