Fifth

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Sbatto più volte le palpebre mentre fisso il grande portone familiare di fronte a me, senza trovare il coraggio di guardarmi intorno, per la paura che i ricordi si facciano spazio nella mia testa.

Ricordi ti tutte le volte in cui siamo entrati di nascosto in questa casa tardi la sera, sperando che tutti gli altri dormissero per correre in camera sua e chiuderci dentro fino al mattino dopo.
Lui era spesso ubriaco e non voleva farsi vedere dai suoi in quello stato, mentre io ero troppo timida per salutare i suoi genitori quando tutto quello che pensavo in quel momento erano le sue labbra che mi avrebbero baciato dappertutto appena entrati nella sua stanza.
Avevo appena conosciuto Jason e già speravo in un futuro con quel ragazzo stronzo e dolce allo stesso tempo, illudendomi di essere quella ragazza ingenua per la quale sarebbe cambiato.

Non mi accorgo di aver trattenuto il respiro fino al momento in cui la maniglia di abbassa e la porta si spalanca all'improvviso, facendomi strizzare al petto Katty come se qualcuno fosse pronto a prendermela via, ma quando il viso dolce della madre di Jason appare di fronte a me, tiro un sospiro di sollievo.

Sapevo che questa donna sarebbe stata l'unica a non portarmi problemi in questa casa, ma non mi aspettavo che mi accogliesse con un gran sorriso come quello che mi rivolge in questo momento, anche se ogni tanto gli angoli delle sue labbra si piegano verso il basso per il disagio.

«Ti stavo aspettando.»-dice con un tono basso, come se cercasse di capire come mi sento, mentre fa un segno con la mano al dipendente al suo fianco per portarmi le valigie dentro casa.

Non l'ho salutata il giorno del processo al tribunale, ma a dire il vero non ho nemmeno fatto caso alla sua presenza alle spalle di Jason.
Ero troppo concentrata a pizzicarmi le mani sotto il banco e non avevo il coraggio di guardare in faccia chi meritava di sapere la verità.

«Entra, fa freddo.»-aggiunge subito dopo, facendomi capire di star tremando, anche se non per il freddo.
Devo ammettere che Miami a quest'ora di sera è peggio di New York, ma il disagio che provo ora mi riscalda al punto che le mie mani iniziano a sudare, ma al suo invito sforzo un'espressione amichevole e faccio un passo verso il soggiorno della grande villa.

Le mie gambe sembrano fatte di gelatina, ma mi rassereno quando vedo che il tavolo apparecchiato e già pronto è vuoto.

Non c'è nessuno con cui scontrarmi o che mi rivolga occhiatacce per ora, solo la mia ex suocera che fissa di nascosto sua nipote, quasi impazzisse dalla voglia di prenderla in braccio e cullarla.

Una parte di me si aspettava di essere accolta da tutta la famiglia, con tutti loro pronti a urlarmi contro per quello che ho combinato, anche se sanno meglio di me quanto ho sofferto per colpa di loro figlio, soprattutto questa donna.

Ma non mi sarei mai aspettata tutta questa gentilezza, anzi, imbarazzo da parte sua. Sembra che sia lei ad averla combinata grossa, o voglia scusarsi per non so cosa.

Scuoto la testa mentalmente e costringo me stessa a ritornare alla realtà e smettere di fissare la donna di fronte a me.

«Seguimi, ti faccio sistemare nella dua camera da letto.»-la sento schiarire la voce mentre si incammina verso le scale dalla parte opposta del grande salone, ma ancora una volta non trovo il coraggio di fiatare e mi limito a seguirla lentamente.

È una madre, e forse ha capito come mi sono sentita per colpa di Jason.
Ma sono sicura che è l'unica che non se la sia presa con me, o forse è troppo brava a nasconderlo.

Una parte di me si rilassa, convincendo mi stessa che sarà così anche con suo marito e che Jason continuerà a evitarmi per il resto dei giorni in cui sarò qui.

EX 4 || || Ema OQU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora