Eleventh

2.3K 148 22
                                    

Punto di vista di Jason

Digito l'indirizzo del ristorante sulla schermata del cellulare, per poi mandare il messaggio a Mark, di cui non so nemmeno come ho registrato il numero.

Premo le labbra increspate tra loro, poggiando i gomiti sul tavolo, mentre guardo di sottecchi Channelle.

Continua a tenere gli occhi lucidi fissi su di me, con una faccia così spaventata che mi sembra un cucciolo bastonato in questo momento.

Passo la lingua sul labbro inveriore senza distoglierle gli occhi di dosso, corrugando le sopracciglia quando mi accorgo che sta letteralmente tremando davanti a me in questo momento.

Cazzo.

La mia smorfia passa da indifferente a seria e mi affretto a spalancare le labbra per cercare di tranquillizzarla.

«Che ti prende?»

Avrei voluto essere più freddo con lei, ma la mia voce viene fuori quasi preoccupata, come se mi importasse davvero di sapere cos'ha in questo momento.

È rimasta zitta per tutto il tragitto in macchina, persa nei suoi pensieri, come adesso, mentre mi guarda con due occhi pieni di lacrime.

Porca puttana!

Avrei dovuto tenere la bocca chiusa e trascinarla in macchina senza dire niente.
Ma d'altra parte non credevo che Mark continuasse a nasconderle la verità.

Sospiro pesantemente, con una maledetta stretta al petto che mi porta ad allontanare gli occhi da lei, guardando questa volta fuori dalla finestra il mare burrascoso dall'altra parte della grande vetrata, mentre piove come se non ci fosse un domani.

«Non piangere.»- sussurro con voce graffiante.

Mi fa venire la nausea vederla in questo stato, soprattutto sapendo che è stata colpa mia, ma mi sorprende il fatto che non mi stia bombardando di domande.

Preferirei urlarle contro di starsi zitta, piuttosto che continuare a essere messo in soggezione da due cazzo di pupille chiare sofferenti.

«Tu sai qualcosa. Cosa volevi dire prima?»

Giro la testa velocemente nella sua direzione quando la sua tenera voce tremante arriva alle mie orecchie, così bassa che faccio fatica a capire quello che dice, ma lo leggo dalla sua faccia che cerca una risposta da parte mia.

È rimasta in silenzio finora solo perché aspettava che io parlassi e dicessi quello che suo padre le tiene nascosto, e una parte di me vorrebbe essere così menefreghista da dirle la verità... se non fosse che la verità la distruggerebbe.

E per quanto odi questa ragazzina, odierei più me stesso nel vederla star male per colpa mia.

«È la verità, Channelle.»-alzo le spalle con nonchalance, fingendo un'espressione serena, ma mi affretto a continuare a parlare quando vedo che le ciocche lunghe dei suoi capelli iniziano a tremare di nuovo:

«Mark ti sta così attaccato al culo che sembra tuo padre.»

Il suo broncio passa lentamente a una smorfia perplessa dopo un paio di secondi, mentre rimane imbambolata sul posto, cercando di assimilare le mie parole con le labbra increspate per la confusione.

Alzo un sopracciglio per farle intendere che non intendevo altro, anche se la parte più rincoglionita di me si sente fottutamente in colpa e allo stesso tempo incazzata con Mark.

Nel vederla rilassarsi riprendo a respirare normalmente, spostando gli occhi dai suoi capelli a mia figlia stretta tra le sue braccia.

Non riesco a capire chi delle due sembra più indifesa ora, ma l'idea che entrambe sono ridotte così per colpa mia mi toglie il fiato.
Mi sento soffocare al pensiero che ritornino a vivere lontano da me, o meglio, che mia figlia ritorni a vivere lontano da me.

EX 4 || || Ema OQU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora