Fifteenth

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Faccio avanti e indietro davanti alla porta di quella che ora è diventata la mia camera da letto, maledicendo me stessa mentalmente, ma non per quello che ho fatto.
Avrei dovuto combattere con tutta me stessa per non presentarmi in questa casa. È da quando ho messo piede qui dentro che sono consapevole del fatto che loro faranno di tutto per farmi impazzire e dimostrare in tribunale che io sono una donna irresponsabile,  sicuramente non l'esempio migliore per una figlia.

Schiocco più volte la lingua al palato mentre cerco di mantenere la calma, anche se l'istinto di ascire da quella porta aperta che mi ritrovo davanti e ritornare da quella stronza mi ammazza dentro.

Questa volta non starei così in silenzio davanti alla sua sfacciataggine.

'Tranquilla, io e Jason la cresceremo beno.'

Mi fermo ai miei passi quando le sue parole riprendono a tormentarmi, mentre porto le mani ai capelli per la frustrazione e getto la testa indietro quando realizzo che davvero quei due pensano di potermi allontanare da mia foglia.

Serro la mascella al solo pensiero che Jason sia consapevole delle intenzioni di Sharon, anzi, inzio a pensare che quei due si siano messi d'accordo a farmi uscire di testa e usare il mio atteggiamento contro di me al prossimo incontro con il giudice.

Inspiro ed espiro rapidamente con il tentativo di calmarmi, ma i miei respiri diventano così irregolari mentre faccio mi muovo a caso nella camera, che non ci penso due volte prima di prendere il telefono in mano e diflgitare il nome di Joseph sullo schermo.

Mi fermo con il pollice in aria a due millimetri dal suo numero di telefono e a un passo dal chiamarlo per dirgli che voglio vederlo e dare un'opportunità a quel qualcosa che stavamo per diventare se Mark non mi avesse fatto il lavaggio del cervello.

Il mio petto fa su e giù per la rabbia e la confusione allo stesso tempo, cercando di capire cosa sia più giusto fare.

Per un attimo mi sono persino sentita in colpa per averlo baciato, dimenticando che Jason è da anni che entra nelle mutande di Sharon.

Stringo i denti con forza e annuisco con la testa, voltando le spalle alla porta di legno spalancata, per poi farmi coraggio e cliccare sulla schermata, portando immediatamente il telefono all'orecchio.

Le mie guance vanno in fiamme, questa volta non per l'imbarazzo di parlare a Joseph dopo il modo brusco in cui siamo stati interrotti, ma per la furia che scorre nelle mie vene.

Mi sento così presa in giro e incolpata ingiustamente che l'unica persona che  ho bisogno di sfogarmi con qualcuno.

E potrei benissimo chiamare Mark o le ragazze, ma so che nessuno di loro è tanto disprezzato da Jason quanto il mio 'amico'.

Ha detto che sapeva che tra me e Joseph non c'è mai stato nulla, ma voglio vedere cosa farà quando verrà a sapere che sono davvero andata avanti.

Con un altro uomo. Sotto lo stesso tetto, anzi sullo stesso letto.

Il mio battito cardiaco accelera all'impazzata al pensiero di come Jason mi ha voltato le spalle per andare da Sharon, come se tra lui e quella donna non ci  fosse solo sesso.

Come se lui tenesse a lei nello stesso modo in cui proteggeva me in passato, da chiunque provasse a farmi del male.

Mi ha guardata come se fossi una matta da tanere alla larga dalla sua donna per la paura che io possa farle del male.

In questo momento mi sento davvero fuori di testa, così pazza da essere disposta a usare Joseph per ricordare al mio ex di avermi persa e che non pendo dalle sue labbra.

EX 4 || || Ema OQU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora